SBK. Melandri e Ducati, divorzio spinoso

SBK. Melandri e Ducati, divorzio spinoso
Carlo Baldi
Dopo il "licenziamento" di Ducati Melandri ha rilasciato dichiarazioni pungenti nei confronti della casa di Borgo Panigale
24 agosto 2018

Dopo il comunicato ufficiale di ieri, con il quale il team Aruba.it Racing Ducati ha comunicato di aver sostituito Marco Melandri con Alvaro Bautista (leggi l'articolo), la replica del pilota italiano non si è fatta attendere. Ai colleghi di Speedweek.com presenti a Portimao, Melandri ha manifestato il proprio disappunto per quanto accaduto lanciando accuse sia alla Ducati che ad Aruba, sponsor e proprietario del team.


Il ravennate ha dichiarato che nessuno dei due gli ha ancora comunicato ufficialmente, a voce o con una semplice e-mail, di averlo sostituito, dopo che invece in precedenza, gli era stato comunicato più volte come tutto facesse propendere per una sua riconferma e che le voci che circolavano e che gli venivano riportate riguardanti Bautista non fossero che semplici “mosse di mercato”, che avevano l’intento di tenere bassi gli ingaggi.


E proprio gli ingaggi sono un altro tasto dolente toccato da un deluso Melandri, che dichiara che nessuno gli ha mai chiesto quali fossero le sue richieste per il prossimo anno e che il suo ingaggio è stato di 150.000 euro in due anni, contro i 1, 3 milioni di euro di Chaz Davies. Difficile quindi per Melandri, ma non solo, comprendere i motivi del mancato rinnovo del suo contratto.

Indubbiamente sia Ducati che soprattutto Aruba non hanno tenuto un comportamento chiaro e corretto. Marco ha ragione quando dichiara che sino a poco tempo fa nessuno aveva manifestato l’intenzione di sostituirlo. In occasione del round di Misano, Stefano Cecconi – Amministratore delegato di Aruba.it e proprietario del team omonimo – ci aveva confermato come l’intenzione di Aruba fosse quella di confermare entrambi i piloti, in accordo ovviamente con Ducati.


Alla nostra precisa domanda se fosse soddisfatto del rendimento di Melandri, Cecconi affermò che lo riteneva un amico e che i problemi che lo avevano rallentato in questa stagione (i ben noti ondeggiamenti della Panigale, che spesso obbligavano il ravennate a chiudere il gas) non fossero certo da addebitarsi al pilota. Per quanto riguarda poi la V4, l’Amministratore delegato di Aruba.it, riteneva (il passato a questo punto è d’obbligo) che l’esperienza e le doti di guida di Melandri sarebbero state molto utili nello sviluppo della nuova Panigale.


Cosa è cambiato da inizio a Luglio ad ora? Come lo stesso Melandri afferma nel suo sfogo, non si è certo trattato di motivazioni di carattere economico, in quanto non solo nessuno lo ha mai contattato – così ha affermato il pilota italiano – per valutare le sue richieste, ma il suo ingaggio era di nove volte inferiore a quello di Davies. Inoltre difficilmente Bautista si accontenterà di un ingaggio inferiore a quello del ravennate.


Come sempre in molti hanno voluto vedere in questa vicenda la lunga mano di Dorna che, essendo spagnola come Bautista, lo avrebbe imposto sia alla Ducati che ad Aruba. Va bene accusare Dorna di qualsiasi nefandezza, come in molti fanno da tempo, ma in questo caso non vediamo proprio come e perché il promoter spagnolo avrebbe dovuto imporre Bautista alla Ducati e soprattutto ad uno sponsor come Aruba che, sino a prova contraria, porta soldi alla Ducati e di riflesso a tutta la Superbike, ed è quindi nella posizione di effettuare le proprie scelte come preferisce, senza certamente dover rendere conto a Dorna. Personalmente avrei potuto valutare possibile (ma improbabile) un intervento di Dorna per suggerire un pilota francese, tedesco a americano, nazioni scarsamente rappresentate in Superbike, ma non certo per uno spagnolo, una nazionalità di piloti che di certo non manca in nessun campionato.


La decisione di sostituire Melandri non mi sorprende più di tanto e non la ritengo motivata da motivi economici o da fantomatiche imposizioni, bensì dalla voglia di Ducati e di Aruba di allestire un team maggiormente competitivo. Melandri li accusa di aver remunerato Davies con cifre molto elevate, ma in quelle cifre sono compresi i premi e il gallese della Ducati di premi ne ha conquistati molti. In un confronto tra Melandri e Davies i numeri sono impietosi nei confronti dell’italiano. Le vittorie in gara sono state 9 contro 3, i podi 29 contro 19 ed i punti 681 contro 520. Davies ha chiuso lo scorso anno al secondo posto della classifica, posizione che occupa tuttora, mentre Melandri ha ottenuto il quarto posto al termine della passata stagione ed è ora in quinta posizione. I risultati dello scorso sono stati ritenuti positivi in quanto si trattava del rientro di Marco in Superbike e della sua prima stagione sulla Panigale. Ma quest’anno?


Dopo un fantastico inizio (doppietta a Phillip Island) il pilota italiano si è perso per strada ed ultimamente si era avvitato in un vortice negativo, prossimo alla rassegnazione. Nelle ultime dieci gare Melandri ha accumulato 78 punti contro i 149 di Chaz. Il problema degli ondeggiamenti della Panigale che lo avevano ostacolato ad inizio stagione sono stati risolti, ma i risultati sono addirittura peggiorati.

Emblematico il commento del pilota italiano dopo le gare di Laguna Seca, quando ha affermato che sull’asfalto danneggiato e sconnesso di Laguna la sua moto era difficile da guidare. Gli altri (compreso Davies che nell’occasione salì due volte sul secondo gradino del podio) correvano su di una pista diversa?


Sia chiaro che Melandri non si inventava nulla, perché la Panigale è sempre stata una moto difficile (ne sanno qualcosa Checa e Giugliano). E’ una moto che richiede un pilota generoso come Davies che sappia correre sopra i problemi. Purtroppo Melandri non è questo tipo di pilota e quindi cosa sarebbe accaduto il prossimo anno, con una moto nuova, tutta da sviluppare e che certamente metterà i piloti di fronte a vari problemi da risolvere?


Mi ha stupito maggiormente la decisione del team Yamaha di confermare i suoi due piloti che non quella della Ducati di cambiare. Che senso ha confermare chi ha dimostrato di non poter lottare con il Cannibale? Se si vuole davvero provare a battere il tre volte campione del mondo occorrono altri piloti, magari provenienti dalla MotoGP.

Lo ha detto lo stesso Rea.