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Nella scelta del tuo preferito c'è sempre qualcosa che riguarda te
Seconda parte dell'intervista fatta con Giorgio Terruzzi. Con il noto giornalista abbiamo parlato principalmente di motorsport e delle tre figure che lui è riuscito ad avvicinare, tre miti: Ayrton Senna, Valentino Rossi e Micheal Schumacher.
Il video integrale dell'intervista lo trovate qui sotto, mentre la prima parte trascritta, dedicata a Senna, è qui.
In questa seconda parte si è parlato molto di Valentino Rossi e di motomondiale, toccando anche l'attualità e la sfida Marquez-Bagnaia.
Nella trascrizione della terza parte si parlerà invece di Schumi.
Ecco la trascrizione della parte dedicata a Valentino.
Senna era in contatto con Dio, diceva di essere in contatto con Dio, nessuno lo ha mai provato, invece Valentino Rossi non è così spirituale, Valentino Rossi è il Dio dell'intrattenimento in un certo senso, oltre a essere un campione straordinario è la persona che più ti fa divertire. Qualsiasi cosa dice è interessante, è divertente...
"Sì, è una persona molto dotata, mentalmente presentissima sulle cose. È una persona che ha cambiato il rapporto tra uno sport e la platea, perché mia mamma, a cui non è mai fregato niente di moto mi dice "Ma come sta il Vale?" No?, come se fosse uno di famiglia. È successa la stessa cosa in un sacco di di case, no? Cioè io mi ricordo le domeniche di gare con Valentino in sciambola, i bar, i posti, i luoghi, non solo in Romagna, nei posti suoi, insomma era una festa. Questa cosa è un conforto, no?, ed è anche un un compendio alla solitudine che è la cifra di questo tempo. Cioè, regalare una un'avventura condivisa, gioiosa, che dura così tanto, con dentro così tanti colori, c'era l'agonismo, c'era il divertimento, c'era la goliardia, c'era il sorriso, cioè... gratitudine, come no? Bravo, no? Son pochi quelli così. E quando succede regali un tempo, un'esperienza comune, memorabile, no? Tutti quelli della mia generazione, ma anche di altre generazioni, ricorderanno per sempre la lunga stagione fortunata di Valentino, che è stata una lunga stagione fortunata per tanti amanti dello sport, per tante persone che attorno a questa avventura incontravano altri, condividevano con altri questa passione"
Un aneddoto...
"C'era un ragazzino nelle Marche, figlio di un mio amico, che andava al mare e appena iniziata la stagione metteva lo scotch con il 46 sulla schiena, poi lo levava dopo 10 giorni così restava abbronzato dappertutto tranne lì! Mia figlia è tornata adesso, era stata via per il mondo per un anno. Mi ha detto "Papà, ma ci sono motorini col 46 ovunque! In Nuova Zelanda, nelle Filippine, in Indonesia, in Thailandia". Mi ricordo che un giorno andando a Jerez in pista con Graziano in macchina, il papà di Vale, a un certo punto siamo stati circondati da sei o sette moto tutti col casco replica di Vale. Era una situazione surreale perché sembravano tutti suoi figli. Non sai chi c'era sotto quel casco lì? Glielho detto, guarda questa scena qua... è come dire 'siamo un una tribù' veramente come all'inizio era il gruppo di Vale, una tribù che è sparsa nel mondo, capito? È come un un esperanto. Beh, insomma, complimenti vivissimi"
Come siete riusciti a fare quella meravigliosa intervista del 2004, quella nel camper?
"Ma guarda, quando eravamo a Mediaset e vedevamo gli ascolti delle moto crescenti, c'era un certo godimento. Dicevo sempre "Sì, ma il merito è di quello là, non è nostro". Lo stesso vale per questa intervista, no? Il merito è di Valentino e di Renzo Casalino, cameraman strepitoso, che fece questo lunghissimo piano sequenza partendo dal letto del suo camper, quindi spazi ridotti, arretrando, seguendolo, ma il merito è del Vale.
Sai, tu fai delle domande, poi sono le risposte, il modo in cui lui è il protagonista, non sei te, per cui il merito è di Vale. E di Renzo che fece una una ripresa meravigliosa. Sai, uno come Valentino ti rimanda la palla tutte le volte"
Cioè io mi ricordo le domeniche di gare con Valentino in sciambola, i bar, i posti, i luoghi, non solo in Romagna, nei posti suoi, insomma era una festa. Questa cosa è un conforto, no?
Ma come funzionava gliel'hai chiesto, facciamo un'intervista così?
