MotoGP. Open avvantaggiata, ma Factory sempre avanti

MotoGP. Open avvantaggiata, ma Factory sempre avanti
Giovanni Zamagni
La classifica anomala delle libere ha animato la discussione: “Ma che MotoGP è?”. Ma quanto successo in questi giorni è più frutto della particolarità della pista che del nuovo regolamento | G. Zamagni, Losail
23 marzo 2014

Punti chiave

 

LOSAIL – Si è parlato di rivoluzione, si è gridato allo scandalo («hanno dato troppi vantaggi alla “Open”»), qualcuno avrebbe addirittura chiesto ufficialmente di eliminare la gomma extra-soft, per molti la MotoGP sarebbe stata sfalsata dai nuovi regolamenti. Ma le prime qualifiche hanno detto che non è poi cambiato molto dall’anno scorso: davanti a tutti c’è Marc Marquez, in prima fila ci sono tre “Factory”, la prima gomma extra-soffice è quella della Ducati di Andrea Dovizioso (quarto anche nel 2013), Jorge Lorenzo, Dani Pedrosa, Valentino Rossi non sono in prima fila, ma per altri problemi. E quindi? E quindi, la verità è che quanto successo da giovedì a sabato a Losail è frutto di una serie di concomitanze assolutamente particolari.


TEST E PISTA, PIU’ DELLA EXTRA MORBIDA

Ad avvantaggiare i piloti “Open” sono stati i test effettuati qui due settimane fa, più che la gomma extra morbida. Solitamente, le prove libere non danno poi grandi vantaggi, soprattutto se a non girare – come è successo in questo caso – sono le squadre ufficiali, che per capacità, quantità di dati e materiale a disposizione hanno la possibilità di recuperare in un turno di prove quanto fatto dai team “satelliti” in tre giorni. Questo, però, sui tracciati “normali” e più conosciuti, come quelli europei, ma in Qatar è tutto diverso. Dato che la pista è in mezzo al deserto (non è un modo di dire) e viene poco utilizzata, è spesso sporca e correndo di notte la situazione si complica ulteriormente e cambia continuamente per l’umidità: ecco quindi che aver provato qui per un totale di 18 ore ha dato un vantaggio enorme ai piloti non ufficiali, come confermano le prestazioni di Bradley Smith, fino all’altro giorno quasi un illustre sconosciuto (a livello di risultati).

Quest’anno in pista ci sono moto non ufficiali certamente più competitive, anche per gli indubbi vantaggi del nuovo regolamento


MOTO COMPETITIVE E VANTAGGI REGOLAMENTARI

A questo bisogna aggiungere che quest’anno in pista ci sono moto non ufficiali certamente più competitive, anche per gli indubbi vantaggi del nuovo regolamento: la Yamaha M1 “Open” di Aleix Espargaro è una moto ufficiale a tutti gli effetti, anche se dell’anno scorso (o di due anni fa secondo le versioni, ma la sostanza non cambia), con la possibilità di una erogazione più lineare (grazie ai 24 litri), con un vantaggio sul giro secco valutato, mediamente, di sette decimi dato dalla gomma extra morbida, ma con una gestione elettronica che in gara dovrebbe – il condizionale è d’obbligo, perché Espargaro sembra avere il passo per stare con i primi fino al traguardo – penalizzarla. Stesso discorso per la Ducati, una “Factory” a tutti gli effetti, con l’ulteriore vantaggio del software fatto in casa. Insomma, non ci sono più solo Honda e Yamaha ufficiali, anche se poi, se si va ad analizzare più nel dettaglio, la differenza con la M1 “Open” la fa solo Espargaro, esattamente come la faceva l’anno scorso con la CRT Aprilia.


MAGGIORE EQUILIBRIO

Ecco perché nel pre GP del Qatar ci sono stati troppi giudizi affrettati, tipo: “Ma che MotoGP è”: se il mondiale fosse iniziato a Jerez (tanto per fare un esempio), i risultati delle “Open” sarebbero stati molto meno eclatanti. Rimane il fatto che la nuova categoria ha sicuramente dei vantaggi, che hanno riequilibrato – a favore dello spettacolo – la situazione, ma le “Factory” rimangono le moto da battere. E i piloti, come dimostrano le prime qualifiche, continuano a fare la differenza.
 

 

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