Storie di concessionari: Motorsud Piaggio, Siracusa

Storie di concessionari: Motorsud Piaggio, Siracusa
Antonio Privitera
  • di Antonio Privitera
C’era un bivio, ed era il 1972. E c’è una signora, una madre appena travolta dalla scomparsa del marito. Mi piace pensare ad una giornata di sole, di quelle che a Siracusa sono calde perché soffia lo scirocco e le cose brutte bruciano di meno
  • Antonio Privitera
  • di Antonio Privitera
10 marzo 2014

La signora al bivio si chiama Franca e il marito Domenico Blanco lavorava fin dagli Anni Cinquanta nell’area commerciale di una grande concessionaria Piaggio siracusana; come spesso accadeva in contesti privilegiati e quasi nobiliari del dopoguerra, la proprietà dell’azienda non entrava direttamente nell’amministrazione quotidiana e delegava a persone capaci la direzione e il buon andamento degli affari. Domenico era lì, ogni giorno a fare esperienza sul campo e a mandare avanti l’azienda per tanti anni, fin quando Piaggio nel 1968 non decide che è il momento di aprire un altro punto vendita su Siracusa e gli affida il mandato. Quattro anni, tanto dura la strada che Domenico Blanco percorre con successo alla guida della sua concessionaria Motorsud condividendola con Franca che nel frattempo ha dato alla luce Paolo (oggi cinquantenne) e Giovanni di due anni più giovane. Poi, come una scure, arriva un incidente e Domenico se ne va per sempre, forse a cavallo di una Vespa a faro basso come quella che usava per percorrere gli itinerari dei raduni del Vespa Club del quale era stato un attivissimo sostenitore fin dal 1953.


Franca è sconvolta, ma è ad un bivio che richiede di scegliere tra continuare o mollare; c’è bisogno che dica com’è andata a finire? Ma proseguire nell’attività di Domenico non è semplice. Il mandato che Domenico aveva ottenuto da Piaggio era nominativo e, quindi, intrasmissibile ed incedibile; lei, donna e per di più siciliana, ne ottiene caparbiamente un altro e va avanti, tra le voci malevole che non le danno più di un semestre di sopravvivenza in un mercato già allora molto competitivo.

Paolo Blanco e Franca Alessandra
Paolo Blanco e Franca Alessandra

Invece ce la fa, e alla grande, tanto che nel 1976 Motorsud diventa concessionaria ufficiale Piaggio e dal 1983 si aggiunge anche Gilera. I figli Paolo e Giovanni non stanno a guardare, il primo lascia l’università dedicandosi alla parte amministrativa e commerciale, il secondo termina gli studi di geometra e pone le basi per diventare il riferimento per il post vendita della concessionaria. Pochi anni ancora e, raggiunta un’età ed un’esperienza adeguata, i due fratelli arrivano alla guida della concessionaria mentre la madre (attualmente Presidente di Motorsud) continua ad occuparsi del magazzino ricambi-accessori del quale è tuttora il cardine, quando avrebbe invece tutte le migliori ragioni per godersi una meritatissima pensione: io rimango stupito quando i magazzinieri mi raccontano che praticamente conosce a memoria tutti i codici ricambio Piaggio degli ultimi decenni. Roba da “scommettiamo che”.



Molti potrebbero pensare che un concessionario Piaggio abbia per vocazione nel proprio DNA (…è proprio il caso di dirlo…) il commuting, o al limite il piacere tutto fashion di guidare un mezzo senza tempo come la Vespa PX o la nuova 946, invece alla fine degli anni ’80, quelli delle 125 da centosettanta km/h, grazie alla passione di Paolo e Giovanni Motorsud fonda un team per partecipare al campionato Sport Production che raggiunge risultati lusinghieri come le tre vittorie consecutive nelle selettive per il Sud Italia. Paolo smette la giacca e la cravatta la sera per andare in officina dove il suo team prepara le motociclette per le gare e questa sorta di doppia personalità motociclistica lo appassiona sempre di più, portandolo a spingere sull’acceleratore delle competizioni usando la Gilera Sp01, la Sp02, la Chrono, per finire con la GFR; quando Gilera di fatto (dismettendo lo stabilimento di Arcore nel 1994) interrompe la produzione di 125 sportive per la Sport Production, Paolo e Giovanni si rivolgono prima a Yamaha e poi ad Aprilia per continuare a competere, sempre con risultati eccellenti. E’ a quel punto che il team Motorsud decide di fermarsi, perché capiscono di avere fatto tanto ma che l’impegno quasi internazionale che il Trofeo Aprilia richiederebbe va oltre le loro ambizioni e archiviano nel 1995 la loro esperienza sportiva compensando i piccoli rimpianti con il raggiungimento dello stato incontrastato di leader per quanto riguarda Piaggio nel territorio siracusano.



