“La Tecnica” della moto, di Massimo Clarke

“La Tecnica” della moto, di Massimo Clarke
Dodici articoli di tecnica e di storia della moto, nei quali si parla di motori, di costruttori, corse e progettisti. Selezionati fra la cinquantina pubblicati nel 2016 su Moto.it e firmati da Massimo Clarke
2 gennaio 2017

Gli appassionati di tecnica della moto che leggono Moto.it sanno bene che con Massimo Clarke e i suoi articoli hanno un appuntamento settimanale. Massimo è un grande divulgatore della tecnica motoristica – ha pubblicato una quindicina di libri - ma è soprattutto un vero appassionato di moto, della sua storia e delle competizioni, specialmente dei sidecar e delle corse in salita.

Qui potete trovare una selezione degli articoli pubblicati quest'anno, dodici come i mesi che abbiamo passato insieme su Moto.it

 

La Tecnica di ZX-10R e R1M: lo stato dell’arte

Kawasaki vs Yamaha. Due moto straordinarie che rappresentano al meglio la raffinata tecnica delle attuali ultrasportive. Quattro cilindri in linea, distribuzione bialbero a sedici valvole, 200 cavalli dichiarati per due realizzazioni di analoga architettura complessiva ma con varie importanti differenze, a cominciare dalle rispettive misure caratteristiche.

 

 

Cagiva e Gilera: troppo in anticipo!

Due realizzazioni italiane di elevato livello tecnico rimaste allo stadio di prototipo. Due motori bialbero molto interessanti.
Da qualche anno a questa parte i motori a quattro tempi di piccola cilindrata sono tornati ad essere un'interessante realtà. Quelli delle emergenti case cinesi e indiane vengono fabbricati in numeri impressionanti, principalmente per i loro mercati interni, e non hanno pretese prestazionali degne di nota. Di disegno lineare e semplice (ma al tempo stesso moderno), nella maggior parte dei casi hanno il raffreddamento ad aria, e sono destinati a moto studiate all’insegna della robustezza e della versatilità.

 

 

Tecnica e Storia: Le moto a quattro cilindri giapponesi

Eccoci alla scuola giapponese. Quella che dalla fine degli Anni 60 ha davvero mostrato la strada. Per molto tempo in Europa si è pensato che i motori quadricilindrici fossero destinati solo alle moto da competizione, e non fossero adatti ai modelli destinati ad essere costruiti in gran serie. In Giappone però c’è stato chi a un certo punto ha visto le cose diversamente…

 

 

Ieri e oggi: come sono cambiati i motori motociclistici

Eccoci alla seconda puntata dedicata all'evoluzione tecnica dei motori motociclistici. Dopo aver parlato di testata e distribuzione, passiamo alla struttura generale del motore. Nel corso degli anni in motori di identica tipologia perfino l’estetica ha subito variazioni, a meno che la Casa non abbia volutamente cercato di mantenere un suo “classic style”. Ad esempio, un monocilindrico raffreddato ad aria degli anni Novanta aveva un aspetto ben diverso da uno di analoga cilindrata degli anni Cinquanta, a cominciare dai coperchi laterali, che nel primo caso erano tondeggianti e di forma quasi sempre ovale e nel secondo “copiavano” la forma degli organi che racchiudevano.

 

 

I prototipi a 5 valvole di Aprilia e... Gilera

Le due Case italiane hanno realizzato a suo tempo interessanti prototipi con una distribuzione di questo tipo. La cui maggiore diffusione fra le moto di serie si deve a Yamaha, che iniziò con la famosa FZ 750 del 1985. Nel 1984, la Yamaha stupì il mondo presentando la FZ 750 dotata di una testa con cinque valvole per cilindro. Questa moto è entrata in produzione l’anno successivo, ed è stata ben presto seguita da altri modelli destinati a ottenere una grande diffusione. L’obiettivo era quello di migliorare la respirazione agli alti regimi grazie a maggiori sezioni di passaggio all'aspirazione, per la quale si impiegavano tre valvole.

 

 

Come eravamo. Le corse oltre il motomondiale

Pagine di storia. Alla faccia dei motorhome, delle hospitality, delle coperte termiche e delle sale stampa asettiche e superattrezzate. Le corse di una volta. Un breve viaggio nei sapori di una volta, quando il mondo delle corse era meno evoluto ma più pittoresco e “ruspante”, in particolare al di fuori dell’ambito dei Gran Premi. Si era lontani dalla esasperazione tecnologica attuale (comunque necessaria ai fini delle prestazioni) e tutto era enormemente più semplice e alla mano. Chi non era impegnato ai massimi livelli poteva preparare le moto senza particolari difficoltà e gareggiare con costi più che contenuti.

