Ducati corre verso il centenario: tra asset strategici e nodi di sistema, la ricetta dell'AD Domenicali

Ducati corre verso il centenario: tra asset strategici e nodi di sistema, la ricetta dell'AD Domenicali
L'AD Ducati punta sul 2026: Márquez scelta strategica, e corse traino del brand. Ma su energia e dazi lancia l'allarme competitività. L'appello alle istituzioni: "Serve supporto pragmatico, lo Stato sia sponsor delle imprese sane"
19 dicembre 2025

Non è solo una questione di millesimi in pista, ma di solidità industriale e posizionamento di mercato. Mentre il suo gioiello festeggia un’altra stagione chiusada protagonista, lo sguardo dell'Amministratore Delegato Claudio Domenicali è già proiettato al 2026. Una data che segnerà il secolo di vita dell’azienda bolognese, un traguardo che il brand raggiunge coniugando l’eccellenza ingegneristica con una gestione manageriale che non nasconde le preoccupazioni per le sfide macroeconomiche e le carenze del "sistema Paese".

La gestione degli asset: il caso Márquez

La decisione di puntare su Marc Márquez per il team ufficiale, a discapito di un talento "fatto in casa" come Jorge Martin, viene analizzata da Domenicali non come semplice mossa sportiva, ma come una complessa valutazione del capitale umano e tecnico.

"È stata una scelta molto complessa - ammette il CEO - anche perché con questi ragazzi si creano legami personali". Tuttavia, la logica aziendale ha prevalso, basata su un’analisi quasi algoritmica delle performance: "Abbiamo un metodo di valutazione dei piloti in cui teniamo conto del loro potenziale e di quello della moto. Abbiamo visto che Marc ne aveva un po' di più». Una decisione che Domenicali definisce "una scommessa ampiamente vinta", dato che il pilota spagnolo ha dominato superando le stesse previsioni del management.

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Il brand equity come motore della produzione

Nel modello di business di Borgo Panigale, le corse non sono una voce di costo a fondo perduto, ma un investimento essenziale per il valore del marchio. Domenicali definisce le vittorie come "il carburante che alimenta la fabbrica", un moltiplicatore di valore intangibile che giustifica il posizionamento premium dei prodotti.

"Il successo non si compra - sottolinea l’AD, lanciando un messaggio chiaro al mercato - si può investire, ma il denaro non è tutto. Serve la squadra, il talento, l'organizzazione". È questa alchimia che trasforma la manifattura in esperienza: "Chi compra una Ducati non compra solo l'alluminio o le plastiche. Compra la storia, la bellezza. Compra la magia che distingue le aziende italiane più belle da molte altre nel mondo che hanno prodotti simili, magari a prezzo più basso, ma che questa magia non ce l'hanno".

La sfida della competitività e il nodo energia

Se i fondamentali interni sono solidi, è il contesto esterno a preoccupare il vertice di Ducati. Guardando al panorama industriale italiano, Domenicali non usa mezzi termini nel denunciare un gap di competitività strutturale, aggravato da un costo dell'energia che definisce "totalmente sproporzionato e tra i più alti al mondo".

L’analisi si sposta poi sulle tensioni geopolitiche e commerciali. Dazi e conflitti, secondo l'AD, agiranno come un filtro darwiniano sul tessuto imprenditoriale: "Faranno una selezione fra le imprese: quelle più deboli non ce la faranno". In uno scenario dove il contesto produttivo europeo si è "molto negativizzato", la resilienza dipenderà dai margini: "Le imprese che avevano un margine di profitto più alto tollereranno questa cosa, quelle vicine a un margine più basso faranno più fatica".

L'appello alle istituzioni: "Serve più supporto"

Il passaggio più critico dell'intervista riguarda il rapporto con il settore pubblico. Pur lodando eccezioni virtuose come la Regione Emilia-Romagna per il supporto alla formazione universitaria, Domenicali lamenta un'assenza di pragmatismo a livello nazionale, mettendo a confronto l'Italia con altre aree geopolitiche dove "gli Stati sono lo sponsor principale delle imprese". La visione di Domenicali è quella di un patto sociale ed economico: un’azienda di successo è un taxpayer fondamentale che, generando utili e occupazione di qualità, finanzia il welfare state, e contribuisce al benessere della società e, se non chiede cassa integrazione, non è a carico della società».

In vista del 2026, Ducati si presenta dunque come una "realtà piccola per il mondo, ma importantissima per il territorio", forte dei suoi 2.000 dipendenti e dell’appartenenza a un gruppo solido. Ma il messaggio finale è un monito contro l'immobilismo: i cicli vincenti possono finire e, senza un ecosistema.-Paese che sostenga la manifattura ad alto valore aggiunto, anche le eccellenze rischiano di frenare.

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