La popolarità della F1 cresce, quella della MotoGP invece no. Perché?

La popolarità della F1 cresce, quella della MotoGP invece no. Perché?
Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
Sono tante le ragioni che stanno dietro al rilancio della F1 negli ultimi anni e la Dorna cerca ispirazioni. La discussa sprint race è una di quelle. Qui si analizza come la serie di Netflix sia arrivata per la F1 alla quarta edizione con eccellenti risultati, mentre per la MotoGP si è purtroppo interrotta dopo il primo anno
  • Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
15 settembre 2022

Di questi tempi si parla spesso di F1 nel confronto con la MotoGP: di là grande successo di pubblico e di ascolti tivù, di qua le difficoltà crescenti. L’ultima trovata di Dorna per ravvivare il fine settimana, la sprint race del sabato, viene da lì: la F1 è fonte di ispirazione perché negli ultimi anni ha saputo trasformarsi, e lo ha spiegato bene Stefano Domenicali, da due anni amministratore delegato della F1, intervistato da Bottero e Mancini su La Stampa alla vigilia del GP d’Italia a Monza.

Domenicali ha raccontato come la F1 sia cresciuta anche grazie alla sostenibilità, con l’ibridazione e le benzine sostenibili. “Usiamo i motori a combustioni più efficienti del mondo” ha detto. Sono state aperte nuove piattaforme social, ci si rivolge a un pubblico molto più vasto, si è cominciato a cambiare il format del fine settimana con le gare sprint.

Netflix - ha precisato infine Stefano Domenicali - ci ha permesso di approcciare un formato nuovo che continua a crescere”.

Dovesse ripetersi un finale come quello di domenica scorsa a Monza, con la safety car negli ultimi sei giri, l’ottimismo calerebbe. Però è vero: la serie “Drive to survive”, che svela il dietro le quinte del Mondiale delle vetture a ruote scoperte, è arrivata alla quarta edizione e ha avuto un ruolo importante nella rinascita della F1. Negli States, per esempio, la popolarità del campionato è salita moltissimo e lo share tv del 2022 è aumentato di oltre il 50 per cento.

Non che siano tutti favorevoli, nell’ambiente. Toto Wolf, per esempio, dice che odia vedersi lì dentro, non gli piace che la narrazione venga creata mettendo insieme scene che non sono accadute. “Tuttavia stiamo creando intrattenimento - ha concluso il team principal Mercedes - e questa è la nuova dimensione".

La nostra serie si è fermata: qualcuno ha sbagliato

Insomma, agli addetti ai lavori non piace fino in fondo, ma sono tutti d’accordo: la serie è stata ed è tuttora utile. E la nostra, di serie? “MotoGP unlimited”, prodotta da Mediapro Studio con la collaborazione di Dorna, in Italia è passata su Amazon Prime all’inizio di quest’anno come in tanti altri Paesi nel mondo: otto episodi da 50 minuti ciascuno sulla stagione precedente della MotoGP, dei quali a suo tempo abbiamo parlato. Ovviamente eravamo convinti che proseguisse, fu Zamagni a scoprire nei primi GP che non c’erano le troupe dell’anno prima. Perché si è fermato tutto?

Perché gli ascolti sono stati insoddisfacenti. Manel Arroyo, direttore generale di Dorna Sport, ha garantito che dal 2023 si riprenderà con le riprese, analizzando ciò che non ha funzionato e apportando le opportune correzioni, ma intanto il danno è fatto: saltare una stagione non farà bene alla serie né alla MotoGP.

Noi avevamo trovato “MotoGP unlimited” piuttosto buona: c’erano ottime cose, anche se in qualche caso gli addetti ai lavori potevano storcere il naso, e la nostra critica maggiore andava al tono della voce narrante, inadeguata. Ora sembra che il pubblico anglofono non abbia affatto gradito anche un’altra cosa importante: il doppiaggio dei piloti, che parlano in maggior parte spagnolo e italiano, era troppo impersonale e poco coinvolgente.

E poi, dulcis in fundo, in mezzo mondo la serie non è passata: non l’hanno potuta seguire in Giappone, in Australia e nei Paesi dove la passione è emergente come Indonesia e India. Questo è veramente clamoroso. Se si vuole copiare la F1, non si possono fare errori così madornali.      

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