Nico Cereghini: "Collezionisti o garagisti?"

Nico Cereghini: "Collezionisti o garagisti?"
Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
Sono rimasto incredulo davanti alle immagini della collezione confiscata alla famiglia Grossi. Moto e auto saranno davvero vendute all’asta, oppure resteranno a marcire in qualche cortile come molti di voi già suggeriscono? | N. Cereghini
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2 dicembre 2014

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Ciao a tutti! Anch’io, come molti di voi, sono rimasto incredulo davanti alle immagini della collezione confiscata alla famiglia Grossi. Ricorderete, quella brava gente lombarda che ha frodato il fisco con le maxi-bonifiche per almeno 170 milioni di euro. Abbiamo pubblicato il video venerdì scorso. I comunicati della Procura parlano di quasi trecento auto, centosessanta moto, e poi motoscafi e barche a vela; ma secondo me sono stime che difettano un bel po’. Altro che due minuti e 33” di video, servivano almeno venti minuti per dare un’idea un po’ meno sommaria di tutte quelle meraviglie a due e quattro ruote.
 

Le Lambrette sono tutte in fila, in alto su un cornicione del garage, e sono almeno una ventina; poi le Rumi, le Bianchi, le Guzzi con molti pezzi da competizione, alcune splendide Gilera con un’ampia dose di modelli Regolarità. E le BMW. Tutte quelle BMW d’epoca sono veramente impressionanti, sono riuscito a contarne almeno trentaquattro prima di arrivare all’angolo più lontano del garage, dove una grossa intrusa (una 1100 GS) nasconde la fila. E poi ancora, oltre alle Lancia, Rolls, Bentley, supercar Ferrari e Lamborghini, tutte quelle Porsche. Non sono un esperto delle auto sportive tedesche, ma quell’infilata di 911 (una quarantina pure loro) mi sconcerta per due ragioni: sono quasi tutte uguali, stessa serie, e c’è tutta la gamma delle tinte! Quella non è una collezione, mi sono detto, quello è il magazzino di un concessionario sepolto da una frana negli anni Ottanta e avventurosamente tornato alla luce. Roba da garagisti.
 

Quella non è una collezione, mi sono detto, quello è il magazzino di un concessionario sepolto da una frana negli anni Ottanta e avventurosamente tornato alla luce


Ma che logica seguiva, l’esimio e defunto signor Giuseppe Grossi, per raccogliere i suoi pezzi pregiati? Difficile immaginarlo, pazzo non doveva esserlo, probabilmente ha rilevato le collezioni complete di qualche facoltoso appassionato o appunto di qualche concessionario in fallimento. Me lo vedo, con la mano sulla tasca posteriore dei calzoni, chiedere con la voce grossa: “Ciapi mi tus cos, s’el custa?” Prendo tutto io, quanto costa?


Personalmente –lo dico ai periti del Tribunale, quando dismetteranno tutta la baracca- delle auto non mi importa nulla e sono interessato a due moto: quella R69S bianca in mezzo alla fila delle BMW bicilindriche (se viene via per poco) e poi una delle due Gilera 124 Regolarità Casa gemelle, nel grigio metallizzato ufficiale. E la domanda è spontanea: saranno davvero vendute all’asta, moto e auto, oppure resteranno a marcire in qualche cortile come molti di voi già suggeriscono? Perché qui in Italia di collezioni abbandonate ce ne sono parecchie. Me ne segnalano almeno due. La prima sarebbe a Milano: dopo aver ridotto lo spazio delle moto d’epoca nel Museo della Scienza e della Tecnologia, sembra che molti pezzi siano stati trasferiti in un seminterrato al freddo e all’umido. E lì giacciano dimenticati da tutti… in avanzato stato di decomposizione. E il secondo caso sarebbe ancora più clamoroso. Mi dicono che parte della collezione di Ivano Beggio, rilevata dal gruppo Piaggio insieme a tutto il resto, giaccia abbandonata a Noale. La mia fonte è verificata. La Piaggio può essere più precisa in proposito?

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