ISDE 2016 Spagna. È subito Made in USA, con Redondi 1°

ISDE 2016 Spagna. È subito Made in USA, con Redondi 1°
Piero Batini
  • di Piero Batini
91ma edizione, e siamo a 103 anni. Si torna in Spagna, dove la Sei Giorni Internazionale di Enduro è stata nel 1970, 1985 e 2000. Niente rivincita, la Francia non si presenta a pretendere il sangue degli australiani. Un'Italia su cui scommettere
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
12 ottobre 2016

Los Arcos, 11 Ottobre. Dal 1903, anno della prima edizione in Inghilterra, la Sei Giorni Internazionale di Enduro ne ha fatta di strada. Non solo sotto il profilo sportivo, ma soprattutto, negli anni più recenti, come fenomeno dilagante di costume motociclistico. La Sei Giorni di oggi sfiora i 700 partecipanti, e non è un caso, perché riunisce Top, Pro e Star Riders, ma anche Amatori, appassionati e anche “occasionali” attratti da quello che è lo charme dell’evento unico, “irrinunciabile”, contagioso. È quello che ha fatto dell’originaria, massacrante maratona motociclistica l’attuale, modernissima, straordinaria Olimpiade dell’Enduro. Un evento al quale, oggi, non si può mancare, per vincere, per partecipare con un rinnovato senso patriottico alla sfida delle Nazioni, o semplicemente per esserci, anche una volta soltanto nella vita.

In Spagna arriva l’Australia uscita vincitrice, ma con un lungo ritardo di contenziosi, dalla Sei Giorni slovacca. Come ricorderete, i canguri furono i migliori, ma una questione di penalità e di squalifiche legate a un passaggio formalmente “critico” fece salire sul podio di Kosice i francesi. Solo alla fine dell’anno i giudici sportivi restituirono agli australiani la legittimità della doppia vittoria, Trofeo e Junior: le polemiche non sono mai scemate, e oggi la Francia non è presente a Los Arcos a pretendere il sangue degli avversari dell’altro capo del Mondo. Sicuramente la Sei Giorni è vissuta, in quel Paese, in un’atmosfera di grandi contrasti, basti pensare agli anni delle dispute tra gli ufficiali, i team e la federazione. Ma non è un caso isolato, anche i nostri “selezionatori” hanno avuto le loro gatte da pelare.

Balletti, Redondi e Soreca, i tre piloti del team Honda Redmoto alla Six Days
Balletti, Redondi e Soreca, i tre piloti del team Honda Redmoto alla Six Days

Comunque, la “potenza francese” è oggi in declino e non partecipa alla grande sfida dell’Enduro: niente “rivincita” in partenza, così come, per esempio, non vedremo Ryan Sipes, “fenomeno” americano del 2015, né Davide Guarneri, entrambi infortunati alla vigilia dell’evento. È un peccato, non fosse altro che per lo spettacolo, Ma i buoni motivi per rimanere incollati alla ISDE 2016 di Spagna non mancheranno di certo. Molti sono motivi tecnici, di passione, di tifo, altri legati alle altissime possibilità di colpi di scena. Intanto, la formazione italiana. A disposizione del Mister, Cristian Rossi: Oscar Balletti, Deny Philippaerts, che rileva il posto assegnato in origine a Davide Guarneri, Manuel Monni e Giacomo Redondi, impegnati nel Trofeo Mondiale. Matteo Cavallo, Matteo Pavoni e David Soreca, che compongono, invece, la Nazionale Junior.

Davide Soreca
Davide Soreca

I “temibili” sono ormai australiani e americani, negli azzurri di Rossi si può tornare ad avere fiducia, e il resto è questione di “bombe”. Alla Sei Giorni non è raro assistere all’esplosione di uno o più piloti, in senso buono galvanizzati dal ruolo e dalla responsabilità che sollecita una chiamata in nazionale, e allo “scoppio” di incidenti e di meccaniche che, specialmente con un regolamento così restrittivo, costano carissimo, in breve le chance di vittoria.

Si parla di “esplosioni”, ed ecco le prime del giorno 1. Appena partita, la Sei Giorni perde un pilota chiave, Jos Strang, caduto al secondo giro e ritirato con la sospetta frattura della caviglia destra; e l’Australia, di conseguenza, vede sfumare quasi ogni possibilità di difendere il titolo conquistato in Slovacchia. Bisognerebbe, a questo punto, che tutte le nazionali perdessero per strada un uomo, è già successo anche all’Austria, ma il resto delle “forze” è compatto. I francesi, in poltrona davanti al monitor, intanto, si fregano le mani.

Laia Sanz al parco chiuso
Laia Sanz al parco chiuso

L’altra esplosione è quella di Giacomo Redondi. L'ufficiale Honda Redmoto solleva di peso l’Italia e la lancia al secondo posto della generale, al termine dei primi trecento chilometri e delle prime sei prove speciali, ed è primo assoluto davanti agli americani Kailub Russel, già “esploso” l’anno scorso prima di “scoppiare” con il ritiro, e Taylor Robert, non a caso arruolato dalla squadra ufficiale KTM di Farioli per la stagione Mondiale appena conclusa.

La più “normale” delle conseguenze, dopo tanti anni di apprendistato e di sofferenze all’ombra del gotha dell’Enduro, è che oggi gli americani, i due di cui sopra affiancati dalla mente storica Thad Duval e da Michael Laine, sono primi davanti proprio agli italiani e, un po’ più staccati, agli inglesi oggi trascinati da Jamie McCanney.

La nazionale italiana nella festa pre-gara
La nazionale italiana nella festa pre-gara

Rispetto allo scorso anno, la “nostra” squadra del trofeo, sotto la guida di Rossi e spinta da Redondi, sta facendo faville ed è seconda, così come la squadra del Vaso, sospinta dalla giornata top di Soreca, che insegue la Svezia a una manciata di centesimi. Bisogna stare con i nostri, ora anche un piccolo contributo può essere rislutivo.

Avanti, che è ancora lunga! In bocca al lupo e stringete i denti.

Foto: FotoK/5Media

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