MotoGP. La stagione 2018 dalla A alla Z

MotoGP. La stagione 2018 dalla A alla Z
Giovanni Zamagni
Ripercorriamo e analizziamo la stagione 2018 MotoGP in ordine... alfabetico. Uno spunto per riflettere su protagonisti e tematiche del campionato appena finito
17 dicembre 2018

A, COME APRILIA

Doveva essere la stagione della svolta, dopo un 2017 in crescendo, invece è stato un anno difficilissimo, senza nessuna soddisfazione. Sono mancati i piloti – Scott Redding, purtroppo, non ha portato alcun beneficio – sono mancati investimenti adeguati, è mancata una direzione precisa da seguire. Un anno orribile, che deve servire per non ripetere questi errori in futuro.

 

B, COME BAGNAIA/BEZZECCHI

Entrambi hanno lottato per il titolo: Pecco l’ha conquistato, Marco l’ha perso, entrambi al penultimo GP. Entrambi, al di là del risultato, hanno disputato una stagione da applausi: Bagnaia non aveva mai vinto in Moto2, ma quest’anno è salito 8 volte sul gradino più alto del podio: Bezzecchi, dopo una sola stagione di mondiale, oltretutto di grande difficoltà per la scarsa competitività della sua ex moto, ha tenuto testa a Jorge Martín. Entrambi da applausi.

 

C, COME CONTRATTI

Prima dell’inizio del campionato avevano già firmato per il biennio 2019-2020: Maverick Viñales, Marc Márquez, Pecco Bagnaia, Valentino Rossi (e forse ne dimentico qualcuno). Poi, prima della fine di giugno, tutti i contratti per i prossimi due anni erano stati praticamente chiusi. Una fretta inconcepibile e, in qualche caso, deleteria: con un po’ più di calma, qualche decisione sarebbe stata sicuramente differente. E migliore.

 

D, COME DUCATI

Ancora meglio del 2017, perché ha vinto 7 GP contro 6, oltretutto con due piloti differenti (Dovizioso e Lorenzo) riuscendo ad essere competitiva anche su piste dove in passato aveva sempre faticato. Richiede sempre una guida un po’ particolare, ma nel complesso è una gran moto. Secondo me notevole quanto fatto a Borgo Panigale per mettere a suo agio Lorenzo, anche dopo il divorzio.

 

E, COME ELETTRICA

Il 2018 è stato l’anno zero della moto elettrica: se n'è cominciato a parlare sempre più insistentemente, fino all’annuncio della nascita del nuovo campionato. In ogni GP, dopo il warm up, abbiamo visto esibirsi sulla moto elettrica campioni come Mick Doohan, Max Biaggi, Jorge Martinez: all’inizio sembrava qualcosa fuori dal mondo, poi, poco alla volta, ha attirato sempre più interesse e curiosità. Il futuro è già qui.

 

F, COME FENATI

Purtroppo si è parlato più di Romano Fenati che di qualsiasi altro pilota, campioni del mondo compresi. Fenati ha sbagliato e ha pagato, ma troppo duramente: personalmente trovo inconcepibile la gogna mediatica - e non solo - al quale è stato sottoposto per mesi dopo il brutto episodio di Misano. Colpa, secondo me, anche di una sanzione troppo morbida all’origine: una penalizzazione più severa sarebbe stata più utile al pilota, e avrebbe impedito a migliaia e migliaia di persone di giudicare un ragazzo e un gesto di cui non sanno assolutamente nulla.

 

G, COME GOMME

Gomme, gomme, gomme: ancora una volta sono state protagoniste. Trovo inconcepibile il monogomma in un campionato del mondo, ma se proprio monogomma dev’essere – piaccia o no, ormai è così in tutti i campionati del motorsport – almeno che abbia pochissima influenza sulle gare e sul campionato. Invece si parla (quasi) più di Michelin che di piloti e moto: per me è una noia mortale.

 

H, COME HONDA

Si può discutere se la RC213V sia stata o meno la migliore moto del 2018, ma è indubbio che la HRC continui a dare una sensazione di potenza tecnologica quasi inavvicinabile per i rivali, Ducati compresa. Poi, per fortuna, a volte sbagliano, ma negli ultimi anni è successo molto raramente, e solo sui dettagli.

 

I, COME IPPOLITO

Vito Ippolito lascia la presidenza della FIM, Federazione Internazionale Motociclistica: due mandati durante i quali Ippolito, persona per bene e rispettabile, ha sempre dato la sensazione di essere totalmente succube della Dorna. Va bene aver venduto il campionato alla società spagnola, ma la FIM dovrebbe avere ancora un ruolo sportivo importante. Purtroppo, non è così.

 

K, COME KTM

Come per l’Aprilia, ci si aspettava molto di più, ma lo sviluppo ha proceduto a rilento, anche a causa dei tanti infortuni dei suoi piloti. Alla KTM hanno tanti soldi, ma in MotoGP i soldi non bastano: bisogna saperli spendere bene e ci vuole esperienza, che non si compra al supermercato.

 

L, COME LORENZO

Jorge Lorenzo fa sempre discutere, nel bene e nel male: dopo Le Mans sembrava incapace di guidare la Ducati, ed era senza moto per il 2019 – a proposito, lo ha detto lui stesso nel suo discorso di addio alla Ducati: non è una mia supposizione, ma un dato di fatto -, poi, in due settimane, è salito sul gradino più alto del podio al Mugello e ha firmato il contratto biennale con la HRC. Solo per il fatto di andare a sfidare il più forte di tutti di questi ultimi anni a casa sua, con la stessa moto, merita ammirazione.

