Valentino, un compleanno da campione?

Valentino, un compleanno da campione?
Giovanni Zamagni
294 GP disputati, 106 vinti, dei quali 80 in MotoGP, 183 podi, 59 pole, 9 titoli mondiali: sono questi i numeri, da paura, di Valentino Rossi, che domenica ha compiuto 35 anni | G. Zamagni
17 febbraio 2014

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294 GP disputati, 106 vinti, dei quali 80 in MotoGP, 183 podi, 59 pole, 9 titoli mondiali: sono questi i numeri, da paura, di Valentino Rossi, che domenica ha compiuto 35 anni. Molto ben portati: al suo 19esimo campionato, il fenomeno di Tavullia ha ancora voglia di lottare, di mettersi in discussione, di provare a battere ragazzini come Marquez, nato nel 1993, quando Valentino già correva in moto da almeno due lustri. A 35 anni, solo un pilota, Phil Read, è riuscito a conquistare il titolo nella massima cilindrata, ma a quell’età è difficilissimo anche trionfare in un singolo GP: le statistiche dicono che ci sono riusciti in meno di dieci, tra i quali Duke e Readman.

Insomma, Rossi ha tutto contro, non solo tre campioni straordinari come Marquez, Lorenzo e Pedrosa e già per questo merita ammirazione: la voglia di correre, la passione, la dedizione a uno sport bello quanto pericoloso è superiore a tutto, anche alla possibilità di non riuscire più a essere protagonista. A Sepang, Valentino si è presentato in grandissima forma, sia fisica sia mentale, pronto a lottare come un debuttante, per nulla appagato da successi e imprese che lo pongono, di diritto, nell’olimpo del motociclismo. In 19 anni di mondiale, Rossi ha compiuto imprese straordinarie, con due grandi delusioni: il titolo perso all’ultima gara a Valencia nel 2006 e il fallimento con la Ducati, che avrebbe dovuto consacrarlo definitivamente come il più grande della storia.

Ma anche dopo quei due anni assolutamente al di sotto delle aspettative, Valentino non ha avuto dubbi, ha preferito il rischio alla vita tranquilla: avrebbe potuto finire la carriera nel gruppo Audi, guadagnare un sacco di soldi, avere tutte le scuse per non riuscire più a vincere. Invece è tornato alla Yamaha, ha accettato di sfidare Lorenzo a parità di moto, prendendo scoppole da tutte le parti. Ma, ancora una volta, non si è dato per vinto: ha sostituito lo storico capotecnico Jeremy Burgess con Silvano Galbusera, ancora una volta ha eliminato qualsiasi scusante, si è rimesso in discussione e al centro dell’attenzione. Auguri! 

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