Alessandro Delbianco: "L’obiettivo resta la Superbike"

Alessandro Delbianco: "L’obiettivo resta la Superbike"
Carlo Baldi
Non si può dire che il giovane pilota riminese non abbia bruciato le tappe…
20 novembre 2019

Nato a Rimini il 31 luglio 1997, Alessandro Delbianco inizia a correre con le minimoto, per poi passare in pochi anni alla 125 e successivamente al CIV Moto3.

Nel 2017 ha partecipato al Campionato Italiano nel nuovo team allestito da Max Biaggi, e pur dovendo rinunciare a quattro gare per un infortunio, Delbianco ha chiuso il campionato al terzo posto, con due vittorie ed un totale di quattro podi mettendo in mostra un talento genuino, ma anche un rendimento altalenante.

L’anno successivo è passato dalle 250 alle 1000, ed è entrato a far parte del team Althea BMW che ha disputato il Campionato Europeo Superstock 1000. Una stagione di alti e bassi, molte cadute ed un secondo posto nella gara di Brno come miglior risultato. Alla fine ha chiuso settimo con 55 punti. Come sappiamo, la Dorna ha cancellato la Stock 1000 e allora Alessandro ha deciso per un altro grande salto: quello in Superbike, sempre con il team Althea, ma questa volta con una Honda.

Pur essendo all’esordio, senza conoscere la moto e molte piste, Delbianco si è piazzato sempre assieme agli altri piloti Honda ed ha terminato la stagione al diciottesimo posto con 29 punti.
I suoi migliori risultati sono stati un nono posto a Donington Park ed un decimo in Argentina, ma tutti ricordano la sua guida funambolica sul bagnato ed alcuni “numeri” di alto equilibrismo che ci hanno ricordato il miglior Mamola.

Parlaci della tua prima grande sfida, quella dalla Moto3 alla Stock 1000
«Il mio sogno è sempre stato quello di correre in Superbike, su una 1000. Ho iniziato come molti con le minimoto, per poi passare alle 125 ed alla Moto3, dove ho corso solo per una stagione, e quindi non ho avuto il tempo di imparare a conoscere davvero bene questa categoria. Ricordo che è stata una stagione positiva, nonostante un infortunio, ma non appena ho avuto la possibilità di salire su una 1000 non me la sono lasciata sfuggire. Pur avendo provato poco, ho deciso di fare la Stock 1000 europea».

E l’anno dopo dalla Stock alla Superbike...
«Guarda, non è stata una cosa programmata passare dalla Moto3 alla Superbike in due anni, ma è successo, e siccome io non ho paura di cambiare, mi sono gettato in questo campionato mondiale Superbike con tanto entusiasmo e senza pensare a cosa avrei potuto fare. Era un sogno che si realizzava, ed ho pensato solo a godermi questa stagione nella classe regina delle derivate».

E com’è andata? Come ti sei trovato nel correre assieme a piloti del calibro di Rea e di Bautista?
«Solo tre anni fa andavo alla gara Superbike di Misano per chiedere l’autografo ai piloti che per me erano degli idoli, come appunto Rea, o Sykes o Melandri. Quando mi sono trovato in Australia a correre con loro sulla mitica pista di Phillip Island non credevo ai miei occhi. Le prime gare non sono andate bene anche a causa dell’emozione, e poi perché non è stato per nulla facile debuttare in una categoria dove vanno tutti molto forte e dove la maggior parte dei piloti sono molto esperti, con anni di gare sulle spalle».

Per essere stato l’anno del tuo debutto non è andato poi così male
«Penso che il bilancio si possa considerare positivo. Non conoscevo quasi nessuna delle piste dove abbiamo corso, e non sono stato sempre nelle zone basse della classifica, ma sono riuscito a fare qualche exploit, soprattutto quando la pista era bagnata ed il valore delle moto si livellava molto. Alla fine posso dire di aver fatto un’interessante esperienza, di essermi ambientato in Superbike e di essermi divertito davvero tanto».

Quest’anno sei caduto meno rispetto alla precedente stagione nella Stock 1000. Segno che hai trovato più facilmente il tuo limite?
«Si è vero, ma la stagione nella Stock è stata molto sfortunata: venivo da una 250, e sulla 1000 con tanti cavalli, ogni volta che provavo a spingere più forte cadevo. Purtroppo cadevo e mi facevo male, rompendomi qualche osso. Di conseguenza quando ritornavo a correre non ero mai al 100%, e di conseguenza dovevo rischiare e volevo ottenere dei risultati. Rischiavo e cadevo. Una stagione complicata».

Raccontaci di quel rocambolesco “numero” sulla pista di Donington, dove sei riuscito a non cadere dopo essere praticamente sceso dalla moto in corsa...
«Quando mancavano pochi minuti al termine delle qualifiche ero in seconda posizione, ma poi la pista si è asciugata e mi sono qualificato in ultima fila. In gara però ha piovuto, quindi sono riuscito a tenere un ritmo incredibile e a risalire la classifica, sino a quella sbandata della quale ricordo poco. Ho cercato in tutti i modi di non mollare la moto, e alla fine sono riuscito a non cadere, anche se ho perso molte posizioni ed ho concluso nono. Ma penso che in molti si ricordino la mia gara».

E il prossimo anno cosa farai?
«Il mio desiderio più grande è quello di restare in Superbike, ed ho alcune trattative in corso. Non sarà facile, ma io ci proverò sino all’ultimo, anche perché vorrei mettere a frutto l’esperienza maturata in questa stagione e sono certo che potrei fare bene».