Faccia a faccia con Valentino Rossi

Faccia a faccia con Valentino Rossi
Giovanni Zamagni
Soldi, donne, passione, infortuni, problemi e soddisfazioni. Tanti gli argomenti della nostra intervista affrontati con sincerità ed ironia dal 9 volte campione del mondo | G. Zamagni
14 settembre 2011

Punti chiave


Luoghi comuni e frasi fatte: tutti le usiamo quotidianamente. Dal classico: “Non ci sono più le stagioni di una volta”, a i “soldi non fanno la felicità” e così via, capita spesso di commentare un episodio con una affermazione banale o quanto meno superficiale. Succede ovviamente anche nello sport e nel motomondiale: ci siamo divertiti a commentare alcuni luoghi comuni con Valentino Rossi, in assoluto il pilota meno banale, in un'intervista realizzata prima del GP della Catalunya.


Allora Valentino sulla Ducati aveva ragione Melandri: solo Casey Stoner riesce a guidarla.
“Anche se avesse ragione, non lo direi mai! Sicuramente è una moto difficile, ma c’è la possibilità di metterla a posto e di farla diventare più facile e veloce. Quest’anno il problema più grande della Ducati è la Honda, che ha fatto una salto in avanti incredibile: potrebbe dominare per i prossimi 4-5 anni, come è successo in passato”.


Beati voi che girate il mondo!
“Quelli che stanno sempre seduti al bar te lo dicono sempre! Sicuramente siamo fortunati e, per come sono fatto, soffrirei a stare sempre a casa. Il nostro, comunque, è un lavoro a tutti gli effetti, anche difficile, con tanta pressione addosso: non andiamo in giro in vacanza e, soprattutto, non andiamo sempre in posto da sogno”.


Con tutti i soldi che guadagnano i calciatori non possono sbagliare un rigore, o un pilota una frenata.
“Questo è veramente un discorso stupido, dettato soprattutto dall’invidia, che non è del tutto fuori luogo, perché magari uno si fa un mazzo così per guadagnare 1500 euro e vede un calciatore o un pilota ricevere milioni di euro all’anno. Ma quando sei lì, non conta quanto guadagni: sia noi sia i calciatori facciamo delle cose difficili, anche speciali. Per i piloti, poi, c’è anche la componente rischio: ci pagano anche per quello”.


Se non avesse fatto il pilota, non avrebbe avuto tutte quelle ragazze.
“Questo è assolutamente vero! Alle donne piacciono molto i soldi e, soprattutto, il potere. Se uno è ricco e ha potere o è famoso, che è una forma di potere, piace alle donne. Comunque, per una bella ragazza è meglio andare con un pilota che con un riccone di 60 anni con la pancia…”


Quando c’erano le 500 2T, sì che c’era lo spettacolo.
“Sono d’accordo, ma c’era anche nei primi anni con le 1000. Il problema di adesso è che le Bridgestone vanno uguale, o comunque cambiano pochissimo, dal primo all’ultimo giro e hanno tanta aderenza in curva: un elemento negativo per lo spettacolo, così come la troppa elettronica, che ti permette di non stare attento a non derapare o a non impennare. E’ un aspetto piuttosto preoccupante, presto bisognerà fare un passo indietro. Io lo dico da un po’, ma mi viene detto “lo dice solo perché con l’elettronica non è capace”. Ma quando cambieranno qualcosa io potrò dire “l’avevo detto!” cinque o sei anni fa”.


Stoner va forte solo per l’elettronica.
“Si è cominciato a dirlo nel 2007, ma non è vero. La realtà è che Stoner è stato sottovalutato nelle categorie minori, perché, per vari motivi, ha vinto poco rispetto ad altri. Quando è arrivato alla Ducati ha dimostrato il suo talento: non va forte solo per l’elettronica”.


La passione è una cosa innata.
“Non sono tanto d’accordo, anche se è una frase bella filosoficamente. Ma se Graziano (il papà di Valentino, ndr) non avesse fatto il pilota e non mi avesse trasmesso la passione, forse avrei fatto qualcos’altro. Sarebbe interessante vedere se Graziano fosse stato un calciatore: magari avrei fatto il calciatore anch’io. Io mi sono appassionato alle moto, perché il Grazia mi portava nel paddock, mi metteva sulle moto quando avevo pochi anni”.


Non ci sono più i piloti di una volta.
“Sono d’accordo: la colpa è di qualche pilota che adesso “piange” troppo, mentre il nostro è sempre stato uno sport di contatto, cattivo, aggressivo. Ma anche adesso ci sono i piloti con le palle, che si danno la mano dopo una sportellata. Diciamo che è un po’ questione di carattere”.


Quando smetterà Rossi finirà anche il motomondiale.
“Non credo, perché il motomondiale c’era anche prima di Valentino. Il mio grande merito è stato quello di far appassionare un sacco di gente, che prima non seguiva le moto. Probabilmente se non ci sarà un altro al mio livello, le gare perderanno un po’ di spettatori, soprattutto in Italia, ma andrà avanti come prima”.


Dopo un grave incidente non torni più come quello di prima.
“Dipende da molti fattori: intanto se riesci a tornare fisicamente al 100%. Sicuramente un brutto incidente ti lascia qualcosa, ma se non hai problemi fisici puoi tornare forte come prima, ma se ti fai male e non riesci a tornare come prima allora è vero”.


A 32 anni non sei più quello di una volta, non guidi più come prima.
“Io credo che non sia vero. In questo momento sono in difficoltà non perché ho 32 anni, ma per altri motivi. I piloti giovani vanno forte, ma io mi sento ancora competitivo con loro”.


Si dice che sei bravo a “intortare” i giornalisti, a portarli dalla tua parte.
“I miei detrattori pensano che io recito una parte con i giornalisti, ma dal vero sono una testa di… Non è vero: con la gente che stimo io sono una persona simpatica e sono così come mi vedete. Naturalmente, quando parli con i giornalisti, uno con l’esperienza, impari ad “aggiustarla” per essere un pochino più politico, anche perché se no si scatenato mille polemiche. Ma con i giornalisti sono esattamente come sono dal vero”.


Valentino non dice mai niente per caso.
“Ma questo è negativo o positivo? Io credo di essere simpatico alla gente perché sono semplicemente come sono e questo piace, a parte naturalmente ai miei detrattori o a chi sto antipatico, o ad alcuni giornalisti che vogliono cercare il marcio da tutte le parti. La gente lo capisce e non è un caso se io arrivo a Barcellona o in qualsiasi altra parte del mondo e tutti fanno un gran tifo per me, anche se non sono spagnolo o di quella nazione. La gente le sente queste cose: quindi non è vero che non dico mai niente per caso”.

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