In moto in salute: la lesione del legamento crociato anteriore

In moto in salute: la lesione del legamento crociato anteriore
Il dott. Lorenzo Boldrini, motociclista e Medico dello Sport presso il Centro di Riabilitazione per lo Sport Isokinetic, ci parla delle lesioni al legamento crociato anteriore del ginocchio
12 maggio 2011


Cari motociclisti, una delle più frequenti patologie traumatiche del ginocchio è la lesione del legamento crociato anteriore. Se ne sente spesso parlare anche perché è facile avere l’amico o il conoscente che giocando a calcio, sciando o dopo un trauma da caduta in moto abbia riportato questo tipo di lesione. In effetti capita di frequente nella pratica clinica ambulatoriale quotidiana imbattersi in questo tipo di problema che di per sé non è “grave”, dal momento che si sopravvive benissimo anche senza il legamento crociato anteriore, ma che può risultare seriamente invalidante soprattutto per i giovani e per chi pratica attività sportiva.

Dov’è e cosa fa esattamente il legamento crociato anteriore?


Questo legamento si trova all’interno del ginocchio e decorre dalla tibia al femore, dall’avanti all’indietro, incrociandosi con il legamento crociato posteriore assieme al quale garantisce la stabilità del ginocchio nei movimenti di rotazione e di scivolamento anteriore della tibia sul femore. In parole più semplici in caso di lesione del legamento crociato anteriore potremo avere un ginocchio che “cede” durante semplici movimenti, come girarsi ruotando sul ginocchio, scendere un gradino o ancor di più nell’attività sportiva con situazioni che comportano cambi di direzione e salti. In definitiva chi ha questo tipo di lesione non sentirà a posto il proprio ginocchio e soprattutto si esporrà al rischio di nuovi traumi distorsivi che possono a loro volta portare a lesioni associate ad esempio di menischi e cartilagine. Un altro problema è rappresentato dal fatto che in assenza del legamento crociato anteriore si espone il ginocchio negli anni ad un maggior rischio artrosico, proprio legato all’instabilità persistente che determina un’usura precoce dell’articolazione.


Come si risolve una lesione?

 
Per questi motivi nella gran parte dei casi è indicato, soprattutto nei soggetti giovani, l’intervento di ricostruzione legamentosa, che si effettua oggi in artroscopia con la ricostruzione del legamento crociato anteriore utilizzando un tendine prelevato dallo stesso ginocchio del paziente (più frequentemente il tendine rotuleo o il semitendinoso e gracile), oppure con tendine donato da cadavere.


I tempi di riabilitazione e recupero


In tutti i casi la riabilitazione dopo l’intervento è abbastanza lunga, con un tempo medio di ripresa della piena attività sportiva in media a 6 mesi dall’intervento. Questo non significa che per 6 mesi sarà sufficiente aspettare che il ginocchio guarisca da solo, ma che in questo periodo bisognerà dedicarsi ad un lavoro specifico per recuperare pienamente la funzionalità del ginocchio. In realtà i tempi di recupero non sono predeterminati, ma seguono in gran parte una progressione per criteri clinici e funzionali. Il paziente abbandonerà quindi le stampelle quando sarà effettivamente in grado di camminare (estensione completa, nessun o lieve gonfiore, assenza di dolore al carico, in media circa 3-4 settimane dopo l’intervento) e riprenderà a correre quando il ginocchio avrà raggiunto determinati criteri (assenza di dolore e gonfiore, flessione maggiore di 120°, estensione completa, adeguato tono muscolare in specie del muscolo quadricipite al 70-80% dell’arto sano); chi svolge regolarmente la fisioterapia post-intervento raggiunge quest’obiettivo in media dopo circa 3 mesi dall’intervento. Il ritorno invece ad attività sportive che richiedono movimenti di rotazione in carico, salti, atterraggi, ripartenze e altri gesti che sollecitano il ginocchio in modo importante (come ad esempio l’uso della moto fuoristrada) è consigliabile solo al termine della riabilitazione, una volta recuperato il 100% della funzione misurabile oggi oltre che con la visita medica anche con test funzionali (es. test di forza, test di salto, test di capacità motoria e reattività da campo).


Le fasi della rieducazione


La rieducazione procede quindi attraverso le varie fasi (risoluzione del dolore-infiammazione, recupero del movimento e della flessibilità, recupero della forza, recupero della coordinazione e del gesto specifico) in base al raggiungimento di specifici obiettivi clinici e funzionali valutati progressivamente dallo specialista della riabilitazione.

 

Isokinetic il centro dove esercita il dott Lorenzo Boldrini
Isokinetic il centro dove esercita il dott Lorenzo Boldrini

Nella nostra esperienza inoltre chi svolge l’ultima fase della rieducazione, che comprende esercitazioni assistite di tipo neuromotorio sul campo sportivo, ottiene un recupero più veloce rispetto a chi si autogestisce nella fase di ripresa sportiva, riducendo al contempo il rischio di re-infortunio. Per spiegare meglio il concetto di rieducazione neuromotoria è sufficiente pensare all’insicurezza che alcune ginocchia operate si trascinano anche per mesi (il paziente non si sente “sicuro”) con il conseguente instaurarsi di meccanismi di protezione, anche inconsapevoli, durante i movimenti in cui non ci si sente sicuri. Nel momento in cui ci troveremo ad affrontare uno sforzo non previsto (per esempio un appoggio in rotazione) il nostro ginocchio che di solito “proteggiamo” rischierà di infortunarsi nuovamente poiché non recuperato per la funzionalità completa. Un altro rischio di un recupero parziale dopo l’intervento è quello di usare troppo l’arto sano, che sfrutteremo oltre la norma nei gesti quotidiani e sportivi, con il possibile instaurarsi di patologie da sovraccarico a livello tendineo, muscolare o articolare. Quindi il consiglio è quello di non accontentarsi di un recupero a metà, ma di cercare di ottenere il 100% prima di tornare a svolgere regolarmente e in sicurezza l’attività sportiva anche sulla moto.


Lorenzo Boldrini