Dakota e Randy Mamola. E le altre dinastie del Motomondiale

Dakota e Randy Mamola. E le altre dinastie del Motomondiale
Edoardo Licciardello
  • di Edoardo Licciardello
La wild card del giovane californiano che correrà a Silverstone offre lo spunto per ricordare le accoppiate padre-figlio arrivati al Motomondiale. Scoprendo qualche curiosità
  • Edoardo Licciardello
  • di Edoardo Licciardello
28 agosto 2014

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A partire da Silverstone la lista delle dinastie da corsa nel Motomondiale si allungherà. Dopo un discreto esordio al CIV e un proseguo di carriera quest’anno nel CEV, Dakota Mamola esordirà nel Mondiale in sella alla Suter di Nico Terol, gestita da quel team Aspar Racing che già lo supporta nel Campionato Spagnolo. Senza nulla voler togliere a Dakota, è evidente come arrivi al Mondiale sulla scorta del cognome, amato da sponsor ed appassionati over 40, e difficilmente i risultati faranno gridare al miracolo. Il suo arrivo ci offre lo spunto per rivedere i casi di padre e figlio nel Motomondiale e scoprire qualche curiosità.

Non è infatti la prima volta e lo sappiamo bene: specie in Spagna si trovano diversi esempi di dinastie da corsa. Dai Nieto, dove il nome del tredici volte iridato Angel ha portato alle gare i figli Pablo e Angel junior, ma anche il nipote Fonsi, fino ai Pons, dove il due volte campione del mondo 250 Alfonso “Sito” ha fatto correre nel proprio team il figlio Axel. E poi Leon Haslam, figlio di quel Rocket Ron che negli anni 80 ha fatto sognare i tifosi britannici: prima di approdare alla Superbike si è fatto le ossa nel Motomondiale, sollevando un certo clamore nel suo passaggio diretto dalla 125 alla Honda 500 bicilindrica NSR-V. In tutti i casi citati i risultati dei figli sono stati ampiamente inferiori a quelli dei padri, come del resto vuole il luogo comune. Ci sono però una serie di notevoli eccezioni, due delle quali in pista anche oggi.

Non ci vuole molto a pensare a Valentino Rossi: suo padre Graziano se la cavava bene con le 250 e le 500 negli anni 70, e prima che i dissapori con Roberto Gallina e il tremendo incidente di Imola gli chiudessero la carriera motociclistica. Valentino, però, è uno dei migliori piloti della storia del motociclismo – il paragone non si può neanche proporre. Differenza più modesta quella che separa Helmut e Stefan Bradl: il padre non arrivò mai a conquistare il titolo mondiale pur contendendolo fino all’ultimo al nostro Luca Cadalora nel 1991, mentre il figlio ha saputo fregiarsi dell’iride nel 2011, passando poi ad una discreta carriera in MotoGP.

Kenny Roberts incorona il figlio neocampione 500 nel 2000
Kenny Roberts incorona il figlio neocampione 500 nel 2000

Vale la pena di ricordare i due Kenny Roberts, l’unica accoppiata in cui tanto padre che figlio sono stati capaci di conquistare il titolo iridato nella massima categoria, anche se non è certo il caso di paragonare l’impresa di Kenny jr. nel 2000 alla micidiale tripletta – con titolo all’esordio – del padre, non a caso conosciuto con il soprannome di “marziano” che rende perfettamente l’idea della differenza con la concorrenza. Junior ha provato più volte a sdoganarsi dalla pesante eredità senza però troppo successo; la sua carriera successiva non lo vide brillare, compiendo in qualche modo quella profezia paterna che, facendo riferimento all’esordio di Valentino Rossi, celebrò il suo titolo iridato con il tipico stile ruvido e pragmatico di King Kenny: “Per fortuna Junior ha vinto quest’anno, perché difficilmente ne avrà di nuovo la possibilità”. L’altro figlio di Roberts, Kurtis, corse per qualche stagione in sella alla KR messa in pista dal padre mettendosi però in luce più per gli spettacolari incidenti e le rovinose rotture della moto (qualche maligno parlò di “The usual Kurtis sunday BBQ” commentando l’ennesimo incendio sulla V5 del team KR) che non per i risultati.

Curiosità: nonostante il maggior numero di esempi spesso celebri (basti pensare a Villeneuve o Andretti) in Formula 1 finora l’unica dinastia capace di fregiarsi del titolo iridato in entrambe le generazioni è stata quella degli Hill, con il compianto Graham campione del mondo nel ’62 e ’68 e Damon nel 1996 – entrambi, tra l’altro, iniziarono la carriera di pilota con le moto. Abbiamo specificato “finora” perché, viste come si stanno mettendo le cose, è molto probabile che a loro si aggiungano Keke e Nico Rosberg…

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