Rossi: "Una delle vittorie più significative della mia vita"

Rossi: "Una delle vittorie più significative della mia vita"
Giovanni Zamagni
"Sono stati due anni e mezzo difficilissimi, con tanti dubbi. A chi mi dava per finito rispondo con i risultati, ma deve essere il punto di partenza, non di arrivo" | G. Zamagni, Assen
29 giugno 2013

Punti chiave


ASSEN – Il primo a non crederci è lui, Valentino Rossi.
“Sono contento, ma non abbastanza: devo rivedere la gara due o tre volte prima di capire che ho vinto. Tanti dubbi, tante volte ti chiedi riuscirò a rivincere, ho fatto nono (con la Ducati, NDA), tanti secondi”.
Una frase che, per la verità, si sente ripetere spesso dai piloti, ma da quelli che trionfano per la prima volta, non da uno che è salito per 106 volte sul gradino più alto del podio: teoricamente, Rossi dovrebbe esserci abituato. Ma è passato così tanto tempo dall’ultimo successo, con difficoltà così enormi in questo periodo, che perfino Valentino non era completamente sicuro di poter tornare a vincere. Invece ci è riuscito, alla grande, anche se chi è contro Rossi dirà che ce l’ha fatta solo perché Lorenzo era infortunato…
“E’ stata dura, ho battagliato con tutti, ma sapevo che oggi poteva essere la mia giornata, perché Lorenzo, che in questo momento è il più forte, non era al 100% e, soprattutto, perché io mi sentivo bene sulla moto, sono sempre stato veloce in tutti i turni: prima del via mi sono detto: “devo provare a vincere”.


Secondo Rossi, la chiave della vittoria è arrivata nei primi giri.
“Sono partito bene, sono riuscito a passare velocemente Bradl e Crutchlow e alla fine del primo giro ero dietro alle due Honda, che erano quelle che avevano il passo migliore. Ero veloce, ho superato Marquez, ma ho impiegato un po’ di più a superare Pedrosa. Ho visto comunque che ero più forte di lui, sono andato al comando e ho pensato solamente a tenere il mio ritmo fino alla fine, sfruttando al massimo un paio di punti dove ero decisamente più veloce. Ho visto anche che Lorenzo non era lontano e mi sono detto: “non posso prendere paga anche questa volta da uno con la clavicola rotta”. Questo mi ha dato un’ulteriore motivazione, ho spinto ancora di più… (ride, NDA). Piano piano ho visto che il mio vantaggio aumentava, ho cominciato a crederci. Ma è stata durissima, perché io sono cresciuto con altri tipi di gare, dove, a tratti, potevi anche rilassarti, mentre adesso devi spingere dalla prima all’ultima curva sempre al 100%. Tutto ha funzionato bene: devo ringraziare la Yamaha, che mi ha dato un’altra possibilità, e la mia squadra. Tutti hanno continuato a crederci, a combattere, anche nei momenti più difficili. Ed è fantastico tornare a vincere ad Assen, un circuito con un sacco di storia e tra i più affascinanti, dove avevo conquistato la mia 100esima vittoria”.


Hai mai avuto il dubbio di non poter tornare a vincere?
“Io di dubbi su me come pilota ne ho sempre tanti: ci ho pensato un sacco di volte se sarei ancora stato in grado di vincere, ho avuto anche paura di non poterci riuscire, ma non mi sono mai arreso. E’ stato un periodo molto problematico, non vincevo da quasi tre anni, ma da quando la Yamaha mi ha dato un’altra possibilità sono tornato a crederci, a pensare positivo. Ma fino alle gare precedenti non potevo mai attaccare in frenata, non ero a posto con la moto. Nei test di Barcellona ed Aragon abbiamo cambiato l’interno della forcella e adesso mi sento più a posto, mi sostiene di più in staccata e così ho cambiato mentalità: prima di qui partivo per i GP con la speranza di salire sul podio, ma da settimana scorsa ho pensato che bisogna venire alle gare per provarle a vincere. Abbiamo tardato un attimo, ma ci siamo arrivati”.


Sono stati i due anni e mezzo più difficili della tua carriera: come li hai vissuti?
“A volte bene, altre abbastanza male. Prima, nel 2010, ho avuto un sacco di beghe, è stata la prima volta che mi sono fatto male seriamente, prima la spalla poi la gamba. Ma, soprattutto, sono stati frustranti i due anni con la Ducati, dove avevamo tanta pressione, ma non ce l’abbiamo fatta a ottenere risultati: ci sono stati dei momenti tristi, è stato un periodo sicuramente difficile”.


Ma hai vinto più per un discorso tecnico o psicologico?
“Io credo tecnico, perché quando riesco a guidar bene poi ci credo. Prima mi mancava qualcosa. Ma è chiaro che un aspetto va dietro all’altro”.


Vuoi dire qualcosa a chi ti considerava finito?
“Nella mia carriera ho sempre cercato di far parlare i risultati: questa vittoria è la miglior risposta”.


Le condizioni di Lorenzo ti hanno dato uno stimolo in più?
“Lorenzo adesso è il più forte: quando la moto va bene è veramente difficile da battere. Sapere che lui oggi non era al 100% è stata una bella motivazione per la vittoria. Ma l’aspetto molto positivo è che abbiamo fatto un passo in avanti, mi sono sentito meglio sulla moto, in frenata: è come se avessimo trovato il mio setting. Arrivare qui e avere la conferma di quanto avevamo visto ad Aragon, potere attaccare in frenata è stata una goduria. Quindi: sicuramente l’infortunio di Jorge mi ha aiutato, ma dietro c’è soprattutto un aspetto tecnico, perché, per esempio, se Jorge si fosse fatto male a Barcellona, io lì non avrei comunque vinto, perché ero troppo lontano con la messa a punto. Oggi, prima della gara, ero perfino rilassato: era un po’ che non mi succedeva…”.


Perché ci avete messo così tanto a cambiare la forcella?
“Io non guidavo questa moto da due anni e Lorenzo usa un assetto molto differente dal mio. Con la mia squadra, che è bravissima, e con i tecnici della Yamaha abbiamo studiato tutte le possibilità di intervento: alla fine abbiamo trovato la soluzione. Non era semplice, ci voleva tempo. Qui abbiamo fatto una buona gara, ma per stare costantemente con i tre spagnoli e Crutchlow bisogna migliorare ancora, guidare in modo ancora più efficace la M1”.


E’ una vittoria speciale?
“Sì, la considero come una delle più speciali della mia carriera, sicuramente una di quelle che ho voluto e aspettato di più. Ma deve essere un punto di partenza, non di arrivo”.


Pensi ancora al titolo mondiale?
“Ci sono tanti punti e i tre spagnoli vanno sempre fortissimo: il mio obiettivo è pensare gara per gara, stare lì davanti, cercare di battagliare e di salire sul podio, fare delle gare così, lottare per la vittoria”.


Cosa pensi della gara di Lorenzo?
“Jorge è il vero eroe, ha fatto qualcosa che ha dell’incredibile: io, al suo posto, sarei andato a casa, per tornare al Sachsenring. Ha preso dei rischi, ma all’inizio ha guidato come sempre, conquistando punti importanti per il campionato. Ha dimostrato a tutti cosa può fare, tanto di cappello. Mi ha impressionato, ha fatto qualcosa in più”.

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