Poi, una notte, una telefonata. Di quelle che non vorresti mai ricevere, che un Paolo in conflitto con la sua concretezza che gli impedisce di minimizzare cerca quasi nascondere alla moglie in dolce attesa. Hanno sparato alla vetrina della concessionaria, ed è un avvertimento del racket mafioso. Il messaggio è chiaro: se non vuoi crepare devi pagare. Non sei mai preparato a queste cose, questa è la verità che vedo negli occhi di Paolo quando mi racconta della vetrina crivellata da colpi di arma da fuoco, delle minacciose telefonate intimidatorie e anonime, dell’angosciante timore di ripercussioni gravissime sulla propria vita privata e delle comprensibili domande che si pone sempre chi sente sotto mira se stesso, i propri cari e il suo lavoro – che in questo caso è frutto dei sacrifici di un’intera famiglia-. Paolo e Giovanni non hanno esitazioni e denunciano l’accaduto alle autorità affidandosi alla tutela dell’associazione antiracket e affrontano una situazione da far tremare le gambe a chiunque. Coraggio sembra una parola ricorrente in questa storia. L’altra è caparbietà, infatti il racket non si da per vinto e martella: una notte incendia il furgone aziendale parcheggiato fuori dalla concessionaria; Motorsud però è più caparbio e ne compra un altro che però decide di affidare direttamente ad un magazziniere che se lo porta a casa, parcheggiandolo dentro un condominio. Niente da fare, la tracotanza di certi figuri non ha limiti e una notte pure quel furgone viene dato alle fiamme sotto casa del magazziniere sgomento. Ci sarebbe da accusare il colpo ma Paolo e Giovanni tengono duro e la loro determinazione alla fine paga: dopo circa un anno di indagini, rabbia, conflitti e speranze vedono condannare i responsabili e possono finalmente riprendere a lavorare con una forza rinnovata e alla fine di questa vicenda arriva anche il riconoscimento da parte di Piaggio del mandato del livello di maggiore prestigio ed importanza; in ogni caso, mai sfidare un motociclista.

Troy Bayliss e Giovanni Blanco
Troy Bayliss e Giovanni Blanco


Paolo Blanco è un placido fiume di racconti e riflessioni che scorrono senza sosta e a tutto campo, ma si capisce bene che alla fonte di tutto c’è la passione per le motociclette e per il suo lavoro nella gioiosa attività commerciale dove il suo spirito sportivo lo porta a siglare nel 2000 una collaborazione con Ducati, organizzando pure eventi con Lanzi, Laconi e Troy Bayliss; mica male come risposta a chi pensa che un dealer di scooter e ciclomotori non abbia spirito sportivo. Quello che traspare dalla serena e coinvolgente voce di Paolo mentre mi mostra anche le foto scattate in quarantacinque anni di attività è la realtà organizzata e solidissima di una Motorsud la cui storia non solo è lunga ma è inspessita da passioni ed eventi la cui intensità ha cementato questa concessionaria nel territorio e nell’immaginario del motociclismo a Siracusa anche in questi anni di vera e propria anemia dal punto di vista delle vendite. Chiedo il privilegio di incontrare la signora Franca, mi aspetto di trovarmi di fronte una donna che è in concessionaria solo di passaggio ma devo ricredermi quando la vedo dietro il bancone dello store, al computer. E’ una donna minuta e riservata, di una composta gentilezza senza dubbio derivante dalla forza che ha dimostrato in questi 45 anni e certamente valore aggiunto della concessionaria nei rapporti con tutti, clienti e collaboratori.



Mi concede una foto e le chiedo se magari posso chiamarla al telefono in un momento in cui disturbo meno; lei mi risponde con un bel sorriso comprensivo che magari è meglio dopo le 19, quando ha smesso di lavorare. Volevo qualche informazione, forse anche solo scambiare quattro chiacchere con chi avrebbe tanto da raccontarci e da insegnarci, ma poi ho cambiato idea. Non la chiamerò per non disturbarla ancora, gentilissima Signora Franca: tutto quello che ho da sapere sta nella sua concessionaria e nell’aria che si respira lì dentro; nelle strumentazioni d’epoca in bella mostra nelle vetrine, nella signorile passione di suo figlio Paolo e nei volti allegri delle persone che a vario titolo in quella mattina di febbraio entravano e uscivano dalla sede di Motorsud. Solo una cosa però: dal 1972 al 2014 ci sono 42 anni, 84 semestri: io direi che lei ha brillantemente smentito le cassandre che le davano sei mesi di vita nel mondo della motocicletta, dando prova di un coraggio e di una capacità imprenditoriale fuori dal comune; come dicevamo prima, mai sfidare un motociclista.