Pedro Acosta: “Vorrei il 90% di Marc Marquez e il 10% di Casey Stoner”

Pedro Acosta: “Vorrei il 90% di Marc Marquez e il 10% di Casey Stoner”
  • di Emanuele Pieroni
Il giovane fenomeno della Moto3 ha indicato tre punti di riferimento, aggiungendo ai nomi di Marquez e Stoner anche quello di Kevin Schwantz, che era l’idolo di suo padre
  • di Emanuele Pieroni
9 luglio 2021

“Prenderei il 90% da Marc Marquez e il restante dieci da Casey Stoner o anche Kevin Schwantz” – Pedro Acosta non ci gira intorno e alla domanda su cosa ruberebbe ai grandi della storia delle corse fa solo tre nomi. Marquez, Stoner e Schwantz, appunto. L’ultimo, come è noto, era l’idolo di suo padre e il giovanissimo Pedro è cresciuto guardando i filmati delle imprese del texano. Gli altri due non hanno bisogno di presentazioni, con Stoner che secondo Acosta ha avuto una sensibilità di guida fuori dal normale e Marc Marquez che, invece, è nettamente superiore sin dai tempi della 125. “Prenderei quasi tutto da Márquez – ha aggiunto Acosta - perché quando vince è superiore. Ha qualcosa di diverso dal resto. Lo si vedeva in 125cc ed era già diverso dagli altri. Studiarlo mi ha aiutato a migliorare la mia guida”.

Adesso Pedro Acosta è primo nel mondiale di Moto3, con 48 punti di vantaggio sul secondo e con gli occhi del mondo puntati addosso, visto che ormai da più parti è considerato l’unico vero fenomeno emergente della velocità. Lui, però, non si scompone, tanto da affermare che non ha mai avuto una strategia, ma solo tanto impegno e che quando i suoi meccanici, ad ogni gran premio, gli chiedono come intende affrontare la gara, la sua risposta è una sola: “Vado dentro, mi diverto per circa 45 minuti e vediamo cosa succede”.

E pensare che le cose, per lui, non sono andate sempre benissimo. “Mio padre – ha raccontato per l’ennesima volta – mi regalò una minimoto e subito dopo mi iscrisse alla scuola di pilotaggio di un suo amico. Alla prima gara, dopo le prove, ci divisero in due gruppi: quelli veloci e quelli lenti e io ero l’ultimo di quelli lenti. Piansi tantissimo, ma quello smacco m’ha fatto venire voglia di rivalsa e nel giro di poco tempo arrivai a giocarmela con i più veloci. Poi è arrivato il CEV e dopo anche la Rookies Cup. Ho avuto la fortuna di non dover mai autofinanziarmi per correre, altrimenti con lo stipendio di mio padre pescatore non saremmo andati lontano. Ma vincevo e, vincendo, riuscivo ad andare avanti e salire di livello”. Fino al mondiale e al sogno del titolo che, scaramanzie a parte, sembra decisamente vicino alla realizzazione.