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Uno come Giorgio Terruzzi staresti ad ascoltarlo per ore. Io ci sono stato per un'ora buona (con i tagli, 52 minuti). Gli ho fatto tante domande e abbiamo parlato di motorsport e del suo rapporto privilegiato con tre monumenti, ovvero Ayrton Senna, Micheal Schumacher e Valentino Rossi.
L'intervista la trovate sul canale Yt di Moto.it, ma viene trascritta anche qui, divisa in tre parti, questa è la prima. Buona lettura.
Perché fai il giornalista? Tu hai studiato Dams, sei appassionato d'arte...
"Perché mi piaceva scrivere fin da ragazzino. Poi sono sempre stato interessato al motorsport. Io sono cresciuto a Monza, per cui sin da bambino mi sono innamorato di Lorenzo Bandini che vedevo in bicicletta andare alla Scuderia Centrro Sud e che poi è morto così male. Questo tema della vita e della morte... perché fare il giornalista nei motori non è come farlo nel tennis, cioè c'è sempre quel tema lì, che a me interessa, perché ci interessa, no?, riguarda ciascuno di noi questa cosa, questa deliberata scelleratezza, chiamiamola come vogliamo, ma insomma di mettersi in gioco, di mettere in gioco la propria vita correndo, è sempre stata una cosa che mi ha affascinato da matti, per cui l'ipotesi di poter entrare in un mondo misteriosissimo, peraltro io mi sono sempre stato interessato agli uomini, alle persone, più che alle macchine o alle moto, perché l'umanità è straordinaria. Poi ho scoperto che Peter Collins, che è un'altra mia fissa, è morto il giorno in cui sono nato io, 3 agosto 1958. Questo qui che era un figo, sembrava Jeff Bridges, un po' adottato da Enzo Ferrari, che ha una storia romanticissima, struggente. Per cui da ragazzino mi sono intrippato subito con queste storie, in un tempo, fine anni '60, anni '70 in cui morivano in tanti, no? Insomma, ho cominciato presto e sono stato molto affascinato da questa cosa. L'idea di poter raccontare storie di questi qua mi ha mi ha tirato dentro da matti, no?"
La fortuna di fare questo mestiere è che puoi vedere delle cose incredibili, e questo è un privilegio, no?
"Altro che, avere a che fare con lo sport, che è un insegnamento della Madonna, viaggiare, insomma, è stato veramente un un privilegio che va onorato lavorando, studiando, leggendo, informando, migliorando, cercando di corrispondere chi incontri o le cose che vedi, che devi raccontare, con una senso di responsabilità rilevante, non con un ego rilevante. È un po' qui il punto, no?"
Tu sei stato testimone di eventi bellissimi e sei stato vicino ad almeno tre figure importantissime di questo sport che sono Senna, Schumacher e Valentino Rossi, no? Ti vorrei far vedere questo video (Senna che urla dentro al casco dopo aver vinto il GP del Brasile, ndr), poi ti chiedo cosa significa...
"Una gara epica, difficile, col cambio bloccato, ha vinto a San Paolo che era la sua città, davanti alla sua gente. Senna era molto legato al Brasile, ai brasiliani, ai brasiliani meno fortunati di lui. Insomma, c'è dentro una storia di appartenenza, di condivisione, insomma, tante cose in quell'urlo lì"
Tu dopo l'hai visto dopo quest'urlo, ci hai parlato?
"Sì, non tanto, non subito dopo perché era quasi era sfinito. Lui aveva sempre una ragione alta, no? Trovava una ragione alta nelle cose che stava facendo, no? Per cui era sempre interessante parlare con Senna, perché ti dava sempre una un po' di più, non si accontentava di una spiegazione, diciamo, consueta da calcio, da calciatore"
Senna, Prost, Mansell, Berger, tutti i piloti di quell'epoca lì facevano quel mestiere lì, però Senna era, metafisico, vedeva Dio mentre gli altri vedevano una professione, una passione, eccetera...
"Sì, o un divertimento, come Berger. Beh, ma l'umanità è così, no? Cioè, insomma, se andiamo al cinema in cinque, ognuno vede una storia sua, no?"
Sì, però mi chiedo come faceva lui a stare con questi essendo così, cioè tutto da un'altra parte...
"Beh, ma era una cosa più intima quella lì, sono cose che che riguardano l'individuo. Cioè, non è che tu hai la pretesa, se sei cattolico, di trasferire la tua fede parlando coi tuoi amici al bar o incontrando la gente con cui lavori. È una cosa che riguarda te. Poi lui non è che facesse tante comunelle, lui aveva un rapporto diverso con Gerard Berger, che era uno che ha capito tutto quando ha incontrato Senna, una persona molto intelligente, molto diversa da lui,
quindi si compensavano. Avevano due modalità diverse di fare quel mestiere lì, di stare al mondo, no? Berger ha capito subito che era dura sul fronte agonistico stargli davanti, mentre aveva dei vantaggi rispetto al modo di stare al mondo di Senna, no? Era una compensazione. Berger è una persona molto in gamba, tanto è vero che ha avuto lo stesso rapporto di complicità e di amicizia con Alesi, che è un altro personaggio diverso, no? Senna non è che avesse quella necessità di convertirti, aveva un rapporto intimo che lo spingeva, lo motivava con Dio, col quale era in rapporti molto stretti, al punto che lui diceva sempre che Dio gli dava ragione, che faceva un po' sorridere, però era talmente severo con se stesso che quando si presentava a Dio era a posto, no?"
