MotoGP. Andrea Dovizioso: “Undaunted, imperterrito”

Giovanni Zamagni
Una lunga chiacchierata con Andrea su varie tematiche: come è cambiata la vita; fare i compiti con la figlia; pensieri sul ritiro; la condizione fisico/psicologica di un atleta in questo periodo; la sofferenza in MotoGP; il docufilm “Undaunted”; Valentino Rossi; Marc Marquez. 30 minuti tutti da vedere (al di là di qualche problema tecnico, ma l’audio è perfetto…)
4 aprile 2020

Oggi, con Skype, vi porto a casa di Andrea Dovizioso. Una chiacchierata con varie tematiche: come è cambiata la vita; fare i compiti con la figlia; pensieri sul ritiro; la condizione fisico/psicologica di un atleta in questo periodo; la sofferenza in MotoGP; il docufilm “Undaunted”; Valentino Rossi; Marc Marquez. 30 minuti tutti da vedere (al di là di qualche problema tecnico, ma l’audio è perfetto…).

“A Forlì la situazione non è disastrosa come in altre città. Purtroppo te ne rendo conto della gravità del virus quando hai a che fare con i familiare. Cerco di informarmi, anche se i telegiornali spesso ti fanno vedere quello che vogliono: guardo più cose possibili. Purtroppo, soprattutto sui telefonini, ti arriva ogni tipo di notizia”.

QUALCOSA DI POSITIVO?
“Hai più tempo, puoi ragionare su certe situazioni: di positivo c’è il tempo che normalmente non hai per sistemare alcune cose. Adesso, con me c’è anche mia figlia: è bello, perché normalmente è tutto frenetico, a volte stiamo fuori casa per intere settimane. E’ stato bello vedere la voglia che ha avuto di tornare a casa mia, di voler fare i compiti con me. E’ molto complicato aiutarla: per me non è facile. Fortunatamente Alessandra (la sua fidanzata, NDA) la capisce più di me. Provi ad aiutarla con un metodo che magari non è quello giusto… Vedi le difficoltà che hanno, li capisci di più. Provo a far passare un po’ di tempo prima di diventare severo…”.

COSA TI MANCA, AL DI LA’ DELLE CORSE?
“Mi manca la mia “routine” a casa, l’allenamento, il recupero dopo una giornata di cross. Le giornate sono sempre molto piene, vai a letto che sei devastato, ma è una stanchezza positiva. Il motocross mi fa “scaricare”, ti fa passare il “pre” allenamento in modo positivo, ti senti “vivo”, io vivo di queste sensazioni. Questo mi pesa”.

IL RITIRO
“La maggior parte dei piloti che si ritirano, al di là della vita da privilegiato, è perché dietro c’è un grande stress. Questo stop anomalo ti fa provare delle sensazioni simili a quando ti ritirerai e condizionerà le decisioni future: può farti capire che facevi una cosa bellissima, che non farai più, o ti fa vivere ancora meglio cose che quando fai il pilota non puoi fare. In questo momento della mia carriera, continuare dipende da tanti fattori, anche che effetto avrà questa situazione sotto tanti aspetti”.
 

PIU’ DURA FISICAMENTE O PSICOLOGICAMENTE?
“Non lo so. Non siamo abituati ad avere uno stop così lungo. Fisicamente sarà difficile per tutti, perché non puoi essere preparato per guidare una MotoGP quando ripartiremo. Chi si saprà gestire farà la differenza. Ma anche mentalmente non sarà facile”.

TAGLIO STIPENDIO
“Non lo so: dipenderà quando inizieremo a correre e quante gare faremo. Se si farà un numero accettabile, diciamo dieci, non cambierà molto. I contratti nelle moto sono differenti rispetto a quelli del calcio: bisognerà vedere quanto sarà grande questo danno e come la Dorna gestirà la situazione”.

IL DOCU-FILM
“Abbiamo deciso di fare un documentario invece di una serie a puntate. Sono contentissimo di come è andata, è venuta molto bene: abbiamo ancora tanto materiale. Mi spiace un po’ non aver potuto fare vedere tutto: non sono uno che si nasconde. Sono rimasto sorpreso di essermi aperto così, per merito di Paolo Novelli (il regista, NDA): era uno di noi, non uno che faceva un documentario”.

LA SOFFERENZA
“Perché uno che ha vinto 4 supercross americani si ritira? Non è possibile, dici: è un matto. Ma c’è sempre un motivo: è tutto talmente estremo e spinto che fai fatica a godere di tutti i lati positivi. Ma se tu fossi più rilassato e sereno non faresti certi risultati, devi continuamente adattarti a un sacco di novità. C’è talmente tanta intensità che non ti puoi godere completamente l’essere un pilota di MotoGP. E’ normale, perché siamo al massimo livello”.

ROSSI COME UNA ROCK STAR
“E’ l’unico che ha potuto divertirsi, perché era veramente superiore. Tutto è collegato alle vittorie, ma nella MotoGP di oggi nemmeno Marquez la vive così serenamente, anche se vince così tanto. Invece Valentino per un po’ di anni è stato superiore, si è potuto permettere di divertirsi. Valentino è stato ed è ancora come una Rock Star: ha voluto vivere e vive ancora adesso come una Rock Star. Tanto di cappello che sia riuscito a vincere così tanto vivendo in questo modo. Lui c’è riuscito perché è Valentino Rossi. Poi un po’ la paghi, ma continua a correre perché gli piace”.

RAPPORTI DURI NEL BOX
“E’ la realtà, anche perché il 2019 è stato l’anno più difficile dei tre nei quali abbiamo fatto secondo. C’è voluto un po’ perché tutti capissero come fosse la situazione reale: poi è emersa la realtà. Se andiamo a vedere certi commenti fatti nelle prime gare, sono quelli poi emersi durante la stagione. E’ pesante da gestire: ogni volta che vai in pista non basta mai, fai di tutto, ma prendi paga. Ma credo che in ogni squadra ci sia tanta tensione”.