SBK 2020, Melandri: "Sono troppo leggero per le SBK moderne"

SBK 2020, Melandri: "Sono troppo leggero per le SBK moderne"
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Questa la spiegazione alle difficoltà che Marco sta incontrando sulla Panigale V4R del team Barni. Tesi rispettabile, anche se contrasta con quello che si dice dei piloti ufficiali Ducati, troppo grandi per la Rossa
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1 settembre 2020

"Le superbike moderne non vogliono piloti piccoli e leggeri". Questa è la più interessante dichiarazione di Marco Melandri in una conversazione riportata dal sito Speedweek.com, che sarebbe avvenuta lo scorso fine settimana. Qualcuno potrebbe ricordare che per Redding e Davies si dice il contrario, che i due piloti ufficiali sarebbero troppo grossi per la moto bolognese; e il giornalista ha fatto notare a Marco che nemmeno Rinaldi e Bautista sono dei giganti. Il ravennate ha replicato deciso.

“Rinaldi pesa quasi dieci chili più di me in assetto di gara - ha precisato - e Bautista pesa otto chili più di me. Penso che questa della taglia potrebbe essere una spiegazione: tutto ciò che proviamo con la geometria della moto non ha alcun effetto. Mi sembra tutto molto rigido".

Vedi qualche possibilità di risolvere il problema, ha domandato l’intervistatore, o sono difficoltà insormontabili?

"Non sarà facile - ha riflettuto il campione del mondo 250 del 2002 con l’Aprilia - se non ti adatti al carattere della moto, puoi magari migliorare un po’, ma arrivare al cento per cento è quasi impossibile. Stiamo facendo del nostro meglio. Nella mia immaginazione pensavo che la V4R fosse qualcosa di diverso, immaginavo il telaio della bicilindrica con un motore migliore. Invece questa è una moto completamente diversa. Il V2 era più adatto al mio stile: il telaio più del motore”.

In conclusione della chiacchierata il giornalista, Ivo Schützbach, ha domandato al pilota cosa conti di fare.

“Quello che so è che non mi sto divertendo. Non ho ancora trovato la giusta posizione in sella e durante il fine settimana di gara non abbiamo il tempo necessario per risolvere il problema. O meglio, proviamo molte cose contemporaneamente, ma alla fine non sappiamo cosa funziona e cosa no.
Se finirò la stagione nel team Barni? Non lo so. Devo divertirmi perché abbia un senso. "

Le premesse erano ben altre

Melandri era stato cercato dal team Barni a metà luglio, per sostituire Camier. Ed aveva accettato immediatamente, entusiasta della moto, delle sospensioni, della squadra.

"In condizioni normali – aveva precisato il pilota di Ravenna - non avrei mai pensato di tornare a correre, ma sembra proprio che il destino mi abbia scelto: questo periodo mi ha rigenerato e ha spazzato via la negatività che avevo.
Poi sono successe delle cose: ad esempio avevo il rimpianto di non aver potuto guidare la Ducati Panigale V4R. Ed ecco che il team Barni mi offre proprio questa possibilità, e sulla sua moto ci sono le sospensioni Showa con cui ho delle ottime sensazioni fin dai miei trascorsi nel MotoGP. Sarà un campionato breve e su piste che mi piacciono, si tratterà di un impegno limitato. Sono consapevole però che avrò a disposizione una moto vincente e le parti migliori. Per questo voglio ringraziare Claudio Domenicali, Paolo Ciabatti, Gigi Dall'Igna e tutto il team Ducati per questa opportunità"
.

Peccato. Dopo i promettenti ottavo e nono posto nell’esordio a Jerez, Melandri è inciampato drammaticamente a Portimão e Aragón e ha ottenuto solo quattro punti in sei gare. Il giornalista di Speedweek fa malignamente notare che anche la Yamaha del 2019 era risultata diversa da quella che Melandri si era immaginato dopo la gloriosa stagione 2011, che aveva chiuso sulla R1 ufficiale da vice campione del mondo. Anche l’anno scorso, annota il perfido Ivo Schützbach, Marco non era riuscito ad intendersi con la ciclistica della moto…

Dopo Yamaha arrivò il turno di BMW, Aprilia, Yamaha, Ducati, ancora Yamaha e oggi ancora Ducati. Senza migliorare quella seconda posizione della prima stagione in SBK con la Yamaha, tuttavia vincendo globalmente 22 gare (esattamente lo stesso numero dei successi nel motomondiale) e salendo 75 volte sul podio. Peccato questo epilogo sottotono.