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Il 10 dicembre è ormai dietro l'angolo, ma la Commissione europea ha deciso di rinviare la presentazione del pacchetto di misure per il rilancio del settore automotive. Non è la prima volta e probabilmente non sarà l'ultima: quando le pressioni aumentano, Bruxelles tende a prendere tempo. E stavolta non fa eccezione.
Il commissario ai Trasporti Apostolos Tzitzikostas ha confermato al Handelsblatt che servirà "ancora tempo" per definire un pacchetto "completo". Tradotto: l'appuntamento slitta a gennaio 2026, lasciando nell'incertezza un settore che ha già perso oltre centomila posti di lavoro nel 2024.
L'agenda pubblica della Commissione, consultabile online, non mostra alcun appuntamento dedicato all'automotive fino almeno all'11 dicembre. Eppure la data era stata confermata da diversi commissari e dal ministro Adolfo Urso. Un portavoce dell'esecutivo si è limitato a ricordare che "tutte le tempistiche sono indicative". Una precisazione che suona quasi beffarda per chi ha congelato investimenti e piani industriali in attesa di una risposta.
Colossi come Volkswagen e Stellantis hanno bloccato le proprie strategie proprio aspettando le decisioni europee. Risultato: migliaia di lavoratori in bilico e aziende che non sanno se puntare sull'elettrico, sulle ibride o sui biocarburanti.
Il vero motivo dello slittamento non è tecnico ma politico. La Commissione guidata da Ursula von der Leyen è prigioniera di un equilibrio precario: Germania e Italia premono per rivedere le politiche green, mentre Francia e Spagna difendono lo status quo. E von der Leyen, già indebolita, non può permettersi di scontentare nessuno.
Non è un caso che Tzitzikostas abbia scelto le colonne di un autorevole giornale tedesco per annunciare il rinvio, riconoscendo implicitamente il peso di Berlino nelle scelte comunitarie. La Germania, attraverso il cancelliere Friedrich Merz, ha chiesto spazi normativi per le ibride plug-in anche oltre il 2035. E pare che Bruxelles stia ascoltando.
Le anticipazioni sul contenuto del pacchetto lasciano intravedere qualche apertura. Tzitzikostas ha parlato di un approccio "aperto a tutte le tecnologie", inclusi biocarburanti e ibride. Il commissario all'Industria Stéphane Séjourné ha lasciato intendere la necessità di "adattare il percorso" verso la transizione energetica, garantendo "flessibilità" sulle tecnologie autorizzate.
Il pacchetto potrebbe includere anche un piano di sostegno da circa 1,8 miliardi di euro al settore europeo delle batterie, per rafforzare la competitività contro i produttori cinesi. Ma sono ipotesi, non certezze.
Nonostante le pressioni, una revoca completa del bando dei motori termici o un rinvio al 2040 appare improbabile: sconfesserebbe le politiche di von der Leyen, indebolendo ulteriormente la sua posizione. Lo stesso settore automotive non chiede di cancellare la scadenza del 2035, ma solo maggiore flessibilità tecnologica nel percorso.
La revisione degli standard CO₂ era già prevista per il 2026, ma era stata anticipata su richiesta di Italia e altri Stati membri. Ora il rinvio riporta tutto quasi al calendario originale, con l'aggravante di aver creato mesi di aspettative deluse.