La parabola di Danny Kent: dal titolo mondiale alla pena detentiva

La parabola di Danny Kent: dal titolo mondiale alla pena detentiva
Luciano Lombardi
Seppure sospesa per un anno dalla condizionale, rappresenta una macchia piuttosto rilevante per il pilota britannico, immediatamente licenziato dal team con il quale correva nella Superbike nazionale
16 agosto 2019

Danny Kent, il campione del mondo di Moto3 e primo britannico ad aver vinto un Mondiale dopo Barry Sheene nel 1977 l'ha fatta grossa: è stato riconosciuto colpevole di aver avuto con sé un coltello da cucina con la lama da sei pollici durante una rissa.

I fatti si riferiscono a un episodio avvenuto lo scorso marzo quando un 63enne ha dichiarato di essere stato colpito dal fratello del pilota - che oggi corre nella Superbike inglese - e di aver visto sopraggiungere quest'ultimo che l'avrebbe spintonato lasciando cadere l'arnese.

Kent ha ammesso le accuse dichiarando che alla base della vicenda c'era la riscossione di un debito e di essere intervenuto perché pensava che suo fratello fosse vittima di un'aggressione ma che non avrebbe mai usato il coltello, che “aveva con sé - come ha spigato l'avvocato durante l'udienza - per aprire le scatole”.

La sentenza ha stabilito per il pilota britannico una condanna di quattro mesi di carcere sospesa dalla condizionale per un anno e una pena pecuniaria di 115 sterline di risarcimento alla vittima oltre che 85 di spese. Un impegno economico di poco conto, dunque, neppure paragonabile a quello derivato dall'immediato licenziamento da parte del suo team, che l'ha già rimpiazzato con Gino Rea.