Milano. Mobilità in bilico tra futuro green e sicurezza

Milano. Mobilità in bilico tra futuro green e sicurezza
Marco Berti Quattrini
L'Assessore De Corato lancia l'allarme: troppi incidenti che coinvolgono bici e monopattini. E' davvero così? La lotta tra mobilità alternativa e strumentalizzazione politica  
7 settembre 2020
Da una parte c'è Milano con una mobilità difficile che cerca di guardare al futuro e incentivare un cambiamento green e dall'altra ci sono le questioni politiche e gli interessi personali. Uno scontro tra i km di ciclabili che stanno cambiando il volto del capoluogo lombardo e alcuni cittadini che storcono il naso perché i loro diritti di automobilisti non sono più al di sopra di quelli di pedoni e ciclisti. 
 
E' abbastanza simbolica la protesta di una manciata di milanesi che sono scesi in strada per manifestare contro la creazione di una ciclabile perché andrà a ridurre i parcheggi bordo strada. Cittadini che in quella ciclabile che passa sotto casa loro invece di vedere una risorsa o un'opportunità scorgono solo un torto e una limitazione.
 
In tutto questo si inserisce anche la politica che da sempre cavalca lo scontento di pochi, investendosi della responsabilità di difendere il bene comune. Noi non ne facciamo una questione di partiti ma, in questo caso, semplicemente di buon senso. Tanto più che l'Italia è un caso più unico che raro nel panorama europeo: uno dei pochi Paesi in cui la questione ambiente, e tutte le declinazioni che ne conseguono, è una preoccupazione prevalentemente di sinistra mentre in molti altri Stati è assolutamente trasversale, come dovrebbe essere.
 
Le cose però stanno cambiando anche da noi e quindi il terreno di scontro si sposta sul tema della scicurezza. Ne sono un esempio le recenti dichiarazioni di Riccardo De Corato, assessore regionale alla sicurezza che ha detto: "Il Comune di Milano ha ingaggiato una guerra ideologica contro gli automobilisti" commentando i nuovi autovelox in città, limite di velocità a 30 km/ora e le piste ciclabili. "Il Comune - continua - persevera in questa 'foga green' e dimentica completamente la sicurezza". 

Le ciclabili così diventano pericolosissime, andare in bicicletta è un attentato alla salute e sui monopattini si va incontro a morte certa. Andiamo con ordine (inverso). Della pericolosità dei monopattini ne abbiamo già parlato, e siamo pienamente d'accordo che l'utilizzo inappropriato che troppo spesso ne viene fatto sia causa di numerosi incidenti. Ben 119 da giugno ad oggi, secondo i dati riportati da Riccardo De Corato. Ma il problema non è il mezzo, ma piuttosto come viene usato al di fuori delle norme di legge. 
 
I numeri che riguardano gli incidenti in bicicletta, 531 sempre da giugno ad oggi, purtroppo condividono la stessa genesi di quelli dei monopattini. Sono troppi i ciclisti che non rispettano il Codice della Strada, che non si fermano ai semafori, che si immettono senza fare attenzione, che nelle ore notturne non sono provvisti di luci sufficientemente potenti, che circolano contromano, etc... I comportamenti sbagliati in sella sono una lista infinita e contribuiscono ad aumentare il numero di incidenti e infortuni, ma non sono, anche in questo caso, legati al mezzo. Il problema è nell'educazione dei ciclisti ed eventualmente è necessario perseguire maggiormente chi infrange il CdS. 
 
E infine le piste ciclabili. Chi sceglie di andare in monopattino o in bicicletta è prima di tutto un utente della strada più debole e come tale va protetto, destinando a lui corsie preferenziali ed esclusive. Prendiamo ad esempio la famigerata ciclabile in Corso Buenos Aires. E' causa di numerose lamentele anche sul versante della sicurezza, ma, seppur perfettibile, tutela maggiormente i ciclisti che prima erano costretti a fare lo slalom tra auto e furgoni in seconda fila.

Quello da tener sempre presente è che non si risolve il problema degli incidenti togliendo ai cittadini la bicicletta e incoraggiandoli a tornare in auto. Non si rendono più sicure le ciclabili evitando di costruirle. E gli automobilisti ad oltranza dovrebbero essere i primi a difendere la mobilità alternativa perché per ogni persona che scegliere di spostarsi su due ruote il traffico si decongestiona e c'è un parcheggio in più che rimane libero per loro. Per quanto riguarda la politica invece ci sono terreni di scontro che ormai dovrebbero diventare zona franca perché temi come l'ambiente e la mobilità sono patrimonio condiviso di un futuro che dobbiamo costruire tutti insieme.