Harley-Davidson WLA del 1945: 700km con la moto di 68 anni fa

Harley-Davidson WLA del 1945: 700km con la moto di 68 anni fa
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Vi raccontiamo l’esperienza incredibile vissuta dal nostro amico Davide che da Piacenza ha raggiunto Abstat in sella a una moto della Seconda Guerra Mondiale. Ecco com’è guidare una moto di 70 anni fa
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11 giugno 2013


Vi raccontiamo l’esperienza incredibile vissuta dal nostro amico Davide che da Piacenza ha raggiunto Abstat in sella a una moto della Seconda Guerra Mondiale.
Ecco com’è guidare una moto di 70 anni fa, con il cambio al serbatoio e il pedale (!) della frizione. Pensate che l'acceleratore non ha la molla di ritorno.
Insomma non è per nulla facile, soprattuto se si guida una moto del genere su lunghe distanze (700 km), sotto la pioggia (da soli) e col traffico del nostro tempo. Per questo il viaggio di Davide ha il sapore dell'impresa e gli abbiamo chiesto di condividere coi lettori le tante emozioni (e qualche paura) vissute. 

Harley-Davidson WLA del 1945: 700km con la moto di 68 anni fa


E’ solo grazie all’amico Graziano Dainelli che sono riuscito a comperare e poi a restaurare questa Harley-Davidson WLA del 1945 (abbandonata in Italia dopo la Seconda Guerra Mondiale, ndr): ero al mercatino di Imola fresco di un risarcimento avuto da un infortunio in moto, quando mi sono imbattuto in questa moto in vendita. 

La moto andava bene, ma quando viaggi con mezzi così vecchi non puoi mai essere sicuro che tutto sia a posto, la rottura è sempre dietro l'angolo

Quindi comperata la moto avevo già deciso quale doveva essere il suo primo grande viaggio, ma per farlo dovevo riuscire a sistemare questo ferro arrugginito e nessuno meglio di Graziano poteva farlo.
Un restauro conservativo senza nessuna aggiunta di pezzi nuovi, anzi anche le cose che mancavano le abbiamo prese già arrugginite.
Il Grande appuntamento era la prima prova di coppa del mondo di MTB che il mio amico Marco Aurelio (Fontana, ndr) andava a fare, e io non volevo proprio mancare.
Non so bene come mai, ma ultimamente sono legato a Marco da queste avventure un po’perché mi piace compierle, un po’ perche so che mi capisce e che gli serve per gasarsi. Lui dice che un giorno andremo a fare la Parigi-Dakar.

Il kit di attrezzi per una moto di 70 anni fa


Il viaggio è più importante del mezzo con cui lo fai, ma la moto dà sensazioni che nessun altro mezzo ti da, ti fa entrare nei rumori negli odori e nei paesaggi che attraversi .
Dopo circa 6 mesi la moto era pronta da provare, e così sono partito per raggiungerlo. A causa del mal tempo non sono riuscito a fare tanta strada, ma la cosa non mi preoccupava.
La partenza era prevista per giovedì pomeriggio, avevo preparato con cura l’ occorrente per le emergenze: triangolo catarifrangente, giubbottino verde fluorescente, fanali a pila per gallerie , 1 kg olio motore e 1 kg olio cambio, candele e chiavi varie in pollici, tanto fil di ferro.

Il cambio è al serbatoio, come sulle vetture, la frizione è a pedale e va azionata con il piede e per farla staccare va sbloccata...

Per l’ abbigliamento il solito minimo indispensabile tutto in uno zaino militare ben legato al parafango.
La mattina non smetteva di piovere, la radio parlava di emergenza mal tempo, ho quasi pensato di non dover partire, ma alle 14 ha smesso ed è uscito un briciolo di sole.
Sono partito senza avvisare nessuno, nemmeno mia moglie, donna santa e devota al marito e a tutti i suoi capricci che in mia assenza ha lavorato tantissimo al mio posto al Mathis (il ristorante a Fiorenzuola d’Arda che merita una visita: si mangia da dio e nasconde tante sorprese per chi ama moto e auto d’epoca. Ndr).

