Rossi: "Primo? Non conta niente. Ma conta"

Rossi: "Primo? Non conta niente. Ma conta"
Giovanni Zamagni
"Adesso faccio una foto alla classifica e l'appendo in camera... - scherza Valentino - E' stata una giornata positiva, soprattutto perché abbiamo fatto una modifica efficace sulla moto: non accadeva da anni!" | G. Zamagni
24 marzo 2013

Punti chiave

 

JEREZ – Non conta niente, ed è il primo a saperlo. Ma Valentino Rossi è anche il primo, giustamente, a essere più che soddisfatto.
«E’ stata una giornata molto positiva per noi: sono contento, felice. E’ ovvio, è solo un test: non è tanto importante, ma sappiamo anche che è sempre importante essere il più veloce di tutti».

 

In questa semplice frase, c’è tutto il significato di questo primo posto, che Rossi non assaporava sull’asciutto dalla trionfale vittoria in Malesia del 2010 e dalle prove libere sul bagnato dell’anno scorso a Silverstone: i test non danno punti, ma morale. E dopo gli ultimi test, dopo aver preso due secondi ieri sul bagnato, anche un colosso come Rossi aveva bisogno di un po’ di morale.
«E’ stata una giornata importante per noi, perché avevamo preparato una moto con un assetto modificato per adattarlo al mio stile. Ho iniziato con la moto con il set up di base, ma non mi trovavo; sono passato sull’altra M1 e sono migliorato tanto, in particolare in frenata e in entrata di curva. Questo mi ha permesso di essere subito veloce, ho tenuto un buon ritmo anche con le gomme usate, per poi migliorare quando ne ho montata una nuova. Così ho potuto essere rapido come Lorenzo, con una Yamaha che su questo tracciato è sicuramente competitiva, come dimostrano le tre M1 ai primi tre posti. Adesso dobbiamo continuare a lavorare su questa strada e domani proveremo il nuovo telaio, per cercare di essere ancora più efficaci in percorrenza curva e in stabilità. Comunque, è bello tornare primo: non mi ricordo se lo sono mai stato con la Ducati (in realtà sì, nelle prove libere sul bagnato del GP di Gran Bretagna, NDA). Adesso, come fanno i turisti quando vedono il colosseo, faccio una foto alla classifica dei tempi e l’appendo in camera».


Devi ancora lavorare sull’assetto?
«Solo piccole modifiche. Più che altro devo adattare il mio stile di guida alla M1: a volte, per esempio, uso troppo il freno posteriore. Qui, comunque, abbiamo fatto un buon passo in avanti: ho fatto 28 giri, quindi più della distanza della gara (27 giri, NDA), con la stessa gomma, riuscendo a girare con un buon ritmo».


Ad Austin si è vista una Yamaha in grande difficoltà, qui lo è sembrata la Honda: qual è la regola e quale l’eccezione?
«Né una né l’altra. Per sintetizzare, si può dire che la Yamaha si adatta meglio alle piste con velocità costante, con curvoni rapidi, cambi di direzioni e staccate, dove si è sempre piuttosto veloci a centro curva. Insomma, è più competitiva nei tracciati “vecchia maniera”, mentre soffriamo in quelli “nuovi”, con tornantini stretti e ripartenze da fermo. Credo che sarà una costante del campionato: a volte andrà meglio la Yamaha, altre la Honda. Bisognerà spingere al massimo nelle piste favorevoli e limitare i danni in quelle dove siamo in difficoltà».


Ma quanto conta essere primo?
«Dà gusto, è una soddisfazione, ma niente di più. Piuttosto sono contento, perché abbiamo avuto una idea per far andare meglio la moto e ha funzionato: non accadeva da tre anni!».


Qualcuno dice che andare piano faceva parte di una tua strategia…
«Macché, nessuna strategia: quella la puoi fare quando sei il più veloce, non quando prendi un secondo al giro».