"Beh, noi avevamo i diritti per il motomondiale, ogni anno si trattava di fare qualcosa di particolare, uno speciale, un DVD in quel caso lì, un qualcosa di particolare con Valentino, dal quale ottenevamo una bella disponibilità proprio perché era lavoro, ma c'era anche un interesse comune a promuovere il motomondiale, grazie a lui. Valentino era pressato da tutta la stampa del mondo, no? Per cui devi fare una pianificazione, lo facevamo anche con Schumacher, no? Ricordo che un giorno disse: "Non farmi domande il venerdì, che non ho niente da dire, devo ancora provare". E io: "Sì, però abbiamo i telegiornali che chiedono, dobbiamo trovare un modo". Lui capì e trovavamo una sorta di accordo per fare anche un po' di aria fritta. Una volta potevi fare queste cose qui, no? Poi Michael aveva una addetta stampa, Sabin, che era stata giornalista con cui ti intendevi all'inizio dell'anno, dicevi "Allora, mi piacerebbe fare 1, 2, 3, 4, 5 cose" e lei rispondeva: "No, questo no, questo sì e questo sì""
Tu una volta hai detto che lui sul casco ha il sole e la luna, ma questa luna, questa profondità non è svelata, ma non è meno importante del sole...
"Riguarda la sua vita più profonda, più protetta, più segreta, giustamente, no? Credo che sia fondamentale per una persona, per tutti quelli che hanno una esposizione rilevante, conservare un ambito di privato, veramente privato, che non andrebbe infranto, no? Valentino andava in bestia perché venivano fuori notizie di gossip, per esempio, su altre testate di Mediaset, no? E lui andava in bestia, ma era difficile spiegargli che non c'entravamo, perché i media eravamo noi, per lui. Poi in realtà bisogna spiegargli che non è che tu gestisci tutto, no? Però, ecco, lo capivo, capivo quanto fosse innervosito da certi eccessi. Pochi giorni fa ho incontrato per caso a una cena conviviale, un'attrice famosa che diceva: "Non sono fidanzata da molti mesi, ogni ogni due o tre settimane mi affibbiano una relazione con uno che non so neanche chi è", no? Cioè, ormai siamo dentro a una centrifuga paradossale. Poi i pezzi sono firmati da "Jack24", cioè siamo in un'aria fritta totale che viene
spacciata per buona, no?"
Ma Senna da quarantenne, cinquantenne, sessantenne, come te lo immaginavi?
"Beh, insomma, non lo so. Tu come ti immagini sessantenne? È dura dirlo, no? Magari incontri una ragazza domani che sta in Portogallo e parti per il Portogallo. Non so, però stiamo parlando di una persona molto intelligente, molto connessa al proprio tempo, molto connessa ai temi chiave del Brasile. Si sarebbe anche potuto occupare di temi sociali, era uno che aveva già cominciato a fare altro, no? Aveva messo in piedi una fondazione che non so quanti milioni di ragazzi ha assistito in Brasile. Cioè, in un paese che ha una serie di problemi molto rilevanti ancora oggi, no? Penso che a differenza di Piquét non avrebbe approvato uno come Bolsonaro, ecco, molto lontano da questa modalità qui, no? Perché il Brasile resta un paese razzista, bianco. Eh, insomma, è un tema complicato, però ecco, Senna, secondo me, per il proprio paese avrebbe potuto fare molte cose"
la questione Valentino-Marquez è un po' diversa, cioè non sono stati grandissimi duellanti loro, è stato un problema di generazione
Quando realizzasti il primo maggio 94 che Senna era morto?
"Quando me l'ha detto la dottoressa a fine giornata, prima avevo rimosso, ero convinto non si fosse fatto niente. Una rimozione affettiva, pazzesca, no? Perché sì, fatto niente, era un po' un po' eccessivo, però pensavo ne venisse fuori, era il capo. Poi avevano già pagato pegno quel weekend lì, non so come dire. Di solito c'è una sorta di... pensi che il conto è pagato, no? Quando succede un incidente uno dice "Vabbè, sì, è finita." E invece no, lì è successa tanta roba. È stato un bel crescendo, Barrichello con l'incidente spaventoso e non si fa niente. Ratzemberger, l'incidente prima del via, Alboreto, la ruota persa. È stato un weekend, non so, regia di Kubrick, no?"
E se tu dovessi dire i tuoi riferimenti, qualche nome come giornalista, a parte Beppe Viola che comunque hai detto essere come tuo padre...
