Multe stradali 2026, niente aumenti: il governo blocca i rincari nel decreto Milleproroghe

Multe stradali 2026, niente aumenti: il governo blocca i rincari nel decreto Milleproroghe
Il Consiglio dei Ministri conferma lo stop agli adeguamenti biennali delle sanzioni del Codice della Strada. Gli importi restano invariati evitando il rincaro dell'1,8% previsto dall'Istat. È la seconda volta in tre anni che l'esecutivo congela gli aumenti automatici legati all'inflazione
12 dicembre 2025

Le multe stradali non aumenteranno nel 2026. Il Consiglio dei Ministri, riunito a Palazzo Chigi nel tardo pomeriggio di giovedì 11 dicembre 2025, ha approvato il decreto Milleproroghe che, tra le sue 16 disposizioni urgenti, include il blocco degli adeguamenti biennali delle sanzioni previste dal Codice della Strada. Una decisione che evita ai cittadini italiani un rincaro dell'1,8% sulle contravvenzioni, calcolato sulla base dell'inflazione registrata dall'Istat nell'ultimo biennio.

Gli importi delle sanzioni amministrative pecuniarie resteranno quindi invariati per tutto il prossimo anno, replicando quanto già fatto dal governo nel 2023 quando venne scongiurato un ben più consistente aumento del 15,6%.

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Il decreto Milleproroghe e le misure approvate

Il provvedimento omnibus approvato dal governo guidato da Giorgia Meloni contiene una serie di disposizioni urgenti in materia di termini normativi che toccano diversi ambiti della vita amministrativa e sociale del Paese. Oltre al congelamento delle multe stradali, il decreto introduce norme sui Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP), sulla disciplina delle intercettazioni, sulle decontribuzioni per i giovani lavoratori e sulla nomina dei commissari in vari settori.

Il testo ufficiale, per quanto riguarda specificamente le sanzioni stradali, recita: "Misure economiche e regolatorie: sospeso anche per l'anno 2026 l'aggiornamento biennale delle sanzioni pecuniarie previste dal Codice della strada". Una formulazione che non lascia spazio a interpretazioni e che conferma la volontà dell'esecutivo di non gravare ulteriormente sulle tasche degli automobilisti italiani, già alle prese con il caro carburanti, l'aumento dei costi assicurativi e le spese di manutenzione dei veicoli.

La decisione arriva in un momento particolare per la mobilità italiana, con il nuovo Codice della Strada recentemente riformato che ha introdotto sanzioni più severe per alcune violazioni, in particolare quelle legate alla guida in stato di ebbrezza, all'uso del cellulare alla guida e alla velocità eccessiva. Il blocco degli aumenti legati all'inflazione rappresenta quindi un elemento di continuità in un quadro normativo che sta comunque diventando più rigoroso.

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Come funziona l'adeguamento automatico delle multe

Il meccanismo dell'adeguamento biennale delle sanzioni stradali è previsto dall'articolo 195 del Codice della Strada, che stabilisce un principio apparentemente semplice ma dalle conseguenze concrete per milioni di utenti della strada. La norma recita testualmente che "la misura delle sanzioni amministrative pecuniarie è aggiornata ogni due anni in misura pari all'intera variazione, accertata dall'Istat, dell'indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati - media nazionale - verificatasi nei due anni precedenti".

In pratica, ogni ventiquattro mesi gli importi delle multe dovrebbero essere rivisti al rialzo (o, teoricamente, al ribasso) per allinearsi all'inflazione reale registrata nel biennio precedente. L'indicatore di riferimento è il FOI (Famiglie di Operai e Impiegati), che misura la variazione dell'indice dei prezzi al consumo per questa specifica categoria di lavoratori, considerata rappresentativa della popolazione italiana media.

Questo meccanismo automatico è stato concepito per mantenere inalterato nel tempo il valore reale delle sanzioni, evitando che l'erosione del potere d'acquisto della moneta renda le multe progressivamente meno efficaci come deterrente. Tuttavia, in periodi di forte inflazione o instabilità economica, l'applicazione rigida di questa norma può risultare impopolare e gravosa per i cittadini.

La storia recente: dagli aumenti ai blocchi

Per comprendere appieno la portata della decisione governativa, è utile ripercorrere la storia recente degli adeguamenti delle multe stradali. Nel 2019, l'aggiornamento biennale aveva portato a un incremento del 2,4% delle sanzioni, in linea con l'inflazione moderata del periodo precedente. Un aumento tutto sommato contenuto e assorbito senza particolari proteste dall'opinione pubblica.

La situazione è cambiata radicalmente con la pandemia di Covid-19 e le sue conseguenze economiche. Nel 2021, per la prima volta da anni, l'inflazione biennale si è rivelata negativa (-0,2%), il che avrebbe teoricamente dovuto portare a una riduzione degli importi delle multe. Tuttavia, il meccanismo di adeguamento non prevede riduzioni significative e la questione è passata quasi inosservata.

Il vero banco di prova è arrivato con il 2023, quando l'inflazione galoppante post-pandemica avrebbe dovuto tradursi in un incremento delle sanzioni del 15,6%. Si sarebbe trattato di una vera e propria "maxistangata" per gli automobilisti italiani: una multa per divieto di sosta che costava 42 euro sarebbe passata a quasi 49 euro, mentre le sanzioni più pesanti, come quelle per eccesso di velocità o guida in stato di ebbrezza, avrebbero subito aumenti proporzionalmente ancora più consistenti.

In quell'occasione, il governo decise di intervenire con la Legge di Bilancio per il 2023, sospendendo l'adeguamento automatico. La decisione fu motivata dalla volontà di non aggravare ulteriormente il carico economico sulle famiglie italiane in un periodo di forte tensione inflazionistica e incertezza economica. Ora, a distanza di tre anni, la storia si ripete con modalità simili, anche se il contesto inflazionistico è migliore.

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Fonte: La Gazzetta dello Sport

Immagine: ANSA/DIS

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