Nico Cereghini: “Pedrosa e Savadori, basta! Rischio inaccettabile”

Nico Cereghini: “Pedrosa e Savadori, basta! Rischio inaccettabile”
Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
E’ Virginio Ferrari, nella diretta con lo Zam, ad affrontare il problema con pragmaticità. E’ come con l’uomo in mare, dice: se il pilota o la sua moto restano in pista ci si deve fermare. Certo non è una faccenda semplice, ma qualcosa bisogna fare. E presto
  • Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
9 agosto 2021

Ciao a tutti! Virginio Ferrari è uno matto. Lo dico in senso buono e intendo fargli un complimento. E’ un cavaliere d’altri tempi, uno che ha dei valori, che dà un tale peso alle parole da sacrificare, se occorre, anche i suoi interessi personali.

Se lo avete seguito ieri sera nel live con lo Zam, avrete certo notato con quale cura Ferrari cerca le parole giuste per essere chiaro sempre, anche a rischio di selezionare il pubblico. Un po’ folle e un po’ santo: in nome della parola data, a suo tempo ha rotto rapporti milionari e sfidato i tribunali.

Ho affetto e stima per Virginio Ferrari. E ieri sera ho apprezzato una sua uscita assolutamente originale. E’ da un pezzo che sappiamo come l’investimento del pilota che cade sia purtroppo l’evento più grave e più funesto, rispetto al quale nessuno sembra trovare soluzioni.
Ebbene Virginio se ne esce con la cosa più ovvia: “si ferma tutto, come quando c’è un uomo in mare”.

So che non è semplice come può sembrare. Ferrari porta l’esempio di Hockenheim, maggio 1989: quel giorno l’italo-venezuelano Ivan Palazzese, ventisette anni, cadde e fu travolto nella corsa delle 250.
Al secondo giro Preining finì a terra per un grippaggio e Ivan, nel cambio di traiettoria per evitarlo, si toccò con un altro pilota e cadde a sua volta. Fu travolto da un francese, Bonhuil, che si ferì gravemente.

Ero lì vicino, un inferno: Virginio, che si era buttato prontamente fuori pista, fu il primo a soccorrere Palazzese tentando un disperato massaggio cardiaco, la direzione gara impiegò due giri per esporre la bandiera rossa, il gruppo rischiò la strage sfrecciando nuovamente sul teatro del dramma.
Ivan morì sull’elicottero che lo portava all’ospedale. Ancora oggi, nel parlarne, Ferrari fatica a controllare la commozione.

Prendiamo il caso di domenica, con Pedrosa e la sua KTM a terra in pista all’uscita della curva 3. Chi ha visibilità lo evita facilmente, chi è coperto scarta all’ultimo momento, Savadori è in coda e non fa in tempo e prende la moto. Si può accettare che questo possa capitare potenzialmente ogni domenica, con rischi incalcolabili, senza fare nulla? Ferrari dice: basta, è come l’uomo in mare!

Soltanto utopia? Pensate a una piccola regola chiara: qualora una moto o un pilota siano a terra occupando anche parzialmente la pista, la gara viene sospesa all’istante; con warning immediato sul dashboard, accensione simultanea della luce di coda su tutte le moto e l’obbligo, per tutti i piloti, di rallentare immediatamente.

Lo so che non è così semplice, che sono da valutare attentamente le possibili complicazioni, che in qualche caso tutto questo potrebbe non bastare, che il palinsesto televisivo ne potrebbe soffrire e bla bla bla. Ma l’alternativa qual è? Continuare a correre rischi enormi senza fare nulla? Virginio ha lanciato il sasso e volentieri ci provo anch’io.