Il GP di Assen visto da Franco Battaini

Il GP di Assen visto da Franco Battaini
Giovanni Zamagni
Franco Battaini ex pilota pluripremiato in 250 e oggi collaudatore della Ducati MotoGP ci racconta da bordo pista il GP di Assen | G. Zamagni, Assen
29 giugno 2010

Punti chiave


Franco Battaini, nato a Brescia il 22 luglio 1972, è stato un ottimo pilota della 250: per quattro anni ha conquistato il titolo di miglior pilota privato della categoria. Una qualifica tutt’altro che platonica, perché in quegli anni c’erano tanti validi protagonisti. Dall’anno scorso, Battaini è il nuovo collaudatore della Ducati MotoGP: è lui, questa settimana, il nostro esperto per valutare il GP d’Olanda.

Intanto Franco, cosa cambia tra fare il pilota e il collaudatore?
«E’ un ruolo molto importante, una grande emozione sviluppare la moto italiana per eccellenza. Devo riuscire a fare del mio meglio per dare il mezzo migliore a Stoner e Hayden: insomma,una bella responsabilità. Quando fai il collaudatore ti tieni di margine un po’ di decimi, perché devi entrare nel ruolo di capire cosa succede sulla moto. Se vai un po’ a istinto, come si fa ogni tanto in gara, è difficile trovare i problemi».

La Yamaha sta dominando con Lorenzo: quali sono le caratteristiche della M1?

«La Yamaha, nel complesso, nel guidato è la moto più equilibrata. Ho visto una Honda con tanti cavalli, ma più nervosa, mentre la Ducati è bella da vedere. Si muove un po’ anche la GP10, però è migliorata parecchio».


Si può dire che, nel comportamento, la Ducati è una via di mezzo tra Honda e Yamaha?
«Come comportamento magari sì: non è equilibrata come la Yamaha, ma se viene guidata in modo deciso, come fa Casey, si sopperisce a queste manchevolezze, mentre come potenza siamo sempre al massimo livello».


Da bordo pista hai scoperto qualcos’altro di interessante?

«Ci sono quei tre davanti che fanno un po’ la differenza e manca Rossi che sarebbe il quarto a riuscirci. In MotoGP sono in pochi, ma tutti molto bravi».
 

Spies dice: guido ancora un po’ troppo come facevo in SBK. Tu come lo vedi?
«A dir la verità, a vederlo sembra che venga da categorie più piccole: fa molta strada, stile 125, mentre in SBK sono molto più spigolosi. E’ molto rotondo, fa tanta strada, proprio come si fa con le 2T».


La Moto2 che impressione ti ha fatto?
«Io fino all’anno scorso correvo nel Campionato Italiano Supersport, che non andava più forte di questo. Ho fatto anche la wild card a Monza nel mondiale, e le SuperSport del mondiale vanno più forte di queste. Ma la Moto2, con telai dedicati, arriveranno a quei livelli. Devo dire, però, che rimpiango la 250: era una scuola di campioni incredibile».