 

 

Le gare delle mitiche 50 cc italiane

Le protagoniste di una classe, la 50 cc, che tanto ha dato al motociclismo agonistico nazionale. Da Maserati a Motom, da Mondial a Itom. Dopo la fine della seconda guerra mondiale per alcuni anni in Italia sono state popolari le gare per le “bicimotore”, che inizialmente si correvano utilizzando motorini ausiliari applicati alle biciclette, e in seguito impiegando mezzi leggermente meno spartani, che nascevano già completi. Erano infatti dotati di una semplicissima ciclistica studiata ad hoc, e di un motore ad essa abbinato fin dall’inizio della progettazione. Si trattava in pratica degli autentici antenati dei moderni ciclomotori.

 

 

Creatività tecnica: il trapianto da una moto all'altra

Pezzi di un’altra moto nella mia? Ma dai… È interessante quello che si può ottenere grazie a semplici trapianti di parti di motore, ricavandone risultati a volte sorprendenti. Nel corso degli anni, di quando in quando, hanno fatto la loro comparsa alcuni interessanti pezzi unici (o quasi) realizzati montando su di un motore parti destinate a un modello ben diverso. Non di rado si è trattato di un trapianto della testa, ma altre volte sono stati alcuni organi interni a essere sostituiti. Questo in molti casi era reso possibile dal fatto che la tal Casa produceva moto di varie prestazioni e/o cilindrate, con numerosi componenti che erano intercambiabili, pur essendo differenti (principalmente come dimensioni). In altre parole, alcuni di essi potevano essere installati al posto di altri, che svolgevano la stessa funzione in un modello differente.

 

 

Il fascino dei motori Big Ones

Considerazioni tecniche sui cilindri di grandi dimensioni, mono e plurifrazionati, dallo straordinario fascino nel modo di erogare la potenza. In campo motociclistico si sono da tempo affermati monocilindrici che, non di rado, hanno una cilindrata molto elevata (talvolta tra 600 e 700 cm3), pur senza raggiungere gli eccessi di una ventina di anni fa, quando la Suzuki produsse i DR Big di 750 e 800 cm3 e per la Parigi-Dakar anche alcuni costruttori hanno realizzato moto con un solo cilindro di 750 cm3.

Negli anni Cinquanta, quelli di 600 cm3 erano considerati monocilindrici davvero imponenti. In genere, prima di allora, ci si fermava a 500 cm3. In tempi più vicini a noi, una cilindrata di 650 cm3 è invece diventata abbastanza usuale per i grossi mono. Oltre 700 cm3 si entra nel campo delle realizzazioni esuberanti, e questo vale anche per la cilindrata unitaria dei bicilindrici, che negli ultimi anni ha subito una autentica escalation.

 

 

Tecnica e Storia: i quattro cilindri da corsa

Le splendide realizzazioni italiane degli anni Cinquanta e Sessanta. Il campionato mondiale prese il via nel 1949. La grande novità, per quanto riguarda la tecnica da Gran Premio, riguardava l’abolizione del compressore: tutte le moto dovevano avere motori aspirati. La Gilera aveva già realizzato un nuovo quadricilindrico di 500 cm3, il cui progetto era stato tracciato un paio d’anni prima dall’ingegner Pietro Remor.

 

 

I motori V2 mai visti di Aprilia e Cagiva

Due bicilindrici a V di Aprilia e Cagiva, di sicuro interesse, rimasti allo stadio di prototipo e mai entrati in produzione. Vediamone le particolarità. Il motore studiato dall’Aprilia per il suo ingresso nel settore delle grosse cilindrate era un bicilindrico a V di 60° con distribuzione bialbero a cinque valvole realizzato in base ai più avanzati orientamenti della tecnica quattrotempistica. Il comando della distribuzione era affidato a due catene Morse, collocate sui lati opposti del motore

 

Le moto inconfondibili

Certe architetture e certe soluzioni tecniche sono tipiche di alcune Case che hanno legato indissolubilmente il loro nome a particolari schemi costruttivi. Diversi costruttori hanno legato indissolubilmente il loro nome a schemi o a soluzioni particolari, che hanno caratterizzato i loro modelli più celebri, se non proprio tutta la loro produzione. Sono stati cioè fedeli per lungo tempo a determinate soluzioni che impartivano una forte personalità ai loro motori, al punto che sono diventate addirittura una specie di “marchio di fabbrica”. In passato, dire "monocilindrico orizzontale con volano esterno" equivaleva a dire Moro Guzzi. Proprio come, dagli anni Settanta ad oggi, parlare di bicilindrici a V trasversale