MotoGP test. Ducati, uniti si vince?

MotoGP test. Ducati, uniti si vince?
Giovanni Zamagni
Nella seconda giornata di test è accaduto qualcosa di straordinario: Dovizioso e Petrucci hanno effettuato una simulazione gara insieme: per 10 giri è stato davanti Andrea, per altri 10 Danilo. "Serve ad entrambi" dicono i due compagni di squadra. Può funzionare?
7 febbraio 2019

SEPANG – L’ingegner Gigi Dall’Igna punta molto sull’unità del team: secondo il direttore generale di Ducati Corse, è fondamentale per far crescere la moto. Un’idea normale per un ingegnere, meno comune il fatto che due compagni di squadra la pensino allo stesso modo. Ma è proprio quello che sta accadendo in Ducati, dove Andrea Dovizioso e Danilo Petrucci vanno d’accordo come poche volte si è visto nella storia di questo sport: Danilo si è trasferito a Forlì, dove abita Andrea, i due si allenano insieme, vanno a fare motocross insieme e oggi hanno perfino fatto due simulazioni da 10 giri ciascuna (il totale fa la distanza della gara) uno attaccato all’altro. «L’avevamo già deciso due settimane fa, a casa» svela Petrucci. «E’ stata una mia idea, l’ho proposta alla Ducati e sono ben contento che l’abbiano accettata» spiega Dovizioso. Così, più o meno alle 15, all’ora del GP, i due sono entrati in pista: Dovizioso davanti, Petrucci dietro per 10 giri. «Io ho più da imparare da Dovi che viceversa: per me è stato importantissime vedere che linee fa, capire la sua strategia, come fa a gestire la gomma posteriore, mentre io, solitamente, sono molto più aggressivo con il gas» continua Danilo. Dopo la pausa al box per riprendere le forze e fare le valutazioni del caso, di nuovo in pista per altri 10 giri, questa volta a posizioni invertite: Petrux davanti, Dovi dietro. «Ero preoccupato di non essere all’altezza, invece abbiamo girato forte, facendo i nostri migliori crono in quelli che sarebbero stati il 19° e il 20° giro. Credo sia stato molto positivo per entrambi» chiude Danilo.

 

DOVIZIOSO: NESSUNA PAURA

Tra i due, quello che teoricamente ha più da perdere è Dovizioso, perlomeno stando ai risultati ottenuti fino ad ora. Ma Andrea non ha paura di mettersi in gioco. «E’ vero che Danilo può forse trarne più vantaggio, ma io non sono un tipo che si nasconde per vincere, non ho problemi a farmi vedere. Se poi uno è più forte di me facendo le stesse cose che faccio io, allora tanto di cappello. Io credo che allenarmi con un pilota veloce come Danilo sia solo un vantaggio, entrambi possiamo beneficiare da questo modo di fare: ho parlato chiaramente con lui, credo che quello che stiamo facendo sia positivo per la squadra». Questo, naturalmente, non significa che i due saranno “amici” anche in gara. «Tutt’altro: ognuno di noi vorrà battere l’altro - spiega Petrucci -, ma in questo momento lui deve capire dei dettagli per provare a vincere, io devo capire come stare lì con loro senza consumare le gomme. Il Dovi mi ha proposto questa cosa, ma mi ha anche detto che lui è uno egoista, che lo fa per trarne vantaggio. E’ vero, però, che questo è un nuovo modo di lavorare, non si era mai vista una cosa così».

 

PUO’ FUNZIONARE?

In realtà, qualcosa di simile è successo l’anno scorso nel team VR46 della Moto2 (come ha sottolineato anche Valentino Rossi); con Pecco Bagnaia e Luca Marini che lavoravano insieme costantemente, a casa e in pista, anche nei turni di prove ufficiali. Il risultato finale è stato che Bagnaia ha vinto il mondiale, Marini ha conquistato i suoi primi podi e il primo successo iridato. Guarda caso, proprio i rispettivi obiettivi di Dovizioso e Petrucci. Può funzionare, quindi. E secondo voi?