Matteo perse un braccio contro un guard-rail. Ora dovrà pagare 60.000 euro

Matteo perse un braccio contro un guard-rail. Ora dovrà pagare 60.000 euro
Maurizio Gissi
  • di Maurizio Gissi
Della storia di Matteo Baraldi vi avevamo raccontato poche settimane fa. E' uno dei fondatori della Onlus Di.Di. e, a seguito del suo incidente contro un guard rail, aveva avuto diritto a un indennizzo. L'appello ha però ribaltato tutto
  • Maurizio Gissi
  • di Maurizio Gissi
20 dicembre 2013

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Della storia di Matteo Baraldi vi avevamo raccontato poche settimane fa. E' uno dei fondatori della Onlus Di.Di., l'associazione che aiuta a mettere in sella, o a rimettere in sella, i disabili. Lui stesso ha la licenza FMI e corre in pista grazie a una protesi. E' anche e soprattutto grazie alla sua battaglia, tra tribunali e centri medici, che oggi è più facile ottenere la licenza sportiva.  E inoltre ha contribuito all'introduzione della patente A Speciale.

Matteo è senza il braccio destro dall'età di 22 anni, da quando, nel 1999, è caduto con la sua Cagiva Mito 125 e l'impatto contro un guard-rail l'ha menomato. Aveva fatto causa e in primo grado il giudice gli aveva dato ragione: quel guard rail deformato aveva avuto un ruolo fondamentale nel procurargli la grave menomazione.

Matteo se lo ricorda bene quel giorno: «Era il 6 novembre. Con la mia moto percorrevo la strada tra Sirmione e Pozzolengo. La mia velocità era ridotta, ma l'asfalto era rovinato. I trattori che abitualmente percorrono quella strada hanno lasciato un po' di terra sul fondo. E così io cado».
«Mi sono rialzato, la testa era stata protetta dal casco. Non sentivo niente: solo il battito del cuore. Poi mi sono inginocchiato, ho tentato di appoggiarmi con le braccia. In quel momento ho visto che non avevo più il braccio destro e che c'era un lago di sangue. Il primo a soccorrermi è stato un contadino: mi diceva che non mi ero fatto niente».

Aveva fatto causa al Comune di Pozzolengo e, assistito dall'avvocato Pierluigi Bianchi, aveva vinto in primo grado, tanto che gli era stato assegnato un indennizzo di un milione di euro.
Ora la sentenza della Corte d'Appello di Brescia, su ricorso del Comune, ribalta tutto: niente indennizzo e addirittura 60.000 euro di spese legali a suo carico. Oltre al danno, la beffa. Fra l'altro si tratta di una cifra molto alta che rischia di minare la stabilità economica della sua famiglia, Matteo ha due figlie ed è impiegato comunale a Sirmione. E meno male che il 50% dei proventi delle multe, anche quelle elevate dai Comuni, dovrebbe essere investito in sicurezza stradale.

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