I piloti ci spiegano il Tourist Trophy

I piloti ci spiegano il Tourist Trophy
Torniamo a parlare di persone speciali, di piloti al limite dell’umano. Di coraggio, due ruote e un motore
20 marzo 2012


Dopo l’intervista doppia ai due campioni Stefano Bonetti e Conor Cummins vi proponiamo un'intervista molto particolare. Durante l’ultimo Salone del Motociclo a Milano, si è svolta nello Stand di MondoCorse una conferenza stampa che verteva intorno al Tourist Trophy e ai suoi piloti. Cinque di essi erano presenti a questo evento: il veterano Michael Rutter, Ian “5vittorienelTT2010” Hutchinson, lo scalpitante Gary Johnson e ancora Conor Cummins e Stefano Bonetti. Una squadra di veri campioni che oltre a dare gas tra i muretti delle case a 300 all’ora, ha saputo stupire e divertire anche dietro ad un microfono.

La parola passa a Mario Donnini che comincia con le domande ai piloti:


Che cosa significa il TT per te?


Johnson:
«Il primo approccio da newcomer a Bray Hill: un’ esperienza da brivido fiondarsi in quella curva a 250 km/h partendo da fermo».

Bonetti: «Ce ne sono tanti, il più forte probabilmente è stato l’esordio nel 2004 quando ho concluso a 3 decimi di secondo da Guy Martin…Questo me lo ricordo perché mi brucia ancora!».

Cummins:
«Il primo giro che ho fatto da Newcomer e i primi giri di quest’anno, quelli del mio rientro dopo l’incidente».


Donnini interviene chiedendo: «Cosa hai pensato quest’anno in prova passando per la prima volta a Verandah, il luogo dove hai avuto il terribile incidente?».

Cummins:
«Ho pensato di evitare di ripetere l’esperienza! Ero molto preoccupato ma subito sono tornato a concentrarmi sulla gara per non distrarmi».

Qual è la parte del tracciato che preferite?

Hutchy: «C’è una sezione con una chicane dopo Handley's Corner che mi fa impazzire».

Johnson: «Non c’è un punto in particolare ma in generale adoro sfrecciare a 300 all’ora tra le case e i muri: sono dei punti di riferimento che ti fanno percepire davvero la velocità. Difatti, il tratto che meno preferisco è quello della Montagna, perché mancano dei veri punti di riferimento».

Rutter: «La partenza, il traguardo e tutto ciò che ci sta in mezzo!».

Cummins:
«E’ il mio paese natale, Ramsey, il posto che preferisco. Normalmente la devo percorrere a 30 miglia all’ ora e quando ci sfreccio a 180 miglia è un’ emozione unica!».


Bonetti: «Tutto il circuito è una favola».



Qual è invece, la parte più spaventosa o più difficile del circuito?

Bonetti: «Subito dopo Kirk Michael c’è un curvone a sinistra, Birkin’s Bend, che non sopporto».


Rutter:
«Sono tanti i punti difficili ma in generale è brutto quando la moto non risponde bene in una curva perché poi, negli anni a venire, la stessa sensazione si ripresenta nella stessa curva».


Johnson: «La sezione di Ginger Hall che, pur essendo una delle più belle, è anche una delle più difficili. E’ sempre una soddisfazione passarla indenni!».


Hutchy:
«Più che punti difficili o spaventosi a me annoia la parte di Governor’s Bridge che è la parte più lenta del tracciato».



Come è possibile comparare la filosofia del TT con un circuito moderno? Quali sono le differenti attitudini richieste?

Hutchy: «La differenza maggiore è che nelle gare in circuito bisogna mantenere una certa disciplina e un certo rigore che invece mancano nel TT».


Rutter:
«La differenza principale sta nel margine d’errore: se nelle gare tradizionali puoi avere un margine del 20%, al TT non puoi scendere sotto il 90%».


Esiste un pilota della MotoGp che potrebbe avere le attitudini per correre il TT ed essere competitivo?

Bonetti: «No. Sicuramente non per puntare alla vittoria. Solo Rolfo è adatto a correre al TT per la passione che ci mette nelle corse».


Cummins: «Veramente non ne ho idea…Io penso che chiunque dei piloti della MotoGP potrebbe farcela, perché si tratta solo di avere il giusto quadro mentale».


Hutchy: «E’ una domanda molto difficile perché non è detto che un pilota che si comporta bene sui circuiti tradizionali poi faccia altrettanto sul circuito del Mountain».


Rutter:
«Ci sono già stati piloti del Motomondiale che hanno provato a confrontarsi con il TT perché non è impossibile, basta solo avere i giusti riferimenti».



E ora parliamo del vostro futuro e dei vostri progetti.

Hutchy: «Una volta che si è stati almeno una volta sul podio, il progetto è sempre quello di vincere e ovviamente è il mio obiettivo anche per quest’anno».


Johnson:
«Nel mio futuro c’è la BSB, dove correrò nella categoria Superstock e poi vorrei vincere con le moto elettriche».


Rutter:
«Mi si prospetta un anno molto impegnativo infatti correrò nel BSB, nella 24 Ore e ovviamente al TT».


Bonetti:
«Parteciperò come al solito al Campionato Italiano di Velocità in Salita, alla NorthWest 200, al TT e forse alla Pikes Peak».


Cummins:
«Quest’ anno l’obiettivo principale è stato quello di tornare a correre dopo l’incidente con l’ok da parte di tutti i medici che mi hanno seguito nella riabilitazione. L’anno prossimo tornerò al massimo della mia condizione per puntare alla vittoria, anche se non so ancora con quale squadra».


Johnson:
«Anche io sarò molto impegnato, specialmente nel BSB, probabilmente in sella alla Suzuki GSX-R»



Quali sono i punti migliori per seguire le corse del TT?

Rutter: «Mi è rimasta impressa quella volta che ero al TT a seguire la gara da spettatore: osservare le moto scendere sul fondo di Bray Hill a 190 mph/h è qualcosa di unico».

Johnson: «Ho avuto l’occasione di seguire una sola gara da spettatore e il punto più spettacolare secondo me e Cronk y Voddy con il suo lungo rettilineo ondulato».


Cummins:
«Direi Ballacrye dove c’è un salto impressionante. Una volta mio zio ha portato proprio lì mia nonna a seguire la corsa ed è rimasta spaventata!».



Se Casey Stoner disputasse un Senior TT, in che posizione pensate riuscirebbe ad arrivare?

Bonetti: «Secondo me non arriverebbe tra i primi 10».


Hutchy
: «Se gareggio io sicuramente secondo! Scherzi a parte, Casey è il migliore al mondo e se davvero venisse al TT, noi tutti dovremmo fare le valige e andare…».


Rutter:
«Io penso che non ci sia dubbio: la vittoria sarebbe sua».



Giamba e Jacopo