Nico Cereghini: "Coerenti? Non sempre, grazie!"

Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
Razionalità e coerenza sono belle cose, ma chi ama la vita non può soffocare tutte le proprie pulsioni. L’importante è conoscere la realtà | N. Cereghini
  • Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
15 luglio 2010

Punti chiave


Ciao a tutti!
Qualcuno mi critica tirando in ballo una qualità che effettivamente, ad essere sincero, un po’ mi difetta davvero. La famosa coerenza.
Come fai a parlare di sicurezza se poi metti il casco jet? Taci che è meglio.” Questo è stato un commento piuttosto talebano, però lo ammetto: sono poco coerente e faccio anche fatica ad essere sempre razionale. Però vi chiedo: se fossimo tutti perfettamente razionali e coerenti, di cosa mai potremmo parlare con un po’ di gusto? E siamo sicuri, poi, che un mondo razionale e coerente ci piacerebbe?

Immagino quel mondo lì, quello della razionalità. Tutti noi appassionati di moto circoleremmo sullo stesso modello, o al massimo due. Una monocilindrica cittadina ibrida, perfetta nel traffico, con piccolo motore principale a benzina da 50 km/litro, e un motore ausiliario, elettrico, 40 km di autonomia. E poi, per divertirci davvero, una 350 cc. o al massimo una 500, bicilindrica da trenta o quaranta cavalli; perché se il limite della velocità massima resta fissato ai 130, allora quella potenza basta e avanza.
E tutti noi, razionali e coerenti, ci troveremmo al passo della Cisa a dirci che figata!
Sono proprio contento! Anche oggi nessun incidente, neanche una stupida scivolata! La mia moto blu è più bella della tua gialla!
 

Ciascuno di noi è fatto di luci ed ombre: di solito sappiamo cosa va fatto, però sentiamo qualcosa dentro che spesso ci manda in tutt’altra direzione


Per fortuna siamo quasi tutti un po’ più suonati, io per primo. E credo proprio che questa “suonatura”, questa irrazionalità, rappresenti anche il bello della vita. Ciascuno di noi è fatto di luci ed ombre: di solito sappiamo cosa va fatto, però sentiamo qualcosa dentro che spesso ci manda in tutt’altra direzione. E non intendo qui scrivere un trattato di psicologia facilitata (mica ne so abbastanza), ma vorrei soltanto spiegare perché ci tengo a fare certe raccomandazioni.

Perché lo faccio? Perché ho più esperienza, perché so come vanno le cose, perché sono uno di voi, perché non mi metto in cattedra, perché ai più giovani un consiglio o una tirata d’orecchi può servire, perché ripetere stai attento a dove metti le ruote può servire anche ai più esperti, perché uno può ascoltare oppure no, perché è importante comunque fare i conti con la realtà, perché mi sembra giusto.

Mesi fa uno di voi mi ha preso in giro con un bel verso di De Andrè: “si sa che le gente dà buoni consigli se non può più dare il cattivo esempio”. La canzone è Bocca di rosa, quella che metteva l’amore sopra ogni cosa. Ma non si adatta al mio caso. Il cattivo esempio qualche volta lo do ancora. Non sono un parruccone integerrimo e proprio per questo, forse, sono abbastanza credibile.

Ascolta l'audio di Nico nel box in alto a sinistra.


Argomenti

Caricamento commenti...