Intervista ad Ayrton Badovini

Il pilota di Biella è una delle giovani promesse della Superbike. A soli 23 anni sta raccogliendo i primi punti nel mondiale, grazie alla Kawasaki, al Team Pedercini, e a tanta umiltà
16 giugno 2008


C'è una generazione di giovani piloti Italiani che da alcuni anni ci dà molte soddisfazioni nei campionati delle derivate di serie. Ne fanno parte Polita, Scassa, Corti, Pirro e Badovini
Ayrton è un ragazzo serio, sempre molto posato e pacato. Un ragazzo vecchio stampo, che guarda molto alla sostanza e poco all'apparenza. Una dote sempre più rara, specialmente tra le nuove generazioni. Di lui mi piace ricordare una scena alla quale ho assistito due anni fa a Misano.  Ayrton, Polita e Scassa si stavano giocando il campionato Europeo Superstock 1000. Ero nel suo box quando arrivò Polita per chiedergli se per caso avesse una visiera di scorta per il suo casco, visto che entrambi utilizzavano la stessa marca. Ayrton non ci pensò due volte. "Sali - gli disse saltando sul suo motorino - ne ho una nuova nel camper".  Questa scenetta non solo rende l'idea dell'atmosfera che regnava tra i ragazzi della Superstock, ma la dice lunga circa la generosità e la schiettezza del giovane pilota di Biella.
L'ho intervistato al Miller Motorsport Park di Salt Lake City dopo un week end estremamente positivo durante il quale ha  partecipato alla sua seconda Superpole e ha ottenuto un ottimo dodicesimo posto in gara due.  Nelle ultime tre gare è sempre andato a punti in una delle due gare, e in prova si è spesso messo in mostra con ottime prestazioni.  Non male per un pilota al suo debutto in Superbike e che ha compiuto 23 anni proprio in America il 30 Maggio. 
Il team Pedercini lo accudisce come un figlio, insegnandoli a mantenere i piedi ben saldi per terra e a continuare a lavorare con umiltà e determinazione, al riparo dai facili trionfalismi che molte volte hanno rovinato giovani talenti.

Come hai iniziato a correre in moto?
Ayrton Badovini: "Ho iniziato dalle mini moto dove ho gareggiato per molti anni nei vari campionati italiani.  Ho poi partecipato al trofeo Aprilia 125 Challenger e quindi, grazie al team di Edo Vigna, ho corso nel trofeo Ducati con una 748 e sono andato molto bene.  A 16 anni, sempre nello stesso team, ho partecipato al mio primo  campionato Superstock con una Ducati 999. E' stato un anno difficile, ma mi è servito molto per fare esperienza.  L'anno successivo il team ha scelto una MV e ho partecipato ancora alla Superstock continentale.  Nel 2006  sono entrato a far parte del team Gimotor Sport che utilizzava moto MV.  In questo team sono restato per due anni, partecipando sempre al campionato Europeo Superstock, ma anche all'Italiano Superbike. Però nel 2008 la MV ha deciso di non prendere parte al mondiale Superbike ( era inizialmente nei loro programmi) e quindi ho dovuto scegliere una strada alternativa. Mi è dispiaciuto lasciare una casa ufficiale come la MV alla quale mi ero sinceramente affezionato, ma non mi dispiace certo aver scelto la Kawasaki con la quale ora mi trovo altrettanto bene".

Due anni con la MV e con il team Gimotor Sport. Molto bene il primo anno, meno il secondo. Cosa non ha funzionato lo scorso anno?
Ayrton Badovini: " Molta sfortuna e forse anche la decisione di far correre ben cinque piloti nello stesso team. Non c'era una grande armonia tra di noi, qualcuno si è fatto prendere dal nervosismo e i risultati non sono arrivati, a parte la vittoria nell'ultima gara di Magny Cours. Devo comunque ringraziare Gigi D'Esposito per tutto quello che ha fatto per me e se ora sono qui lo devo anche a lui. Il mio ringraziamento va ed andrà sempre a lui, ai Pedercini e a Edo Vigna che mi hanno sempre fatto sentire il loro affetto".

