EICMA 2013: Kawasaki Z1000

EICMA 2013: Kawasaki Z1000
Edoardo Licciardello
  • di Edoardo Licciardello
La naked di Akashi si rinnova nella linea con diverse migliorie tecniche ereditate dalla versione SX per proporre una sostanza allo stato dell’arte
  • Edoardo Licciardello
  • di Edoardo Licciardello
5 novembre 2013

 Kawasaki la chiama filosofia Sugomi, e come sempre quando c’è di mezzo la lingua giapponese, una sola parola racchiude diversi concetti dei linguaggi occidentali. In questo caso i lemmi in oggetto sono “senza compromessi”, imponente, minacciosa e – passateci l’uso di un termine gergale per assenza di qualcosa di più appropriato – mitica, del tutto in linea con un modello che ripropone in chiave moderna gli stessi concetti espressi dalla prima Z1000. La filosofia Sugomi, di cui ad Akashi sono evidentemente molto orgogliosi, viene applicata alla nuova Z1000 sia in termini visivi che in quelli di feeling del motore e della ciclistica.

 

Che la Z1000 sia cambiata è evidente: basta uno sguardo alla linea per notare che i classici stilemi della naked sportiva Kawasaki – lo scarico (dotato di inediti fondelli) che fa il verso al quattro-in-quattro della già citata Z1000 del 1972, la linea sfuggente del codino, i volumi tutti carichi in zona motore/serbatoio per conferire più grinta e i tratti spigolosi in stile manga futuristico – sono rimasti. Il blocco fari anteriore però è completamente nuovo, con una foggia a testa d’insetto ultimamente di gran moda che racchiude inediti proiettori a LED (due abbaglianti e due anabbaglianti, che fanno il paio con il gruppo ottico posteriore) ed è sovrastato da un gruppo strumentazione/unghietta aerodinamica minimalista che fa tanto Alien. Piacerà sicuramente ai più giovani; noi, da parte nostra, ci rallegriamo dell’abbandono delle sovrastrutture sugli steli forcella che onestamente, oltre ad essere del tutto prive di senso, non donavano certo all’estetica del precedente modello.

 

Gli aggiornamenti seguono praticamente quanto visto sulla Z1000SX recentemente svelata e provata. Partendo dall’avantreno si notano le pinze Tokico monoblocco con montaggio radiale a pistoncini differenziati che lavorano gli ormai tradizionali – per Kawasaki – dischi a margherita qui in versione da 310mm. La forcella ora è una Showa Big Piston completamente regolabile, con l’idraulica che offre tarature separate per compressione ed estensione sui due steli, mentre al posteriore lavora un nuovo monoammortizzatore regolabile in precarico ed estensione collocato sopra il forcellone e più distante dagli scarichi. Nuova anche la posizione di guida definita dal manubrio tubolare in alluminio che porta il pilota ad osservare un’inedita strumentazione LCD. Naturalmente invariata, restando in tema, la dotazione elettronica che prevede ABS di ultima generazione e controllo di trazione su tre livelli.

 

Anche il motore è oggetto di profondi aggiornamenti che ne aumentano i valori di potenza e coppia (ipotizziamo con gli identici risultati della SX) oltre a rendere più pronta la risposta all’acceleratore. Obiettivi raggiunti grazie a nuovi assi a camme (modificati nei valori di durata ed alzata) armonizzati ad inedite tarature dell’elettronica, a raccordi di compensazione a sezione ovale fra i collettori di scarico nonché a cilindri interconnessi per ridurre le perdite per pompaggio e infine ad un airbox rivisto, con prese d'aria avanzate e un nuovo risuonatore a sedici fori. La Z1000 risulta quindi più pronta ai bassi regimi senza sacrificare la tradizionale cattiveria in alto sottolineata dalla colonna sonora di un ruggito all’aspirazione appositamente studiato - il già citato risuonatore riduce la rumorosità ai bassi regimi magnificando invece la grinta sopra i 6000.