Paul Smart muore a 78 anni in un incidente in moto

Paul Smart muore a 78 anni in un incidente in moto
Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
Dall’Inghilterra arriva la brutta notizia della scomparsa di Paul Smart nella giornata del 27 ottobre. Pilota degli anni Sessanta e Settanta, aveva vinto con la Ducati la celebre prima edizione della 200 Miglia di Imola. Era cognato di Barry Sheene
  • Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
28 ottobre 2021

E’ stata la sua famiglia, la moglie Maggie e i due figli Scott (a sua volta pilota nella classe Stock) e Paula, a comunicare la tragedia attraverso i social.

“È con grande tristezza che dobbiamo riferire che Paul ha perso la vita oggi pomeriggio in un incidente stradale, mentre era in sella alla sua moto nell'East Sussex. La polizia e il medico legale stanno indagando sulle circostanze dell'incidente”.

Paul Smart aveva 78 anni ed era estremamente popolare in tutto il mondo. In Italia il suo nome è legato alla vittoria della Ducati nella prima edizione della 200 Miglia del ’72. Era anche il cognato di Barry Sheene, avendone sposato la sorella.

L’inglese aveva iniziato a correre nella seconda metà degli anni Sessanta con una Bultaco e la sua prima partecipazione al TT risale al 1966 con una Greeves.
L’anno dopo, con una Norton 750, già si classificava secondo. Successivamente, nei Settanta, ha corso diversi anni con le Yamaha nelle classi medie, salendo talvolta sul podio, e in 500. Con la Triumph vinse anche il Bol d’Or del 1970 e il suo ritiro è del 1978, quando a 35 anni cambiò vita e si dedicò alla vendita delle moto, ma anche della barche a vela.


Dopo il suo successo di Imola – favorito in parte dalla carenza di benzina che patì Bruno Spaggiari all’ultimo giro sulla moto gemella - la Ducati gli affidò la bicilindrica argento per correre in Inghilterra qualche gara, tra le quali la Hutchinson 100 a Brands Hatch che dominò davanti a Read.
Da quella moto derivò il modello Paul Smart 1000 LE in edizione limitata.

Personalmente ho un ricordo che risale al ’75, in una corsa delle 500 a Imola. Con la Jada bicilindrica caddi in variante alta, non c’era ancora la Clinica Mobile, mi portarono all’ospedale in ambulanza e con me c’era pure Paul Smart che si lamentava parecchio tenendosi un ginocchio.

Ricordo che al pronto soccorso, dopo le lastre, volevano ingessargli la gamba con le vecchie fratture, invece di quella che lo preoccupava. Alla fine, in qualche modo, si accertò che la caduta aveva provocato una semplice lussatura.

Non dovevano avere un gran radiologo, a quei tempi all’ospedale di Imola: io venni abbondantemente ingessato per una frattura alla scapola destra, che pochi giorni dopo a Milano fu del tutto esclusa.
Tanto che fui liberato dall’intera armatura nell‘officina dei fratelli Sacchi, dal “mago” Silvano Bonizzi, con il flessibile. Ho i testimoni.

Addio Paul Smart! Un grande abbraccio alla sua famiglia e a chi gli ha voluto bene.

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