In Svizzera i primi acciacchi


Marco via sms mi rincuorava dicendomi che in Germania c’era il sole (ma lo sapevo che era una palla), alle 16 ero “già “a Piacenza a bere un bel bicchiere di rosso, la moto andava benissimo e anche il tempo sembrava che tenesse. Appena fuori dal bar il cielo era nero e mi obbligava a mettere la tuta antipioggia che avrei tolto solo la sera.
Direzione Milano, arrivato a Cantù sono andato a salutare il cugino Fontana per bermi un altro bicchiere di Rosso Planeta. Riparto. Una frenata secca alla rotonda mi ha fatto scivolare la moto ma senza cadere. Se fino a qui pioveva ora diluviava ed io viaggiavo verso Lugano e a Bellinzona era ormai buio ed io avevo fame. Quindi mi sono messo subito a cercare da dormire.
Davide guida con il giusto orgoglio la sua Harley del '45. Con lei ha percorso 700 km in perfetta solitudine
Davide guida con il giusto orgoglio la sua Harley del '45. Con lei ha percorso 700 km in perfetta solitudine

La moto andava bene,  ma quando viaggi con moto così vecchie non puoi mai essere sicuro che tutto sia a posto e l’ inconveniente o la rottura ti si presentano anche quando sembra che tutto sia a posto.
Alla mattina dopo aver fatto una piccola manutenzione (tirare la catena, aggiungere olio,controllare la bulloneria che non si fosse allentata), sono ripartito direzione Gottardo. Logicamente diluviava ma questo lo sapevo già prima di partire.
Nel viaggio la moto iniziava ad andare male, non capivo se fosse un problema elettrico o di carburazione, così mi sono fermato all’Autogrill prima del tunnel (15 km) e ho provato a controllare dinamo e carburatore. Ma tutto era a posto . Per non rischiare ho chiesto a qualche camionista se mi poteva caricare la moto solo per il tunnel, ma nessuno si fidava.
Effettivamente ero un po’ zingaro. Allora ho chiesto a due motociclisti tedeschi se mi potevano stare dietro giusto per segnalare che c’era un veicolo particolarmente lento, loro hanno accettato e dopo 300 metri di galleria mi hanno superato e salutato.
In pochi possono capire cosa vuol dire essere in una galleria lunga 15 km con una moto che scoppietta, senza corsia di emergenza, con il fanale posteriore che per stare acceso deve essere tenuto premuto il freno posteriore e la paura di rimanere fermi ad ogni km . Quando sono arrivato ai 10 ero già tranquillo, in fondo per 5 km potevo anche spingere…

Alla meta


Magicamente al 14 km la moto inizia ad andare bene, capisco che il problema era la carburazione quindi con una regolazione che è sul carburatore potevo ottimizzare la carburazione, finalmente le mie paure se ne sono andate e ho capito che ad Abstat ci sarei arrivato.
Piccola sosta a pranzo e alle 19 sono alla meta. Come al solito l’ accoglienza del team manager Daniel e di tutta la Cannondale è stata fantastica: mi avevano preparato un parcheggio da star con tanto di tappetino.

Non c’è tempo per pensare, devi ascoltare il motore


Quando viaggio in moto, mi piace molto pensare e sognare ma questo viaggio me lo ha impedito: tutta la mia concentrazione era rivolta al motore, ero collegato al suo rumore, a come girava, a come carburava, al freno, al cambio, alla frizione.
Il cambio è al serbatoio, come sulle vetture, la frizione è a pedale e va azionata con il piede
Il cambio è al serbatoio, come sulle vetture, la frizione è a pedale e va azionata con il piede

Quella vecchia moto non mi dava tempo per rilassarmi. Il cambio è al serbatoio, come sulle vetture, la frizione è a pedale e va azionata con il piede e per farla staccare va sbloccata, per accelerare bisogna usare l’acceleratore che è sulla destra e l’anticipo che è sulla sinistra (praticamente bisogna accelerare sia a destra che a sinistra!) e non c’è una molla di ritorno (e quindi non puoi mai staccare le mani dal manubrio altrimenti la moto rimane accelerata).
Pensavo di potermi abituare dopo qualche km, ma in realtà nel traffico cittadino (ho fatto praticamente tutta strada normale) è un bel casino!
Ho fatto 700 km, 10 volte benzina (1 ogni 70 km) , ogni 200 km ho controllato gli oli, nel frattempo dal cielo cadeva 1 metro cubo di acqua al minuto; il viaggio è stato davvero una emozione unica.

La gara è andata bene: Marco è un po’ indietro nella preparazione a causa di una caduta, ha fatto i primi 3 giri in terza posizione pedalando con grinta poi ha iniziato a perdere posizione ma alla fine il risultato è stato soddisfacente. Chissà quale sarà il prossimo viaggio.

Davide - Mathis (Fiorenzuola d'Arda, Piacenza)