Nico Cereghini: “Ripensando a Elena”

Nico Cereghini: “Ripensando a Elena”
Nove giorni fa vicino a Roma ha perso la vita una motociclista di 26 anni. Caduta tra buche e radici affioranti. E un brutto pensiero ci assilla…
15 maggio 2018

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Ciao a tutti! E’ passata più di una settimana dalla morte di Elena, caduta dalla sua Hornet nei pressi di Roma sulla via Ostiense, tra buche e radici affioranti. Elena era una ragazza di 26 anni, sportiva, esperta motociclista, prudente. Ne abbiamo parlato: sarebbe finita contro il guard-rail dopo aver perso il controllo della Honda forse a causa del fondo stradale. Nessun testimone e –dicono- nessun altro veicolo coinvolto. E’ stato un dramma che ha distrutto una famiglia e che fa soffrire tutti noi.


E’ passata più di una settimana e un pensiero mi assilla: le buche e le radici, d’accordo, ma se ci fosse stato il concorso di un altro veicolo? E’ forse giusto che la mamma di Elena, oltre che con il dolore, debba convivere anche con il dubbio che la figlia sia stata distratta, o imprudente e troppo veloce in una strada limitata a 50 orari? Ci fosse stato un altro veicolo che non ha lasciato tracce? Un nostro lettore romano, Umberto, ha raccontato che mentre sorpassava un furgone su una strada analoga, quello ha deviato di colpo per evitare una buca, e lo ha spintonato contro una recinzione sul lato opposto. Umberto per fortuna era ben protetto e se l’è cavata; diversamente, in assenza di testimoni alla sua famiglia avrebbero detto: “deve aver perso il controllo della moto, forse andava forte”.


E io da anni mi domando: i rilievi sui luoghi degli incidenti sono fatti sempre in modo professionale? Mi risulta che soltanto la Polizia Stradale ha un modulo unico da compilare lì per lì, e le altre Autorità si adoperano come possono, ispirandosi a quel modulo che peraltro è molto sintetico e non concede spazio a descrizioni approfondite. In caso di incidente mortale, naturalmente il Comando intervenuto dispone il sequestro dei mezzi ed “effettua gli accertamenti necessari”. E se ci sono tracce di un veicolo che si è dato alla fuga, e testimoni e magari telecamere (qualcuno comincia a pensarci anche per il proprio mezzo), risalire alle responsabilità è possibile; ma viceversa immagino che l’indagine (obbligatoria quando le lesioni superano i quaranta giorni) finisca con l’archiviazione. Per mancanza di tempo, di risorse, di volontà. E mi disturba moltissimo il pensiero che un automobilista o un motociclista, magari colpevole di aver provocato l’incidente di Elena, possa farla franca.


Certo, decenni di incuria hanno messo le strade italiane in condizioni disastrose, e la crisi socio-economica non autorizza ottimismi. Non siamo ingenui, ma qualcosa in più collettivamente si potrebbe fare: certamente migliorare i criteri dei rilevamenti, e magari formare a livello nazionale uno staff di esperti che analizzino i casi più gravi e più dubbi; studiando in modo scientifico i segni al suolo, i danni al veicolo, le lesioni riportate dalla vittima. Tra i nostri tanti lettori ci sono operatori e agenti: qualcuno di loro ha segnalazioni o proposte da fare?

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