Pedrosa. Un pilota fortissimo, altro che eterno secondo

Pedrosa. Un pilota fortissimo, altro che eterno secondo
Giovanni Zamagni
Poco considerato, spesso viene criticato. Ma Dani Pedrosa se la gioca, alla pari, con fenomeni come Rossi, Lorenzo, Stoner, Marquez: basta questo per dire che è un campione vero | G. Zamagni, Sepang
13 ottobre 2013

Punti chiave

SEPANG – Eterno secondo. Pilota sopravvalutato. Alla HRC solo per volontà dello sponsor e non per meriti. Si potrebbe andare avanti all’infinito con le critiche che, da sempre, vengono rivolte a Dani Pedrosa. Secondo me totalmente ingiuste: Pedrosa è un pilota fortissimo. E’ vero, nonostante guidi una Honda MotoGP dal 2006, non ha ancora conquistato il titolo mondiale, ma nella sua carriera è sempre stato battuto da fenomeni. Sento già chi obbietta: “Proprio nel 2006, ha preso paga da Nicky Hayden”. E’ vero, ed è forse l’unica critica che si può fare a Pedrosa, senza nulla togliere, naturalmente, ad Hayden, un ottimo pilota, ma sicuramente non un campionissimo a livello di Rossi, Lorenzo, Stoner, Marquez, ovvero chi in questi anni le ha suonate a Dani.


PENALIZZATO DAL FISICO

Bastano questi nomi per dire che uno che se la gioca con questi fenomeni è già un vincente, altro che eterno secondo. In più, non ci si può dimenticare delle dimensioni fisiche di Pedrosa. Anche in questo GP, Valentino Rossi ha sottolineato come i piloti leggeri e piccoli siano avvantaggiati per quanto riguarda accelerazione, velocità massima e consumo della gomme: forse ha ragione. Ma anche se così fosse, questo discorso non vale per Dani: lui è così piccolo e leggero che gli svantaggi nel guidare moto così grosse sono – a mio modo di vedere – nettamente superiori ai vantaggi. Non a caso in passato, Dani ha avuto un sacco di problemi in frenata, tanto che si diceva che era inferiore a tutti nella lotta ravvicinata. In realtà, proprio perché così minuto, si è dovuto lavorare tantissimo sulla distribuzione dei pesi, spostando più volte la posizione del serbatoio, alla ricerca di una configurazione che gli permettesse di staccare forte come gli altri. Da un po’ l’ha trovata e i risultati si vedono: Pedrosa è diventato aggressivo anche in frenata.


A VOLTE POCO DETERMINATO

Questo gli ha permesso di conquistare sei delle ultime otto gare del 2012, due delle prime quattro nel 2013, prima di un periodo un po’ difficile, anche e soprattutto a causa della caduta in Germania, con conseguente micro frattura della spalla destra. Naturalmente non è un pilota perfetto: a volte è poco determinato, fatica ad azzardare come fanno invece i suoi rivali. Come è successo, per esempio, a Brno e a Silverstone, quando ha ritardato l’attacco a Lorenzo e Marquez, perdendo due GP che avrebbe potuto vincere, per la superiorità messa in mostra nel finale. Questo è sicuramente un limite, ma basta dire che è un eterno secondo: nel 2011 è stato battuto da Casey Stoner, che però gli è arrivato dietro nel 2012, quest’anno prende paga da Marc Marquez. Un debuttante, è vero, ma assolutamente fenomenale, un campione fuori dalla norma. Così come lo era Stoner: insomma, ci può stare di essere battuti da due cosi. Si continua a dire: Pedrosa non merita quel posto. Benissimo, ma con chi lo sostituisci?
 

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