MotoGP: pressappochismo e poca lungimiranza

MotoGP: pressappochismo e poca lungimiranza
Giovanni Zamagni
Ancora una volta, il motomondiale mostra limiti organizzativi: i problemi si affrontano, spesso vengono risolti brillantemente, ma non vengono mai anticipati. Tutti sapevano che ad Aragon al mattino fa freddo, ma si è intervenuti solo dopo essere scesi in pista. Non c’è mai un “piano B”
17 ottobre 2020

Non c’è mai un piano “B”, i problemi si risolvono dopo, spesso anche in maniera efficace, ma non c’è prevenzione. Mai. La MotoGP ad Aragon, ancora una volta, ha dimostrato tutti i limiti di una gestione che vive alla giornata, senza lungimiranza. Fin da quando è uscito il calendario, tutti gli addetti ai lavori hanno sottolineato come i turni del mattino del GP di Aragon, spostato di un mese rispetto al calendario tradizionale, fossero a rischio per il freddo. Lo sapevano tutti, ma la Dorna non aveva previsto un piano “B” in caso di temperature troppo basse: puntualmente, venerdì, si è dovuto correre ai ripari, trovare una pezza per il buco organizzativo. Così, dopo aver mandato allo sbaraglio i piloti della Moto3 - d’accordo, potenza e velocità non sono elevatissime, ma anche con le 250 4T ci si può fare parecchio male -, è fortunatamente intervenuta la “Race Direction” ritardando il turno della MotoGP di mezz’ora. Poi, dopo le insistenti richieste dei piloti in Safety Commission, il programma di sabato e domenica è stato ritardato di un’ora. Come è giusto che fosse. Uno spostamento encomiabile, ma perché ci si è arrivati solo dopo?

 

Come funzionano gli altri sport

Il motociclismo, sotto questo aspetto, deve imparare un bel po’ da altri sport. Prendiamo per esempio il ciclismo. Anche il Giro d’Italia, che si sta svolgendo in questi giorni, ha messo in calendario tappe che lasciano perplessi considerando che siamo ad autunno inoltrato e non in primavera. Per esempio, il 22 ottobre, è previsto l’arrivo sullo Stelvio, a quasi 3.000 metri. Un azzardo enorme, considerando le temperature di questo periodo. Ma un azzardo che gli organizzatori del Giro d’Italia hanno pianificato nel minimo dettaglio, prevedendo alternative per ogni tipo di condizione. Per esempio: se ci sono meno di 10 °C (ipotesi) si fa questo percorso; se nevica se ne fa un altro; se c’è il sole si fa quello completo. E così via. Lo stesso per le altre tappe a rischio, quelle del Sestriere o le altre con arrivo in quota. Per ogni percorso è prevista un’alternativa a seconda delle condizioni climatiche. Si fa prima, non dopo, non perché lo richiedono gli atleti. Nella MotoGP succede sempre il contrario: non c’è mai un’alternativa, la si cerca solo se qualcosa non funziona o qualcuno si lamenta. Ci si pensa dopo, sperando che tutto vada bene. Non è così che si fa.