Sto ridendo perché quando hai rammentato Berger mi è venuto in mente quella cosa che hai già raccontato, quello scherzo che lui gli fa una volta facendogli trovare delle le rane in camera...
"In camera. sì, ma la l'aneddotica sugli scherzi di Berger a Senna è nutrita"
Certo, certo, per la cronaca Berger organizza questo scherzo e fa trovare a Senna delle rane in camera, giusto?
"Sì. Senna scende e si arrabbia molto. Andò a protestare con Berger e dopo la sfuriata Berger disse ad Ayrton disse "Sì, ma il serpente l'hai trovato?", il genio, no? Il genio della della comicità, della battuta"
Con Prost che rapporto avevi?
"Più freddo, anche se molto rispettoso perché era un campionissimo Prost. Però insomma avevo proprio un debole per Senna. Mi interessava da matti per come si muoveva, per come guidava, ma soprattutto per la persona che mostrava di essere, per cui si è un po' di parte, no? Non dico nel lavoro, ma quando hai tempo libero la sera non chiami tutti, chiami quelli che ti sembrano più affini a te, no? E andavo a cercare più Senna. Sono stato anche a casa sua, perché il mio amico più caro della mia vita, proprio mio fratello, andò a vivere in Brasile nell'84. Ed è ancora là. Andai a trovarlo e lessi che Senna era tornato a casa per le vacanze di Natale, lo chiamai dicendo: "Non so se ti ricordi, ci siamo visti in pista", gli spiegai, e lui mi disse: "Vieni". Allora, andai a casa sua a San Paolo e da lì è nato un rapporto diverso rispetto ad altri. Poi ne leggo e ne sento di tutti i colori su Senna, ma non eravamo amici. Amicizia è una cosa che tu hai con quello con cui vai a bere la sera o sei cresciuto, no? Senna, uno così non l'ho più trovato, aveva una una profondità, una capacità introspettiva ammirevole, abbinata a una ferocia agonistica formidabile, no? Viveva in mezzo alle contraddizioni, come disse una persona molti anni fa: "Noi senza le nostre contraddizioni dove andiamo? Che cosa siamo?" Quindi una persona memorabile, uno che ha lasciato in giro qualche cosa, cioè qualche grano di umanità che ancora oggi determina un'attrazione, no? Anche in chi non l'ha mai visto correre"
Una domanda che ti volevo fare è questa: tu hai avuto a che fare con personaggi spettacolari che sono Senna, Schumacher, Valentino Rossi e qualche altro numero uno come Ronaldo e Baggio. Se tu lo potessi individuare, c'è qualcosa che accomuna tutti questi numeri uno?
"Quello che dicevamo prima, secondo me, la consapevolezza di essere privilegiato e quindi la dedizione al fare, al migliorarsi che li anima ogni giorno.
Cioè è questo che secondo me diventa prezioso per noi, per chiunque guardi, no? Perché se Schumacher, Senna o Valentino o anche altri, hanno una dose di talento così esondante, invece di sedersi, si fanno il mazzo tutti i giorni per migliorare. Puoi farlo anche tu nel tuo piccolo, no? Cioè non accontentarti, non sederti, visto che fai un mestiere che sognavi di fare, visto che sei in una condizione privilegiata. E allora ti tocca dedicarti, ti tocca considerare tutto quello che è successo come una fortuna da onorare, da ricambiare con l'impegno, anche per rispetto di chi non ce l'ha quella fortuna lì, no? Siamo circondati da persone che fanno una fatica diversa nel vivere e allora tu che ne fai un po' meno o comunque che sei più gratificato, devi prendere sul serio, molto sul serio, il compito che hai, la responsabilità che ti viene attribuita. È un problema che con queste grandi figure, grandi campioni, emerge molto chiaramente, quindi sfruttare al massimo il talento, il proprio talento, indagarlo, migliorare. Sì, non rinunciare riguarda tutti, ma insomma in certe posizioni ti viene anche un po' voglia qualche volta, no? Dai, puoi fare un po' meglio, ma non soltanto per te, per le persone che stanno attorno, per gli altri, soprattutto chi sta indietro. È una roba rugbistica, no? Passare la palla indietro. Ma è vero, no? Mio nonno diceva sempre: "Giorgino, cosa siamo qui a fare?" Siamo qui a badare agli altri, sennò il senso si perde un po'. Puoi anche guadagnare tanto, sì, ma chi se ne frega, non è quello il punto. Come dice il mio amico Gerard, il successo nella vita è andare a letto sereni la sera, cioè con quella convinzione di aver fatto il possibile, il meglio di te. Qualche volta non riesci, però devi aver presente che non ci sei riuscito"