Il Team Pedercini è uno dei pochi team privati che partecipano alla Superbike mondiale. E' davvero un team familiare come si dice?
Ayrton Badovini:  "Il Team Pedercini è una grande famiglia. Donato Pedercini è per me come un secondo padre e questo mi aiuta molto nei momenti difficili. E' davvero lavorare in questo clima di amicizia, dove tutti si aiutano e collaborano in armonia. Un ambiente ideale per crescere senza pressioni".

Questo inverno la Kawasaki ha organizzato un test per alcuni giovani piloti e al termine di questo test ha scelto te per farti debuttare in Superbike.
Ayrton Badovini:  "Si è vero. Abbiamo fatto un test al Mugello, ma abbiamo girato con molti piloti privati e non penso che la loro scelta sia stata determinata dall'esito del test, ma più probabilmente dal fatto che mi avevano già seguito nel corso della mia stagione in Superstock. Ho firmato un contratto di due anni con il team PSG1 che mi ha poi dirottato al team satellite Kawasaki di Lucio e Donato Pedercini".

Il tuo primo anno in Superbike. Com'è andata sino ad ora?
Ayrton Badovini:  "Ho ancora molto da imparare. La Kawasaki ci ha dato un buon supporto fornendoci una moto che funziona bene ed il mio team sta lavorando molto.  Ci stiamo conoscendo meglio e sto prendendo confidenza con la moto e con queste gare così difficili".

Stai utilizzando la moto dello scorso anno, ma la Kawasaki ti sta dando una mano? Qualche componente aggiornato?
Ayrton Badovini:  "Le moto che stiamo utilizzando sono quelle dello scorso anno e stiamo incontrando alcuni problemi nel gestire la parte elettronica. Il team Kawasaki ufficiale ha scelto di lavorare con Magneti Marelli, mentre noi utilizziamo ancora la centralina PI e questo non ci aiuta di certo.  Ma non per questo mi voglio lamentare. Stiamo lavorando e migliorando molto e sono soddisfatto della mia moto".

Dalla Superstock sei passato alla Superbike, corri con piloti molto bravi ed esperti. Ce n'è qualcuno che ti ha particolarmente impressionato?
Ayrton Badovini: "Correndo assieme ai piloti della Superbike mi sono reso conto che di piloti bravi ce ne sono molti, ma di campioni ce ne sono pochi.  I veri campioni si vedono nei momenti difficili. Quello che io ammiro di più,  soprattutto per la sua metodologia di lavoro, è senza dubbio Max Biaggi, ma anche i mostri sacri come Bayliss, Haga o Corser devo dire che sono davvero fenomenali".

Quali ambizioni hai per il prosieguo di questo campionato Superbike?
Ayrton Badovini: "Voglio solo continuare ad imparare. In ogni gara mi rendo conto che c'è ancora molto da imparare. Devo sfruttare meglio le gomme da qualifica, devo migliorare nel giro secco della Superpole, dove ancora non riesco ad esprimermi al massimo. Però se penso che all'inizio del campionato facevo fatica ad entrare nei primi venti  ed ora riesco a rientrare nei primi quindici in gara e a fare qualche Superpole, devo dire che sono molto felice di come stanno andando le cose. L'obiettivo è quello di entrare sempre più spesso in Superpole e portare a casa più punti possibili".

Quali sono i tuoi programmi futuri? Cosa ti piacerebbe fare nel 2009?
Ayrton Badovini: "Sono contento di poter restare ancora un anno nell'orbita Kawasaki. Devo ringraziare PSG1 per la  grande possibilità che mi ha offerto e che io intendo sfruttare al massimo. Sono nella condizione ideale per poter crescere e i miei risultati servono a dimostrare a me stesso prima di tutto, ma anche a chi ha creduto e investito su di me, che posso far parte di questo mondo. Sarà PSG1 a decidere cosa farò il prossimo anno".

L'aspetto economico. Molti piloti, anche se bravi, per correre devono avere una buona e capiente "valigia". T u disponi di mezzi economici che ti possono aiutare sotto questo aspetto?
Ayrton Badovini: "Fino a sei mesi fa lavoravo in una ditta di traslochi.  Quello che ho fatto  e che sto facendo lo devo al mio impegno ed all'aiuto dei miei genitori. Non ho mai speso soldi per correre perché non ne ho proprio.  Se mi venisse richiesto un contributo economico anche minimo dovrei smettere di correre".

Speriamo proprio di no, Ayrton merita di raccogliere ancora molti successi.


Carlo Baldi