Kris Odwarka parla della Husqvarna Usa

Kris Odwarka parla della Husqvarna Usa
Massimo Zanzani
Il manager della filiale statunitense ha raccontato a Moto.it quali sono i programmi della Casa varesina nel mercato d'oltreoceano | M. Zanzani
15 febbraio 2012


Oggi è il direttore della Husqvarna North America, ma Kris Odwarka ha iniziato dalla gavetta pulendo i garage e tenendo in ordine gli attrezzi da meccanico prima in una azienda del Colorado e poi New Mexico, sulle cui montagne nel 1969 ha iniziato a fare motocross ed enduro. «Ricordo che in New Mexico non c'era tanta gente come oggi - spiega Odwarka -, adesso ha più abitanti della Germania mentre quando ero un ragazzo c'erano solo 83.000 abitanti in tutto lo Stato quindi prendevi la moto e da casa ti infilavi direttamente nel deserto senza problemi. Non ero però un gran pilota, ed ecco perché adesso faccio un altro mestiere. Nel frattempo ho lavorato presso concessionari americani BMW di moto e di auto, quindi direttamente per la filiale statunitense dell'azienda bavarese per poi trasferirmi in Europa dove ho lavorato a Monaco per undici anni, mentre dall'anno scorso sono Presidente dell'Husqvarna USA».


Il primo gennaio dello scorso anno avete spostato la sede dal New Jersey alla California, come è nata questa decisione?
«E' stato un passo molto importante, perché dopo aver acquistato l'Husqvarna la BMW si è prima focalizzata sulla qualità e sulle capacità produttive, successivamente sull'ampliamento della rete di vendita internazionale dei Paesi importatori in tutto il mondo e, nel caso degli USA, di espandere la propria presenza tramite i concessionari BMW. Di conseguenza si è deciso di traslocare a Corona perché è il centro mondiale del motocross, dove fanno base i team, i fornitori, i centri di sviluppo e c'è un sacco di spazio per girare in moto e quindi fare anche le prove. Da quel momento abbiamo aumentato di due volte e mezzo il numero di dipendenti, triplicato il numero delle persone che lavora al servizio pezzi di ricambio, e abbiamo investito nel mercato per raggiungere gli obiettivi che ci siamo posti».


Un occhio di riguardo è dato anche al servizio di assistenza.
«Sul mercato europeo una quota tra il 50 e il 60% è relativo al ricavato della vendita di moto nuove, e solo il restante riguarda i pezzi di ricambio, negli Stati Uniti è invece abbastanza diverso. All'utente americano piace infatti mettere le mani e personalizzare la propria moto, tanto che il profitto sulla vendita delle moto e sull'assistenza era solo il 18%, il resto era sulla vendita dei pezzi di ricambio, abbigliamento, scarichi, gomme. La gente qui la moto la consuma, e un proprietario si aspetta di spendere ogni anno in articoli per la moto una cifra pari al valore della moto nuova. Qui la moto se la godono, si divertono e la usano molto. Va da sé che negli USA e in Canada la vendita dei ricambi speciali o di serie è molto più importante che in Europa, per cui è logico che curiamo bene anche questo settore».


Avrete quindi dipendenti dotati di una buona esperienza, magari ex piloti.
«Assolutamente sì, la scelta di BMW è stata di puntare sulla qualità e investendo sul marchio Husqvarna cerchiamo di avvalerci della gente migliore. Ad esempio volevamo avere un buon marketing per cui abbiamo assunto Corey Eastman che per 14 anni è stato vice presidente di Cycle World, una delle più popolari riviste di moto del mondo, per le vendite abbiamo assunto il sales manager della KTM che era con loro da dodici anni, per l'assistenza post vendita abbiamo Andy Jefferson che ha lavorato 27 anni per la gestione precedente ma che per otto stagioni è anche stato un pilota ufficiale Husqvarna Pro Circuit e ha corso il National negli anni '70 e '80. Eccezionali talenti individuali, che uniti in un team sono potenti ed efficienti. Per lo staff sul campo abbiamo un tecnico che è stato meccanico personale di Jeremy McGrath ed un altro che ha seguito il campione enduro Kurt Caselli, uno dei componenti ha vinto otto medaglie alla Sei Giorni, un altro è in lizza per vincere la 17esima medaglia agli I.S.D.E. rompendo il record di tutti i tempi. Tutti sanno andare bene in moto, e tutti capiscono il significato di andare in moto, incluso il mondo delle gare».


Tra i vostri obiettivi c'è anche quello di personalizzare la gamma per far sì di avere modelli adatti al mercato americano.
«Esatto, c'è una comunicazione costante tra Italia e Stati Uniti riguardo a quello che i nordamericani vogliono quando scelgono una moto. Nel motocross, tipicamente, il setting delle sospensioni e del motore inizia qui e viene adattato per l'Europa, per l'enduro è il contrario. La persona che lavora per Corey allo sviluppo dei prodotti rimane periodicamente a Varese lavorando spalla a spalla con gli ingegneri e con il reparto di pianificazione dei prodotti».


Come viene invece effettuato lo sviluppo per quanto riguarda il reparto corse?
«Abbiamo diversi team che partecipano nelle diverse categorie del fuoristrada alle competizioni di più alto livello, che migliorano costantemente le moto, fanno dei test, e tutte le informazioni raccolte vengono raccolte ed inviate costantemente in Italia. E gli ingegneri e i progettisti italiani vengono negli Stati Uniti a vedere le gare, a imparare dai piloti e a studiare le moto, a sperimentare i vari tipi di gare».


