Simoncelli: "Non è colpa mia, lo spazio c'era"

Simoncelli: "Non è colpa mia, lo spazio c'era"
Giovanni Zamagni
Marco era evidentemente dispiaciuto di aver fatto male a Pedrosa, ma nella sua testa è convinto di non aver commesso alcuna scorrettezza | G. Zamagni, Le Mans
15 maggio 2011

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LE MANS – Appena ha potuto, Marco Simoncelli è andato dentro al quartier generale della Honda per chiedere scusa a Dani Pedrosa, nel frattempo già volato a Barcellona per accelerare i tempi di recupero: Marco era evidentemente spiaciuto di aver fatto male a Pedrosa, ma nella sua testa è convinto di non aver commesso alcuna scorrettezza. Proprio per quel senso del limite differente, ben spiegato da Andrea Dovizioso sabato pomeriggio.

“Innanzitutto mi dispiace che Dani sia caduto e si sia fatto male, però io non mi sento di aver fatto qualcosa di scorretto. Lui mi ha passato in rettilineo e io, sinceramente, non lo volevo ripassare in staccata all’esterno: ho frenato dove stacco di solito e mi sono trovato che ero più veloce di lui. In quel momento ero davanti e non è che gli sono andato addosso, gli ho lasciato un metro per entrare. Ho visto che faceva fatica a fermarsi e arrivava un po’ lungo: ho anche provato a raddrizzare, ma lui mi ha preso sulla gamba e sulla moto. Purtroppo lui è caduto e mi dispiace veramente che si sia fatto male. Però non mi sembra di avergli fatto una maialata, gli ho lasciato lo spazio. In quel momento gli ero davanti, sono entrato in curva, non ho chiuso la corda, gli ho lasciato lo spazio per girare: ho rivisto le immagini e si vede che gli si scompone la moto, ha raddrizzato un attimo ed è caduto. Spiace anche per il risultato, perché oggi era un secondo posto a tutti gli effetti e invece ho fatto quinto. E’ un episodio che in gara ci sta. Io penso di aver fatto una manovra che si può fare, altri penseranno di no e ne discuteremo. Adesso è giusto parlare di quello che è successo e sarò il primo a farlo. Ma secondo me questa penalizzazione è arrivata per tutto il casino fatto in questi giorni: se non avessero detto niente o se l’avesse fatto un altro pilota, non avrebbero preso provvedimenti”.