Vertemati Factory: artigianato d’autore

Vertemati Factory: artigianato d’autore
Maurizio Tanca
  • di Maurizio Tanca
I mitici fratelli Vertemati erano presenti all’EICMA con tre stradali ultraleggere dotate di motori bicilindrici da 1000, 1100 e 1200 di cilindrata autocostruiti, montati sulla naked Infect (da noi già presentata), su una supersportiva ancora in fase di definizione e su un’aggressiva “motardona” stradale
  • Maurizio Tanca
  • di Maurizio Tanca
20 novembre 2014

Quando si parla di moto “fatte completamente in casa”, facile che il pensiero corra come un razzo in Brianza, nella fattispecie al paesino di Triuggio, dove operano i fratelli Alvaro e Guido Vertemati. Due personaggi da parecchi anni sulla breccia e molto ben noti agli appassionati, specie nel mondo del “tassellato” e in quello delle supermotard, visto che i loro nomi sono stati a lungo legati a marchi come come Husqvarna, Vor, e lo stesso Vertemati: in quest’ultimo caso con veri gioielli totalmente auto costruiti, e tecnicamente molto avanzati.

Noi di Moto.it lo scorso anno abbiamo avuto il piacere di condividere con la vulcanica coppia brianzola un battesimo importante, e di presentarvene un’anteprima assoluta. Alvaro e Guido, infatti, avevano lavorato alacremente per realizzare le loro prime moto stradali, partendo naturalmente dal classico foglio bianco e da un cumulo di lingotti di ergal da lavorare a macchina. E non si trattava di motorette di piccola o media cilindrata, ma di ben tre modelli equipaggiati da sofisticati motori bicilindrici V2 a 90°, con distribuzione a cascata d’ingranaggi, cambio estraibile, e lubrificazione dedicata separatamente a motore, cambio e frizione, giusto per citare i particolari più salienti. Tre motori che però avrebbero avuto cilindrate differenti, ovvero 1.000, 1.100 - con alesaggio invariato e corsa allungata, quindi con albero motore e bielle diversi - e 1.200, dove cambiava anche l’alesaggio. Un’operazione decisamente ambiziosa, che la dice lunga sulle capacità e la determinazione dei due guru della piccola factory artigianale lombarda.


È dunque probabile che chi ci segue abitualmente lo scorso anno abbia letto i nostri articoli di presentazione della naked Infect 1000, con la video-intervista di Massimo Clarke ad Alvaro Vertemati e il video che immortala un nostro breve test sul prototipo ritenuto quasi definitivo. Ma in allestimento c’era anche la supersportiva, che condivideva il telaio a doppio trave in alluminio della Infect, ma era ancora in fase di allestimento. Mentre sui PC dei giovani progettisti di Vertemati Factory iniziavano a comparire i particolari della versione “turistica” (perlomeno così definita dai fratelli), moto in verità pensata come una sorta di Hypermotard, addirittura dotata di telaio in titanio, e col motore da 1.200 cc.
 

Chi si è goduto l’EICMA in lungo e in largo probabilmente avrà visitato anche lo stand della Vertemati Factory, che esponeva le tre moto di cui sopra. C’era la Infect 1000 in versione praticamente definitiva (foto sotto), c’era la superbike stradale ancora da rifinire, e, finalmente, c’era anche la “motardona da turismo”, che vedete in home page e che, al momento, è stata denominata Infect 2. Ma c’erano anche due vetrinette con esposti un motore 1.200 intero e un interessantissimo esploso con varie parti in bella vista.

La moto è molto semplice e minimale, quanto attraente e decisamente aggressiva: purtroppo non si conoscono ancora i crediti prestazionali dei nuovi motori Vertemati, ma se pensiamo che il peso dichiarato naked Infect è di soli 145 kg a secco (“anche 140, sulla Infect 2” dicono gli interessati), possiamo assicurare che il divertimento è assicurato: del resto, quando la provai brevemente lo scorso anno, scrissi che mi sembrava di guidare una 125 con una valanga di cavalli in più…
 


Giusto per dare qualche dato in più su questa moto (che monta scarichi rialzati sottosella, ma l’idea iniziale era di tenere uno scarico basso, per poter montare le borse laterali…), ribadiamo che il telaio è perimetrale in tubi ovali di titanio, con forcellone posteriore pressofuso in alluminio abbinato ad un monoammortizzatore Bitubo CLU31 totalmente regolabile, con escursione ruota di 160 mm. Mentre davanti svetta una poderosa forcella Tenneco-Marzocchi USD50 a steli rovesciati (trattati PVD), pure completamente regolabile, con escursione di 170 mm. Le quote della ciclistica parlano di interasse di 1.505 mm, angolo di inclinazione del cannotto di sterzo di 25.9° ed avancorsa di 116,75 mm.

Le ruote sono BST in fibra di carbonio da 3.50x17” e 5.50x17”, con gomme da 120/70 e 190/55. E i freni sono Brembo, con dischi anteriori T-Drive da 320 mm e pinze radiali GP4RX a 4 pistoncini da 32 mm ricavate dal pieno e trattate superficialmente al Nickel, e disco posteriore Serie Oro da 220 mm, con pinza a 2 pistoncini parimenti trattata. Da notare che anche la catena di trasmissione finale è in titanio, al pari delle pedane e di tutta la bulloneria, appositamente realizzate.

La Infect 2 ha un serbatoio in alluminio da 18 litri realizzato a mano, e la sella altina, visto che siamo a 880 mm da terra. E monta numerosi altri particolari (piastre di sterzo, biellette di progressione e minuteria varia) realizzati con macchine a controllo numerico a 3 e 5 assi, utilizzando Ergal 7075 e lega di titanio.

Mentre in fibra di carbonio sono realizzati (oltre alle ruote) gli spoiler del radiatore, il fondo della sella e carterini vari.

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