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Luca Marini è pronto a tornare in pista al Sachsenring dopo il brutto incidente di Suzuka di fine maggio, quando era in Giappone per provare una Honda CBR per una sua eventuale partecipazione alla storica 8 Ore.
Ecco cosa ha detto ai giornalisti in sala stampa, nel giovedì tedesco.
Hai raccontato che è stato forse l'incidente più tosto piuttosto della della tua vita. Raccontaci come stai adesso...
"Ah, adesso decisamente meglio. E sicuramente si è stato un infortunio, un incidente molto grave, molto grande che però mi ha anche fatto capire diverse cose, porto a casa comunque delle esperienze positive, nonostante anche la parte brutta dell'incidente. Però mi piace prenderlo in modo positivo. Molta gente che non c'entra col mondo delle moto in questo periodo mi ha chiesto come facciamo noi piloti a ritornare in moto così presto. Me lo sono chiesto anch'io perché comunque viene molto naturale, è una cosa difficile, c'è anche un lavoro psicologico, mentale, con te stesso, ma siamo abituati a farlo da sempre, da quando siamo bambini, è sicuramente un qualcosa di di normale, siamo consapevoli, io sono consapevole che è uno sport dove rischi la tua vita ogni volta che scendi in pista. Però lo fai sempre con una grande passione, con una grande voglia, perché è ciò che ti trasmette più emozioni di ogni cosa che puoi fare nel nel mondo, no? Quindi è bello e sono molto contento di essere di nuovo qui e spero di riandare subito forte, anche se so che devo iniziare con con calma, con il dovuto rispetto per il mio corpo e cercare di capire un po' come mi sento, con la consapevolezza giusta per per fare tutto step by step, quando mi sento bene tornare a spingere veramente"
Secondo te è qualcosa che hai dentro o puoi anche trasmettere? Cioè qualcuno la può imparare questa cosa qua?
"Non lo so, non ne ho idea. Bisognerebbe che tutti noi piloti ci mettessimo in cerchio, quelli che hanno avuto quegli incidenti così grossi e cercassero di trasmettere agli altri la propria esperienza. Per quanto mi riguarda è stato tutto abbastanza normale, naturale. Cioè ogni giorno ho cercato di lavorare su ogni dettaglio e sul fare tutto quello che era nelle mie forze per ritornare prima possibile. Perché anche se all'inizio la situazione sembrava molto grave, io sentivo che invece si poteva tornare velocemente. Poi ovviamente ho fatto tutto seguendo il consiglio dei medici e dei vari professionisti che mi hanno visitato in tutti questi giorni"
Sul ritorno...
"Torno qui al Sachsenring che secondo me è il momento giusto, prima sarebbe stato affrettato, dopo secondo sarebbe stata un un'eccessiva sicurezza che già mi sento adesso di possedere, quindi penso che sia molto un processo naturale che abbiamo noi piloti, per come cresciamo da piccolini già in questo mondo"
Hai paura del primo giro?
"No, per niente, zero. Ho pensato molte volte alla paura, no ho pensato molto a questa emozione, ma non c'è mai stata in realtà"
Sull'incidente di Suzuka...
"Se ripenso alla botta più che la paura mi viene in mente il dolore, perché sicuramente è stato impressionante il dolore, impressionante, incredibile. Questa è una cosa che voglio condividere: mentre ero lì con l'anca di fuori e tutto acciaccato, cercavo di di smettere di urlare perché mi è venuto il flash nella testa di dire 'ma perché sto urlando?'. No, proviamo a smettere. Allora ho provato a trattenere, a smettere di urlare e mi rifaceva talmente male che avrei dovuto urlare, quindi sono stato tipo un'ora e mezza a lamentarmi così, a urlare tutto il tempo, perché era veramente impossibile da sopportare. Dopo, quando mi hanno dato gli antidolorifici, mi hanno addormentato per risistemare la gambaè stato tutto a posto"