EICMA 2015: Borile non c'è e cita Ducati per danni

EICMA 2015: Borile non c'è e cita Ducati per danni
Maurizio Tanca
  • di Maurizio Tanca
Alberto Bassi, amministratore delegato della Umberto Borile &Co, racconta a Moto.it perché ha deciso di citare in giudizio per danni Ducati Motor Holding
  • Maurizio Tanca
  • di Maurizio Tanca
20 novembre 2015

Alberto Bassi, 29enne figlio di Carlo Bassi, il manager milanese entrato in società nel 2010 con Umberto Borile, ha voluto esternarci la sua decisione di sottoporre al vaglio della magistratura la vicenda che ha visto la piccola Borile contrapposta alla grande Ducati. Una spiegazione molto accorata, che Alberto ha voluto trasmettere a tutti gli estimatori del marchio Borile tramite il nostro sito, e che vi riportiamo di seguito.

«Molti appassionati ci hanno contattato in questi giorni per sapere perché non saremo all’Eicma quest’anno: è stato un anno difficile, perché lo scorso aprile è venuto a mancare mio padre Carlo (che nel 2010 era entrato in compartecipazione paritaria nella gestione della piccola, ma ormai famosa, azienda artigianale fondata da Umberto Borile, ndr), una perdita pesantissima, oltretutto avvenuta in un periodo difficile per noi».

«Un anno particolare, con problemi che si aggiungono a quelli che tutti conoscono, che ci hanno creato notevoli difficoltà. Noi avevamo impostato il nostro lavoro ed i nostri investimenti sulla nostra idea di realizzare un modello, la Scrambler, per il quale non abbiamo solo ricevuto un buon numero di ordinazioni, ma continuano ad arrivarci, da tutto il mondo, richieste di informazioni. La nostra Scrambler non è solo una moto “bella”, “bellissima”, “entusiasmante”, per usare i termini con cui ci viene descritta; è, soprattutto, “la prima” Scrambler (ri)fatta con le termiche della Ducati».

L'accordo con Ducati

«La nostra B 450 Scrambler, quando è apparsa, ha toccato, con la pacifica benedizione di Ducati (ahinoi, solo iniziale), il cuore di tanti entusiasti motociclisti. E la parte “Ducati” era fondamentale in questo sogno; per questo la nostra azienda si è dedicata “anima”, “corpo” e “denari” alla costruzione di un nuovo motore 450 che, proprio per il tipo di moto che era, doveva essere perfetto, ancor più perfetto, affidabile e soprattutto “adatto” del solito livello di Borile. Fare bene e con amore una moto simile, richiede passione, tempo e soldi».

«Eravamo quasi alla fine del lavoro, quando ci hanno detto che Ducati, senza dirci nulla, era uscita con una propria Scrambler; inizialmente era 800 cc, “grossa” se vogliamo, ma adesso ne sta presentando anche una “piccola”, un 400 cc come la nostra. E questo ha definitivamente vanificato tutti i nostri sforzi, perché per ripagare gli investimenti fatti bisogna avere un mercato, che così non c’è più».


 

Alberto Bassi
Alberto Bassi

«Ovviamente abbiamo dovuto cambiare obiettivo, focalizzandoci sulla roadster B300CR, che si affianca all’apprezzata Multiuso ed ai vari modelli speciali a richiesta. Ma ci troviamo comunque in una situazione in cui Eicma non è una priorità: la priorità è continuare a fare le nostre motociclette, facendole bene, ed il colpo che abbiamo subito nella vicenda Scrambler, comunque, non ci ha “tagliato le gambe”, perché, pur zoppicando un po’, non abbiamo assolutamente intenzione di mollare».

«Per il grande rispetto che ho nei confronti di Umberto e ovviamente di mio padre, penso che si debba andare fino in fondo, accertare la verità in maniera serena e sobria, fare in modo che tutta questa storia abbia un suo esito, che qualcheduno possa autorevolmente dire chi ha ragione e chi ha torto».

«Quindi abbiamo citato in giudizio Ducati Motor Holding, perché vogliamo che sia proprio il Tribunale di Bologna a decidere e dire agli appassionati se l’Azienda Borile si sia comportata in buona fede, correttamente, nel rispetto degli accordi raggiunti».

Riteniamo giusto che si arrivi ad un punto fermo per rispetto al nostro lavoro ed a tutti coloro che, da tutto il mondo, si sono avvicinati al nostro marchio

«Sappiamo che la cosa non sarà né semplice, né veloce, né economica. Ma dal momento che siamo convinti delle nostre ragioni, ci siamo detti: “prima iniziamo, prima avremo la decisione”. Insomma, noi riteniamo giusto che si arrivi ad un punto fermo per rispetto al nostro lavoro ed a tutti coloro che, da tutto il mondo, si sono avvicinati al nostro marchio, alle nostre idee, alla nostra filosofia e che tutti i giorni di tutti questi anni, continuano a farlo».

La Scrambler non è morta

«Per non vanificare del tutto il lavoro, stiamo comunque lavorando anche per trovare un nuovo gruppo termico per il motore della Scrambler, ma non è facile; non riusciamo a trovarne uno compatibile con il basamento che avevamo realizzato, che dia le stesse garanzie di affidabilità e le stesse emozioni. Che per noi contano molto. Non ci vuole solo lo stesso amore, di quello ne abbiamo sempre tanto … Ci vogliono altri investimenti, ci vuole altro tempo. E poi non c’è solo questo: entro il prossimo dicembre dovremmo stipulare un accordo di collaborazione, commerciale e produttiva, con un altro piccolo marchio italiano, di cui parleremo presto. Una collaborazione che potrà fruttare un proficuo scambio di idee, e anche la possibilità di produrre modelli con due marchi differenti».

«Ecco, alla fine di questa chiacchierata con voi di Moto.it, vogliamo chiarire che, per rispetto verso tutte le parti coinvolte, non intendiamo più parlare di questa faccenda e quindi non ci saranno mai nostri comunicati in merito».

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