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Nel 2013 Stefano Manzi era uno dei ragazzini terribili che correvano nel CIV Moto3 e che intervistai a Misano. Aveva 14 anni ed il giorno dopo la mia intervista non venne in pista perché aveva l’esame di terza media.
Generazione di fenomeni, cantavano gli Stadio, e quella era davvero una covata di grandi talenti, tra i quali spiccava questo ragazzino magro e allampanato, nato a Santarcangelo di Romagna e cresciuto a pane e motori.
La sua carriera internazionale inizia nel 2012 nella Rookies Cup e dopo tre anni, 18 podi ed una vittoria, Stefano debutta nel mondiale Moto3 nel 2015. Resta nella classe minore per due anni senza brillare e poi nel 2017 passa in Moto2 con lo Sky Racing Team VR46, ma la musica non cambia. Nei suoi sei anni nella classe intermedia, il migliore dei quali è il 2019 quando termina al diciannovesimo posto del campionato, non sale mai sul podio e finalmente nel 2022 decide di cambiare paddock e passare alle derivate dalla serie, nella classe Supersport.
In pochi credono in lui, finito nel dimenticatoio e tornato alla ribalta solo per il fattaccio con Fenati che gli tira il freno in pieno rettilineo. Per fortuna il Team Triumph gli offre una possibilità e una Street Triple RS.
La vittoria in Gara1 a Portimao ed un totale di 5 podi gli bastano per attirare su di sé l’attenzione degli addetti ai lavori e soprattutto del prestigioso Team Ten Kate. Con la Yamaha della squadra olandese Stefano torna ad essere quel pilota velocissimo e talentuoso che avevamo visto anni prima nel CIV.
Nel 2023 è secondo dietro a Nicolò Bulega, un altro romagnolo che ha percorso più o meno il suo stesso cammino. Proprio come lui anche Bulega è passato da ragazzino prodigio a bidone a campione del mondo Supersport.
Nel 2024 Stefano se la deve vedere con Adrian Huertas e finalmente quest’anno, sfruttando il potenziale della nuova R9, si laurea campione del mondo. Un titolo strameritato in un campionato spettacolare e combattuto, probabilmente il più difficile tra quelli delle derivate.
Il prossimo anno debutterà in Superbike prendendo il posto di quel Dominque Aegeter che nell’intervista del 2013 lui stesso aveva indicato tra i suoi piloti preferiti. In realtà Stefano avrebbe (giustamente) dovuto salire di categoria nel 2024, ma la Yamaha gli chiese di restare ancora un anno in Supersport, per cercare di portare alla vittoria la nuova YZF R9 e lui lo ha fatto.
Quando mancano ancora due gare alla fine del campionato Manzi ha conquistato 10 vittorie, 18 podi e una pole position, ma soprattutto ha messo in cascina la bellezza di 425 punti, conquistando il titolo con un round di anticipo e piegando la resistenza di un altro pilota che stava per essere stritolato dalla Moto3 e dall’etichetta di ragazzino prodigio: Can Oncu.
Bravo Stefano, missione compiuta! E speriamo che questo titolo sia non solo un traguardo ma l’inizio di un nuovo avvincente (e vincente) capitolo della sua carriera