Nico Cereghini “Márquez, Dovi e poi Iannone”

Nico Cereghini “Márquez, Dovi e poi Iannone”
Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
Per me, Marc e Dovizioso saranno i protagonisti assoluti anche della stagione 2018, mentre sospendo il giudizio su Lorenzo e sulla Yamaha. Ma da Iannone cosa dobbiamo aspettarci? Gli serve una svolta, o il talento non basterà
  • Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
6 febbraio 2018

Punti chiave

Ciao a tutti! Giusta la prudenza, meglio non dare troppo credito ai tempi dei primi test della MotoGP a Sepang, e lo abbiamo detto anche in DopoGP: soltanto gli ingegneri sanno davvero in che condizioni si è girato, e i confronti diretti lasciano il tempo che trovano. Però anche noi, come tutti i lettori, abbiamo una gran voglia di immaginare la stagione 2018. E chiacchierando tra noi si accorcia l’attesa.


Personalmente ho due certezze: Márquez e il Dovi. Mi aspetto che sapranno tirar fuori il massimo dalle loro moto, Honda e Ducati, e che come l’anno scorso saranno tra i protagonisti assoluti, anche se nei test malesi uno è rimasto coperto e l’altro non ha svettato. Márquez è Márquez, il numero uno, un fenomeno assoluto; e poi la Honda, nel 2017 partita indietro, non sbaglia due volte di seguito. Diciamo piuttosto che ancora non si è capito quanto vale realmente la rossa - il tempone di Lorenzo può significare moltissimo, ma ci vuole una conferma - però si sa che i tecnici hanno lavorato parecchio, e che tutti i piloti (non uno o due, proprio tutti) sono soddisfatti, il che autorizza all’ottimismo. Naturalmente mi aspetto moltissimo anche da Jorge, però l’anno scorso lo vedevo vincitore già in Qatar, e sono rimasto scottato. Mi limito a dire che da un grande campione come lui non posso aspettarmi due brutte stagioni di seguito.


Dunque Márquez e Dovizioso, Lorenzo lì nei pressi. E Pedrosa, che ormai si conosce, dal 2006 nei magnifici quattro quasi sempre ci sta. E le Yamaha? I commenti dei lettori sui tre giorni di Sepang riflettono il dubbio: la moto c’è e va anche forte, però alla resa dei conti sembra mancare sempre qualcosa e in Malesia, sul più bello, ha fatto cilecca il terzo giorno. Mi riesce difficile immaginare che Rossi e Viñales debbano ancora soffrire come nel 2017: anche Bernardelle dice che la M1 è stata ribaltata tornando alla filosofia 2016, però ricordo che nel 2016 la moto vinse sei gare e ne sbagliò di più mangiandosi voracemente le gomme. Sui piloti non ho riserve, sono tutti e tre fortissimi: anche Zarco, che Guy Coulon, reponsabile tecnico della squadra francese e persona che apprezzo, mette in cima alla lista. A chi gli chiedeva quale fosse il segreto di Tech 3 per le ottime prestazioni, l’anno scorso ha risposto “il pilota, è il migliore”.


Ma che fine ha fatto Iannone, a proposito di grandi talenti? Su questo punto ci sono troppi misteri. Mi riesce impossibile credere che il giovane Rins (ventidue anni e una sola stagione, complicata dal grave infortunio) possa far meglio di Andrea, che è al sesto anno di MotoGP e già a suo tempo velocissimo con la Ducati. La Suzuki ha sbagliato diverse scelte tecniche, l’anno scorso, e pare che anche oggi nel team manchi qualcosa, soprattutto a livello di intesa con il pilota. Andrea è un tipo orgoglioso, non vorrà certo replicare il tredicesimo posto del 2017, sarà consapevole della necessità di cambiare passo e approccio. Perché ormai è chiaro: in gioco c’è la sua stessa carriera. Forza Andrea! Stringi i denti e impegnati con tutte le tue forze.

Marquez, Dovi e poi Iannone