 

M, COME MÁRQUEZ/MARTÍN

Due campioni del mondo, due piloti velocissimi e capaci di imprese non facilmente ripetibili. Marc Márquez è il presente della MotoGP, Jorge Martín lo potrebbe diventare secondo molti tecnici del paddock. Rimanendo al 2018: due grandi campioni.

 

N, COME NETWORK

Il “network” in senso lato – quindi: internet, social, facebook, instagram, twitter, eccetera eccetera – è sempre più presente anche in MotoGP, tanto che, a volte, piloti, tecnici e team manager dicono cose più stimolanti attraverso il “network”. Un mondo in continua evoluzione: chi gestisce la MotoGP ci ha messo un po’ a capirlo, ma adesso si è adeguato. Il dibattito se sia un bene o un male è aperto.

 

O, COME ÖNCÜ

Can Öncü è diventato un eroe nazionale: vincendo al debutto in Moto3, il giovanissimo pilota turco è diventato un idolo in patriao, e lo sarà a lungo. La sua impresa è, secondo me, la più grande dell’era moderna, ancora più incredibile del successo di Troy Bayliss nel 2006 con la Ducati MotoGP, guarda caso sempre a Valencia…

P, COME PIATTAFORMA INERZIALE

Questo infernale aggeggio che legge tutti i parametri della moto in ogni circostanza, in ogni metro della pista, è, secondo alcuni, il vero punto di forza di Honda e Ducati, quello che ha permesso loro di fare la differenza negli ultimi due anni, anche in modo poco chiaro e al limite del regolamento. Dal 2019 sarà unico, come tutto il resto della gestione elettronica: vedremo se cambierà qualcosa.

 

Q, COME QUALIFICHE

Le qualifiche della MotoGP sono state spesso entusiasmanti, con tanta adrenalina, incertezza e con i piloti che, in alcune situazioni hanno potuto far vedere tutte le proprie qualità. Le qualifiche della Moto3, invece, sono state spesso avvilenti, con un serpentone di piloti lungo la pista lenti come mototuristi sul passo dello Stelvio. Dall’anno prossimo però si cambierà, e anche Moto3 e Moto2 avranno la formula della Q1 e della Q2: speriamo serva a qualcosa.

 

 

R, COME ROSSI

C’è chi lo adora (la maggior parte) e chi lo odia (una minoranza): in ogni caso, che piaccia o no, Valentino Rossi rimane la stella del pianeta MotoGP. Il suo carisma è indiscutibile, e con la VRAcademy – è bene ribadire che gli ultimi due campioni del mondo della Moto2, Morbidelli e Bagnaia, vengono dalla sua scuola – continua a fare grandi cose per il motociclismo. E’ unico e irripetibile.

 

S, COME SUZUKI

La “Cenerentola” delle Case giapponesi ha disputato una stagione di altissimo livello, forse oltre le aspettative. E’ mancata solo la vittoria, ma forse più per “colpa” (tra virgolette, sia ben chiaro) dei piloti che della moto, competitiva anche su piste molto differenti. E’ la dimostrazione che con l’esperienza e una gestione competente si può fare bene anche se le risorse a disposizione non sono tantissime.

 

T, COME TERMAS DE RIO HONDO

In una sola gara, il GP d’Argentina, sono emerse un sacco di peculiarità della MotoGP: approssimazione di fronte a un evento straordinario; incapacità di prendere una decisione scomoda quando di mezzo ci sono i grandi della MotoGP (Márquez, Rossi…); delirio di onnipotenza da parte di Marquez, che crede di poter fare quello che vuole; dimostrazione di superiorità in pista da parte dello stesso Márquez, nettamente più veloce di tutti gli altri; mancanza di una linea precisa da parte di chi comanda. Tutto questo in un solo GP.

 

U, COME UMILTA’

Ce l’hanno tutti i grandissimi campioni. Ce l’ha, per esempio, Valentino Rossi, che nonostante tutto quello che ha vinto, passa ore e ore a studiare dati, anche quelli dei suoi avversari, anche di piloti che non hanno mai vinto nulla (come con Folger, per capire come avesse fatto ad andare così forte in Germania nel 2017 con la M1). Ce l’ha, per esempio, Marc Márquez, nonostante sia il pilota che in sei anni di MotoGP ha conquistato cinque titoli. Una dote, che, purtroppo, non hanno tanti ragazzini della Moto3, che al primo buon risultato si sentono già arrivati.

 

Y, COME YAMAHA

E’ la grandissima sconfitta del 2018, e il successo di Maverick Viñales in Australia non basta certo per salvare la stagione. Ha toppato sotto tutti gli aspetti, prima di tutto tecnico, ma anche gestionale: il risultato è una crisi dalla quale non sarà facile uscire a breve.

 

Z, COME ZERO

Zero, come le vittorie di Valentino Rossi: dal 1996, anno del debutto nel motomondiale, a oggi era accaduto solo due volte (nel 2010 e nel 2011 con la Ducati) ed è la prima volta che Rossi non riesce a conquistare nemmeno una gara con la Yamaha.

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