"Tantissimi Egisto Corradi, lo leggevo da ragazzino che scriveva come inviato del Corriere, terza pagina del Corriere, Pasolini che scriveva sul Corriere, Mario Fossati che era un giornalista strepitoso di Repubblica, scriveva di ciclismo soprattutto, Gianoli che scriveva sulla Gazzetta, un sacco di scrittori, perché secondo me certi scrittori americani hanno cambiato il nostro lavoro, il nostro modo di scrivere, Truman Capote per primo, secondo me, Damon Runyan, Hemingway per certi versi, Chandler, Ammet, cioè l'uso della punteggiatura, della ritmica, la lunghezza delle frasi, insomma sono stati scrittori che hanno cambiato la scrittura, hanno modernizzato moltissimo... Soriano, la scrittura giornalistica. Erano dei giornalisti dentro la letteratura, questi qui più di tutti a me personalmente hanno influenzato. Non era un problema di copiare, è un problema di capire che la velocità dello sport richiede meno retorica e più ritmica. Anche perché nel frattempo tutti cominciavano a vedere tutto, cioè il giornalismo sportivo pretelevisivo era molto diverso dal giornalismo post televisione, figuriamoci adesso, no? Per cui la modalità di raccontare gli eventi allora era, come dire sdoganata dal fatto che lo vedevi solo te o quelli che erano lì. Poi invece no, tu devi sapere che questa cosa l'han vista in tanti, allora devi cambiare, devi trovare qualche altra modalità di narrativa applicata al tuo lavoro. E allora il fatto di avere dei riferimenti un po' più alti ti aiuta, no? Al di là dell'uso che ne fai, ti aiuta, no? Ancora adesso, leggere, secondo me, è il pane per chi fa il nostro mestiere, leggere cose diverse, anche alcuni giovani autori, trovi un modo di scrivere che ti può servire, che ti aiuta o che comunque ti apre un dubbio, ti innesca una curiosità, una sperimentazione, secondo me uno può cambiare anche a 90 anni. Quelli che dicono "Ah, io son fatto così, non cambierò mai". A me fanno un po' ridere, non è vero, dipende da te. Tu non cambi mai perché non vuoi cambiare"
L'incontro tra Valentino e Max Biaggi ci potrà essere quello con Marquez, no...
"Sono le persone cambiano, come ho detto poco fa. Adesso la vedo un po' dura, ma chi lo sa? C'è un problema di generazione forte, non di antagonismo. Io ho visto soprattutto grandi rivali pacificati a fine battaglia, no? Quindi non escludo niente, anche se la questione Valentino-Marquez è un po' diversa, cioè non sono stati grandissimi duellanti loro, è stato un problema di generazione. Secondo me il livore di Marquez era dovuto al fatto che avrebbe voluto occupare finalmente la scena. Invece Valentino è rimasto lì a occupare il suo posto per molto tempo con le tribune gialle, ma a parte questo, la rivalità, il dualismo è premiato alla fine da una sorta di gratitudine nell'altro, no?, che ti ha dato l'opportunità di tirar fuori il tuo meglio. Quindi spessissimo le grandi rivalità si chiudono con un incontro, con una pacificazione da Varzi a Nuvolari in avanti, no? Se litighi, vai contro, sei diverso, odi, poi però dici beh, insomma, e se non c'è quello lì, se non ci fosse stato, avrei magari vinto di più, ma da solo? Come un pirla, invece no, cioè è una ricchezza, no?"
Qual è per te la rivalità più bella da questo punto di vista?
"Barzi Nuvolari è stata una cosa che ha innescato la mia passione per le corse, i miei primi anni, l'ho studiata. Romanticissima Bartali-Coppi, altri due diversissimi, con due storie, eppure due umanità accostabili. Senna e Prost lo è stata. È stata una rivalità breve, ma straordinaria quella tra Schumacher e Senna, perché c'è stato un passaggio di testimone drammatico, ma immediato. Cioè, dopo Senna e Prost uno si ritira, uno muore, Schumacher, era già lì, con un altro stile, ma con un'altra, alta, qualità. Insomma, molte rivalità. Mazzola Rivera è stato un tema che ha mosso l'Italia per anni, che erano non solo Mazzola e Rivera, ma Milan e Inter, no? Inter e Milan. In un momento in cui il calcio ha avuto una funzione importantissima, in quegli anni lì, di integrazione, no? Penso una città come Milano avuta, no? Molto importante, no? Quindi con una sorta di anche di identificazione sociale negli schieramenti, insomma, molte moltissime. Le rivalità sono sempre interessanti, no? Perché nella rivalità tiri fuori qualcosa che riguarda te, no? Nella scelta del tuo preferito c'è sempre qualcosa che riguarda te, che lo butti dentro in quello lì, no? o lo butti dentro in opposizione a quello là e però quindi è una cosa che riguarda individualmente le persone, no? È bello"
E secondo te Bagnaia-Marquez com'è come rivalità?
"Non lo so, perché ancora una volta sono due persone lontanissime, mi pare, nel carattere, nei modi. Più sorprese da Bagnaia, secondo me, possono arrivare, perché è un antipersonaggio per certi versi, ma è una persona, è un campione autentico, secondo me. E poi è nostro. Insomma ci sono molti motivi per fare il tifo per Bagnaia, no? Ma lo dico al di là dell'italianità. È Ettore che combatte contro Achille, ma con l'ipotesi di non essere Ettore, di essere un altro Achille, cioè di essere molto meno battibile del previsto. Per cui fai il tifo per questo qua, no? anche perché di fatto ormai sembra un monomarca Ducat, fuori da questo ambito mi sembra che la situazione sia molto complicata per gli altri. Quindi per il bene del motomondiale spero che sia un grande dualismo"