Nico Cereghini: "Marquez, Rossi e il gusto dello spettacolo"

Nico Cereghini: "Marquez, Rossi e il gusto dello spettacolo"
Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
Hanno animato la gara e animeranno la stagione. Marc e Vale sono tosti, però mettono più leggerezza nell’approccio alla corsa. Quest’anno prevarrà il calcolo o il talento artistico? | N. Cereghini
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9 aprile 2013

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Ciao a tutti! Che vi dicevo la settimana scorsa? Non era difficile prevedere un avvio scoppiettante fin dal Qatar, se si guarda la realtà senza lenti deformanti. Avevo detto che la vivacità di Marquez e la voglia di riscatto di Valentino avrebbero messo il sale sui codoni di Lorenzo e Pedrosa. E così è successo in prova e in gara. Anche se per impensierire davvero Lorenzo –che è mezzo computer e mezza belva- bisogna fare anche di più, occorre far girare tutto alla perfezione come fa lui. E Valentino ha sbagliato troppo in Q2 e in avvio di gara.

E’ l’incognita più interessante dell’anno e -almeno per me- quasi un campionato di filosofia dentro il campionato di motociclismo. Per vincere, mi chiedo, è indispensabile ragionare sempre, essere cinici ed essenziali, non sprecare un decimo di secondo fin dal primo metro di corsa? Oppure si può concedere qualcosa anche allo spettacolo? Lo Stoner di ieri e Lorenzo oggi sono i migliori interpreti della prima tesi, subito in fuga se si può e senza mai guardarsi indietro; Rossi –e mi pare anche Marc Marquez- si divertono di più se c’è battaglia, se si guida a stretto contatto, se ci si sorpassa appena c’è un varco. L’avete vista la reazione del giovane pilota Honda: Marc aveva tre anni quando Rossi vinceva il suo primo titolo, Valentino è un mito per lui, eppure nella gara dell’esordio, già davanti al suo caposquadra e nessuna necessità di dimostrare ulteriormente la sua forza, si è buttato senza far calcoli nel controsorpasso appena ha visto lo spazio. Questo intendevo la scorsa settimana: le MotoGP sono complicate, molto complicate, ma forse non è vero che le si debba guidare sempre con lo spirito iper-concreto dell’ingegnere. Forse si può ancora esprimere, come è sempre avvenuto in passato, un po’ di talento artistico.

Le MotoGP sono complicate, molto complicate, ma forse non è vero che le si debba guidare sempre con lo spirito iper-concreto dell’ingegnere


Vedremo. Intanto ci tengo a sottolineare che il campionato sarà bello anche per merito dei tanti bei piloti che lo animeranno, vicino e lontano dal podio. Ho visto un eccellente Dovizioso, pieno di energia e di positività nonostante sappia che la sua Ducati non ha per ora il passo dei primi. E poi un promettente Iannone, un combattivo Hayden, un vivace Bradl. Ho visto soprattutto la grinta di Cal Crutchlow fin dalle prove di Losail. Ecco un altro bel tipo che saprà mettere sale sulla coda di tanti rivali anche più accreditati.

Però continuo a pensare che la scelta di Ducati –che alla fine ha preferito il Dovi all’inglese- sia stata quella più giusta. A questo punto serve soprattutto metodo di lavoro, occorre individuare una strada di sviluppo e non sbagliare nulla. Andrea è più avanti di Cal nella tecnica e nella sensibilità. E poi sbaglia pochissimo pur dandoci del gran gas.

 

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