Nico Cereghini: "Una giornata da Fantozzi"

Nico Cereghini: "Una giornata da Fantozzi"
Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
Il ricordo di una vecchia uscita con una Ducati in prova: una giornata disastrosa cominciata male e finita peggio. Ma sarà capitata anche a voi una passeggiata fantozziana… | N. Cereghini
  • Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
25 maggio 2010

Punti chiave


La Ducati Darmah 900 del ’78 è bruttina, vista con gli occhi attuali. Ed era brutta anche allora, tanto che il sito ufficiale Ducati preferisce non ricordarla. Ma certo non meritava la pena che le inflissi nel giorno più fantozziano della mia carriera: scaraventata due volte per terra nella stessa uscita.

Avevo scelto il Sassello, passo ameno in provincia di Savona. Primavera bella e calda. Ero in collina, ancora sul versante piemontese, e da qualche chilometro le gomme scivolavano parecchio. Strada sporca. Avevo ridotto il passo quando, all’entrata di un piccolo borgo, un gruppetto di anziani sulle sedie allineate al sole mi fa ampi cenni di andar piano. Pavidi, più piano di così –penso sbagliando- non si può. Ma alla prima curva, un tornante a destra tra le case, zuccata sull’asfalto: neanche il tempo di abbozzare una reazione, come se avessi messo le ruote sul ghiaccio.

I bravi vecchietti mi raggiungono trafelati mentre recupero la moto. «Ti avevamo avvertito di rallentare- mi sgridano tutti in coro- domenica scorsa sono caduti ben quattro motociclisti proprio su questa curva!» Per farla breve: asfalto levigato come vetro, si fatica a stare dritti anche a piedi. Danni fisici quasi niente, ma il lato destro della moto è conciato: si è spaccata la pompa sul manubrio e sono senza il freno anteriore, mentre la leva di quello posteriore è girata di 180 gradi. La riporto quasi in loco e amen, uscita rovinata, non mi resta che rientrare. E prendo la strada per Ovada.

Per qualche chilometro ci sto attento: con il solo freno posteriore, per di più con il comando troppo alto, c’è poco da andar forte. Ma progressivamente prendo un buon ritmo, il bicilindrico ha un bel freno-motore e la strada lungo il fiume ha tante belle curve da terza, tonde e regolari. Tranne una. Blocco la ruota, la moto si intraversa, volo via prima di finire in acqua. E questa volta picchio forte il lato sinistro, un male boia alla scapola. Porca vacca, due voli al giorno, che idiota che sono, e l’inventario mi dice che la moto sta anche peggio: è partita pure la leva della frizione, e il pedale del cambio è ridotto a un moncherino di tre centimetri. Giuro.

Senza freno davanti, senza frizione e con un pezzetto di cambio. Si può? Si può: si mette il folle, si

In qualche modo arrivo fino a Milano. Piano, molto piano, con la certezza di essere il motociclista più fesso del mondo.

avvia il motore, si spinge forte la moto come un pilota d’altri tempi (quei tempi) si salta su e si ingrana la prima con un pelo di gas. Poi con calma si cerca magari una terza con il tacco dello stivale e si viaggia sui 50 all’ora. Sperando di non trovare ostacoli improvvisi. Ad Alessandria passo dall’amico Termignoni, che infila il pedalino del cambio (di un cinquantino) sul perno millerighe e raddrizza un po’ meglio il pedale del freno. Di più non poteva fare. In qualche modo arrivo fino a Milano. Piano, molto piano, con la certezza di essere il motociclista più fesso del mondo.

Però, dai, chissà quanti di voi hanno vissuto una giornata da Fantozzi su due ruote.