La dinamica dell'incidente di Joan Lascorz

La dinamica dell'incidente di Joan Lascorz
Carlo Baldi
Concitazione in un tranquillo lunedì, voci che si rincorrono e una caduta poco chiara. L'incidente di Lascorz preoccupa e addolora tutto il mondo della Superbike | C. Baldi
3 aprile 2012

Punti chiave


Il lunedì successivo alle gare della Superbike è un po' come la quiete dopo la tempesta. Si entra nel paddock e sembra strano non vedere le centinaia di persone che lo hanno affollato per tre giorni e non sentire il rumore delle loro voci, dei motorini e delle moto in pista. Però questo è un lunedì particolare: molti team sono rimasti per disputare i test Pirelli. Il primo turno di prove Superbike è ormai quasi concluso, quando Carlos Checa sale sul suo scooter per raggiungere il box Kawasaki e fermarsi a parlare con i meccanici. Non sappiamo ancora della caduta di Lascorz, ma visto che anche altri piloti stanno arrivando nel box dello spagnolo è facile comprendere che è successo qualcosa di grave.


Clinica mobile


Alla Clinica mobile ci dicono: «Sta arrivando l’elicottero lo portano a Bologna». Intanto qualcosa trapela. E’ cosciente, ma non si può muovere. Lo portano al Maggiore, Costa ha già parlato con i medici dell’ospedale che lo aspettano per operarlo. La barella esce dalla palazzina dell’infermeria alle 13,50. Lascorz è avvolto in una coperta termica gialla. Guardiamo il dott. Corbascio che scuote la testa. Nessuno parla. Si attende che l’elicottero arrivi a Bologna per avere notizie più precise. I piloti si interrogano: riprendiamo le prove o torniamo a casa? Viene indetta una riunione con Paolo Ciabatti, presente anche il Dott.Costa, durante la quale, ci dicono, non mancano i momenti di tensione. Alcuni piloti pensano di non proseguire i test e si decide che da ora in avanti, ad iniziare da Assen e poi Monza, una delegazione di piloti farà un sopraluogo sulla pista, assieme ad un incaricato Infront, per controllare che non vi siano punti pericolosi e, nel caso ve ne fossero, studiare soluzioni per porvi rimedio. Riprendono i test ma senza Checa, Giugliano, Davies e Hopkins. Gli altri sono tutti in pista, compreso Sykes, compagno di squadra di Lascorz.


Le reazioni dei piloti


Quando arriviamo nel box Althea stanno caricando sul camion la Panigale di Sandi e Checa se n’è già andato. Era molto scosso – ci confida un tecnico della squadra Ducati – e ci ha solo comunicato che non avrebbe preso parte al turno del pomeriggio. Giugliano invece è ancora lì, assieme alla sua squadra. «Da quanto avevo sentito nella riunione con Ciabatti sembrava che pochi sarebbero scesi in pista nel secondo turno – afferma Davide - ma ora vedo che invece siamo solo in quattro ad aver rinunciato all’ultima sessione. Io comunque non me la sentivo di salire in moto. Joan è un ragazzo come noi, che ha la nostra stessa passione. Non posso far finta di niente». Ci saluta e ci dà appuntamento ad Assen. A prove terminate incrociamo Salom e Mercado del team Pedercini, ma da quanto ci dicono comprendiamo che non hanno capito quali siano le reali condizioni di Lascorz. Parliamo con Niccolò Canepa che ci racconta che sul luogo dell’incidente ci sono ancora i segni della gomma e dell’uscita di pista. «Non appena esci dalla Tosa – dice Canepa – apri il gas e da quel punto sino all’ingresso della Piratella la ruota anteriore non è quasi mai attaccata all’asfalto. Però bisogna tenere aperto se no rischi di cadere».


La dinamica dell'incidente


Voci nel paddock riferiscono che la ruota anteriore della Kawasaki numero 17 si sia staccata da terra all’uscita dalla Tosa, ma sia poi ricaduta sull’asfalto strappando il manubrio dalle mani di Lascorz e proiettando la moto verso sinistra. Non sappiamo se il pilota abbia raggiunto il muretto che, dopo il prato, corre parallelo alla pista, ma comunque sia Lascorz è caduto e non si è più rialzato. Nessuno era mai caduto in quel punto, visto che siamo in rettilineo. Si può parlare in generale della sicurezza o meno del circuito di Imola, ma in questo caso la sicurezza del tracciato non c’entra. Così come ci sembra inutile parlare dei soccorsi, che sono stati immediati e competenti. Non per niente i Marshall di Imola sono famosi nel mondo per i loro eccezionali interventi (tutti ricordiamo quello su Berger che rischiava di restare intrappolato nella sua auto in fiamme). Se pensiamo che l’incidente è avvenuto alle 12,54 e l’elicottero è ripartito alle 14 è facile comprendere che è stato fatto tutto con la massima urgenza.

Difficile spiegare cosa sia successo tra la Tosa e la Piratella. Forse Joan era stanco, forse la sua mente è corsa per un attimo all’ormai vicino ritorno a casa dopo 4 giorni trascorsi in autodromo. Chi lo può sapere? Forza Joan, ti siamo vicini.
 
Caricamento commenti...