Google: dopo le auto anche le moto senza pilota?

Edoardo Licciardello
  • di Edoardo Licciardello
Il successo della Driverless Car dell’azienda di Mountain View è solo il primo passo verso la mobilità completamente automatizzata. Con importanti risvolti sulle moto che guidiamo tutti i giorni
  • Edoardo Licciardello
  • di Edoardo Licciardello
19 agosto 2014

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Qui da noi sembra fantascienza, ma lo stato della California ha appena concesso a Google una patente speciale per i suoi veicoli senza pilota – nella fattispecie le Driverless Cars che il colosso di Mountain View ha recentemente perfezionato. Si tratta solo del primo passo, perché Google, nella persona di Ron Medford (responsabile della sicurezza del progetto Driverless) sta lavorando per estendere il progetto a veicoli come camion e motocicli, entrambi da impiegare per servizi logistici– immaginatevi quanto potrebbero velocizzarsi le consegne di merci sulle lunghe distanze con camion autonomi, ma anche nei centri urbani grazie all’agilità delle due ruote.

La tecnologia è ovviamente ancora tutta da sviluppare, anche se alcuni sviluppi sono già ad un impressionante livello di maturità come dimostra il video che vi proponiamo, relativo alla moto autostabilizzante del Team Blue impegnata nel concorso statunitense DARPA Robotics Challenge. Non è ipotesi peregrina immaginarsi un forte interesse di Google per questo progetto, che con le risorse dell’azienda americana potrebbe in futuro accelerare notevolmente il proprio sviluppo. Generando naturalmente – già lo sappiamo – preoccupazioni di ogni genere in merito alla sempre maggiore ingerenza dell’elettronica e dell’informatica nella nostra vita quotidiana, nonché alla sicurezza di sistemi del genere.

La cosa ha però interessanti risvolti in tema di sicurezza per le moto che ci piace tanto guidare. Come giustamente fa notare il Team Blue nel video, sviluppare un veicolo a due ruote autostabilizzante significa capire molto in profondità la dinamica di una moto, fino ad arrivare a prevedere quando si sta per cadere o comunque perdere il controllo del mezzo. In questo modo è possibile dotare la moto di sistemi di sicurezza passiva – airbag o comunque sistemi meccanici che ci tengano in equilibrio – ma anche attiva, sotto forma di operazioni correttive che impediscano scivolate o genericamente cadute dalla moto.

I nostalgici dei carburatori - categoria che comprende anche noi, almeno nello spirito - si mettano il cuore in pace: l’elettronica farà sempre più parte della guida delle due ruote. Togliendoci controllo, certo, ma salvando ossa e vite umane. E questo potrebbe essere un fattore chiave per tornare a rendere appetibili le due ruote in una società sempre più ossessionata dalla sicurezza e dalla riduzione di incidenti e morti sulle strade.