Nico Cereghini: "La sfiga non c'entra"

Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
Nella vita sono caduto con la moto in tutti i modi, anche da fermo, nella stiva del traghetto. Capita. Quello che conta è proteggersi bene, anche in città e d'estate. Perché non esiste la tecnica per non farsi male | di N. Cereghini
  • Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
20 gennaio 2010


Nella vita sono caduto con la moto in tutti i modi, e parlo delle cadute in perfetta autonomia, quelle senza alcuna responsabilità altrui.
Sono caduto da fermo nell’area di servizio, sul ghiaietto a cinquanta all’ora, sulla neve toccando appena i freni, in una rotonda cittadina per una macchia d’olio, nella stiva del traghetto con la moto stracarica, sullo sterrato per una perdita dell’avantreno, in qualche curva in pista per aver piegato troppo, al Mugello a 230 all’ora per il grippaggio simultaneo di tre pistoni su quattro. 

Il nostro Aimone ci mostra una caduta decisamente plastica, ma senza conseguenze
Il nostro Aimone ci mostra una caduta decisamente plastica, ma senza conseguenze


Ho provato tutto, non mi manca niente. Grazie al cielo ne sono uscito indenne, quasi sempre. Fifa tanta, un po’ di frustrazione nelle cadute da fermo, danni modesti.
E questa settimana - anche se la caduta è un argomento che si affronta malvolentieri rifugiandosi nella strizzatina alle palle - proprio di questo voglio parlare.

Si cade, e al primo posto deve esserci la preoccupazione di non cadere perché non si sa mai, non è detto che i danni siano sempre proporzionati alla velocità. A 230 all’ora mi sono levigato una mano e mi hanno messo tre punti, ma mia sorella, con la bici al semaforo, si è rotta una vertebra. Dunque, prudenza.
Si cade, al 90 per 100, per un nostro errore. La sfiga qualche volta interviene, sì, ma è un evento rarissimo. 
 

La sfiga qualche volta interviene, sì, ma è un evento rarissimo


Mi viene in mente il solo caso di Doriano Romboni, bel pilota degli anni Novanta, che andò da un mago perché non ne poteva più di incidenti, e quello gli disse lasciami una tua foto e torna tra una settimana per il rito.
E dopo una settimana Romboni tornò ma il mago era morto. Lì qualche domanda bisognava porsela, ma chi evoca sempre la sfiga per me è un fesso.

Si cade e non esiste la tecnica per non farsi male. Certo, è meglio strisciare che rotolare, raccogliersi invece che lasciarsi andare. Ma poi dipende dalla sorte, e l’unica cosa che conta è non trovare un ostacolo sul quale schiantarsi.
E siccome una volta o l’altra può succedere di cadere, quello che più conta è proteggersi bene. Casco integrale, guanti sicuri, giacca con protezioni per spalle e gomiti, pantaloni robusti, stivali o scarpe alte. In inverno coprirsi è indispensabile per difendersi dal freddo, ma le protezioni servono anche quando fa caldo, anche in città d’estate.
E anzi è proprio lì che ci si fa più male: ai colpi si aggiungono le abrasioni, alle ammaccature le ustioni. Conosco gente che si è fatta un mese d’ospedale per una scivolata a settanta all’ora. Spelata fino all’osso.

E adesso strizzate pure le palle o toccate ferro, ma intanto la lezione è memorizzata. 

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