Nei vostri piani futuri ci sono il National e il Supercross?
«Credo che il primo passo sia di concentrarsi su quello che sappiamo fare meglio, ovvero quello che in Europa si chiama enduro e che da noi ha diverse sfaccettature. Husqvarna ha vinto molte Baja 1000, ha avuto le eccellenti prestazioni all'I.S.D.E. e ai campionati nazionali americani dove si è imposta nove volte, delle quali otto a fila. Certo che puntiamo anche al motocross, abbiamo buoni punti di forza e la TC250 è una moto eccellente ma non è un'area in cui possiamo addentarci completamente in questo momento».


Com'è la situazione del mercato ad oggi, riguardo la vendita delle moto fuoristrada?
«Il 43% delle offroad vendute è negli Stati Uniti, mentre il Canada rappresenta il 7%. Lo scorso anno la quota di mercato è calata, così come ogni anno dal 2007, e al momento è la metà dei numeri di maggior diffusione, ma nonostante il mercato difficile Husqvarna ha raggiunto il più alto livello di vendite mai raggiunto da quando è con BMW, più alto persino degli anni pre-crisi, e la nostra quota nel mercato americano è quasi raddoppiata tra il 2010 e il 2011».
 

Per quanto riguarda invece le moto stradali?
«Dopo il notevole successo riportato in Europa dalla Nude stiamo considerando di portarla anche nel mercato americano, ma deve avere un prezzo equo perché è quello che oggi chiedono i consumatori statunitensi. Confrontato con il mercato globale delle moto, il segmento delle stradali è una piccola fetta visto che l'anno scorso negli Stati Uniti ne sono state vendute circa 370.000, delle quali solo il 5% naked o tradizionali. Qui il mercato è molto diverso, la gente ama le Cruisers, imponenti moto da turismo che rispecchiano le notevoli dimensioni di camion e delle auto, addirittura una bicilindrica da 900 cc è considerata una moto medio-piccola, mentre nella fascia delle supersportive una 600 cc è una moto da principianti tanto che la maggior parte delle moto stradali vendute negli Stati Uniti ha più di 1000 cc».
 

I successi del passato e la grande tradizione Husqvarna vi aiuta sicuramente a mantenere alto il brand presso un pubblico piuttosto attempato, come agite nei confronti delle generazioni più giovani?
«E' un punto sul quale ci stiamo focalizzando con attenzione, ed è il motivo che ci ha spinto a scegliere un prezzo molto aggressivo per le nostre CR e WR 125 2T, che include anche il kit 144cc rendendole accessibili a sempre più piloti e categorie di gara. Ma bisogna anche capire il mondo delle corse fuoristrada in America, basato molto sulla figura del mentore. I giovani infatti non possono guidare un SUV o un Van, e nemmeno una moto di grossa cilindrata, e il legame che possono avere col motocross è tramite un pilota più esperto di loro che dice: questa è una moto, questo è uno stile, sei stai su una Husqvarna sei sulla regina delle moto. Gli americani in fondo sono dei nostalgici, probabilmente perché abbiamo una storia molto recente, per noi gli anni sessanta e settanta sembrano lontanissimi, non come in Europa dove la storia va indietro di centinaia e centinaia di anni. Le auto che vanno per la maggiore sono macchine "sentimentali": la Mini sta andando molto bene, la Volkswagen pure col nuovo Maggiolino, il design della Ford Mustang richiama quello degli anni '60, auto create in omaggio a modelli precedenti. Questo aiuta il marchio Husqvarna che è stato un'icona degli anni d'oro, uno dei pionieri del motocross anche per i collezionisti che sono in numero sempre crescente, ci sono tre favolosi musei di moto da cross nel giro di cento miglia, e una ha le Husqvarna più rare che esistono al mondo, non le hanno nemmeno in Svezia e Italia messe insieme. Un altro ha 800 moto tra giapponesi e Husqvarna tutte raffreddate ad aria di cilindrata e anni diverse e tutte in perfette condizioni. Poi c'è un altro signore che ha gareggiato nel campionato nazionale su pista, un bravo pilota che fa ancora qualche gara Over Sessanta Expert di motocross e che possiede quattro collezioni importantissime con probabilmente le più antiche moto da cross che si possano trovare, persino con telaio in acciaio pressato, delle Benelli, la prima Yamaha con ammortizzatore singolo, la prima Husqvarna a due cilindri e la prima a quattro tempi».


A proposito dei giapponesi, non deve essere facile competere con loro.
«E' vero, per questo se scegliessimo di competere nel Supercross e nel National avremmo ben cinque avversari, mentre concentrandoci per ora su quello che sappiamo fare meglio ovvero l'enduro e le sue diramazioni abbiamo solo un antagonista e mezzo, considerato che oltre a KTM c'è Yamaha ma che è coinvolta solo a metà. Con la nostra TC 250 abbiamo guadagnato terreno, e con la 310 abbiamo qualcosa che i giapponesi non fanno e che è molto apprezzata dai tanti amatori che vogliono un mezzo facile e divertente, che esalta l'abilità di guida e dotata di una potenza sfruttabile al massimo».


Quali obiettivi vi siete posti?
«Attualmente negli Stati Uniti per quanto riguarda il motocross si può dire che ci sono le Grandi Cinque e Husqvarna. Bene, in futuro vogliamo che si parli delle Grandi Sei, essere considerati al pari di giapponesi e KTM non solo per impatto sul mercato, dove siamo già messi bene, ma in termini di quantità. Abbiamo un piano decennale che rispecchia il modo di pensare di BMW, durante il quale vogliamo competere nel numero totale di pezzi venduti, nelle singole aree e in qualità delle competizioni».